Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ben Cohen
Antisemitismo & Medio Oriente
<< torna all'indice della rubrica
Quello che lo scandalo Kanye West può insegnare all'ONU 30/10/2022
Quello che lo scandalo Kanye West può insegnare all'ONU
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


Balenciaga cuts partnership with Kanye West | CNN Business
Kanye West

Gilad Erdan, l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, ha fatto una battuta illuminante durante un dibattito presso l'organismo internazionale sull'ultimo rapporto della sua Commissione d'Inchiesta su Israele e sui suoi apparentemente irrimediabili reati contro il diritto internazionale. (Il fatto che il nome formale della commissione sia “Commissione d’Inchiesta Internazionale Indipendente delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e in Israele” suggerisce di per sé che è improbabile che le sue conclusioni siano favorevoli, per non parlare neutrali, nei confronti del Stato ebraico.) Riferendosi alle dichiarazioni visceralmente antisioniste e spesso antisemite dei membri della commissione - la fandonia secondo cui Israele è uno Stato di “apartheid”, l'affermazione che Israele non dovrebbe essere autorizzato a partecipare all’organismo delle Nazioni Unite - Erdan ha detto ai delegati dell’assemblea che “forse le Nazioni Unite potrebbero imparare dall'Adidas quando si tratta di ingaggiare spudorati antisemiti!” Questo, ovviamente, era un riferimento alla decisione dell'azienda di abbigliamento sportivo di recidere i legami con Kanye (‘Ye’) West a causa dei ripugnanti commenti antisemiti dei rapper. Ma Erdan non doveva citare solo Adidas; Foot Locker, Gap, Balenciaga, Def Jam e una miriade di altre compagnie nel campo della musica, dello sport e della moda hanno tutte troncato i ponti con West a causa delle sue esplosioni di odio, mentre giovedì scorso una sua visita non autorizzata agli uffici della Skechers a Los Angeles si conclude con  lui che  viene scortato fuori dall'edificio. “Condanniamo i suoi recenti commenti divisivi e non tolleriamo l'antisemitismo né qualsiasi altra forma di incitamento all'odio”, questa è stata la dichiarazione chiara e gratificante del produttore di calzature, e per completare il discorso ha aggiunto: “Vogliamo sottolineare ancora una volta che West si è presentato senza preavviso e senza invito.” Nell'arco di due settimane, l'immagine di West si è spostata da quella di rapper e guru della moda con opinioni eccentriche e spesso sgradevoli, a un vero e proprio razzista e fanatico che in passerella indossa magliette con la scritta “White Lives Matter”, che ostentatamente celebra le sue opinioni violentemente antisemite e flirta con l'ideologia neonazista e suprematista bianca. Nel processo, West ha perso tutte le sponsorizzazioni sopra menzionate, più molte altre, ed a un certo punto, disse piagnucolando di aver perso 2 miliardi di dollari in un solo giorno. Si può solo sperare che quella particolare affermazione sia vera. È francamente doloroso osservare il contrasto tra la velocità con cui il settore privato si è mosso per condannare l'antisemitismo di West e l'ostinata persistenza di nozioni obsolete, inutili e antisemite su Israele alle Nazioni Unite. E ci obbliga a chiederci perché le multinazionali affermate con migliaia di dipendenti sono comunque piuttosto agili a denunciare l'antisemitismo in modo tempestivo, mentre i governi riuniti presso l'edificio delle Nazioni Unite a Manhattan approvano con entusiasmo o chiudono stancamente gli occhi di fronte all'ostilità di lunga data e programmata di quell’organismo nei confronti dell'unico Stato ebraico del mondo. Ci sono diverse risposte possibili, ma voglio porne l’accento su una.       È in qualche modo ironico, ma le società private, che rispondono ai loro azionisti e fondamentalmente sono focalizzate sui loro profitti, sembrano comunque essere più aperte e flessibili delle Nazioni Unite, la cui Dichiarazione Universale sui Diritti Umani contiene molti principi che sono stati violati dai commenti di West . Le burocrazie del settore pubblico, di cui l'ONU è un esempio internazionalizzato, sono notoriamente resistenti al cambiamento, anche quando è sventolato davanti ai loro nasi. Inoltre, nel caso dell'ONU, l'antisionismo ha avuto una posizione privilegiata nelle sue deliberazioni sul Medio Oriente da quasi 60 anni. Questa combinazione di inerzia burocratica, fanatismo ideologico, mancanza di responsabilità pubblica e immunità dalla pressione dei consumatori, assicura che l'ONU continuerà a considerare i suoi critici come profondamente fuorviati e il proprio comportamento come impeccabile, fino a quando non sarà costretta a fare altrimenti.

Le conseguenze di tale posizione, per Israele, sono che lo Stato ebraico è stato trattato come un intruso all'ONU piuttosto che come un membro paritario. Sebbene il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, l'organismo dietro la "Commissione Internazionale Indipendente", abbia allargato la sua rete rispetto alle presunte violazioni di Israele negli ultimi anni, mantiene ancora un'attenzione sproporzionatamente offensiva sui comportamenti dello Stato ebraico, non da ultimo facendone l’oggetto fisso di un'agenda annuale  — “Elemento Sette” — che si concentra solo su Israele. E ciò trova riscontro in altre parti del sistema delle Nazioni Unite, in particolare attraverso la sua Divisione per i Diritti dei Palestinesi, creata nella stessa settimana del 1975 in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che denuncia il sionismo come forma di razzismo. In un tale ambiente, Israele non può aspettarsi di essere trattato in modo paritario, ma allo stesso tempo, questo è il minimo che dovrebbe richiedere. La situazione dei diritti umani di nessun Paese dovrebbe essere immune da controllo, ma la portata di qualsiasi esame dovrebbe essere coerente con la natura e la frequenza dei crimini oggetto di indagine e tutte le parti dovrebbero essere sotto i riflettori. Per quanto riguarda la “Commissione Internazionale Indipendente”, Hamas e i suoi missili non esistono nemmeno, poiché nel suo rapporto non sono citati.  Come si dice, non c'è nessuno così cieco come coloro che si rifiutano di vedere. Eppure non è che ci sia una mancanza di pressione presso l'ONU affinché Israele venga trattato in modo decente. "Israele è costantemente preso di mira ingiustamente nel sistema delle Nazioni Unite, anche nel corso di questa commissione d'inchiesta", ha osservato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, dopo la pubblicazione del rapporto della commissione. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha anche riconosciuto che l'antisemitismo si manifesta “nel tentativo di delegittimare il diritto di Israele all'esistenza, compresi gli appelli alla sua distruzione, usando il pretesto della situazione in Medio Oriente per prendere di mira ebrei e simboli ebraici.”  Tuttavia, il Consiglio per i Diritti Umani e la schiera dei comitati palestinesi delle Nazioni Unite continuano a fare ciò che hanno sempre fatto, sapendo che la condanna retorica, e non sanzioni rilevanti, è il peggio che possono aspettarsi. La risposta rapida e devastante delle società del settore privato ai deliri di Kanye West contiene una lezione per l'ONU; ossia che ci sono strumenti per identificare l'antisemitismo, come la definizione operativa dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), e che denunciare l'odio contro gli ebrei non dovrebbe richiedere troppo sforzo intellettuale. Ma fino a quando le Nazioni Unite non si scrolleranno di dosso la camicia di forza antisionista, le società private il cui obiettivo è spostare le loro merci, non garantire la pace nel mondo, avranno un diritto più sicuro sul piano morale.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

 

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui