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Ben Cohen
Antisemitismo & Medio Oriente
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Le campagne di delegittimazione rivolte a Israele e Ucraina 09/03/2022
Le campagne di delegittimazione rivolte a Israele e Ucraina
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


Highlights of Russian President Putin's speech | Russia-Ukraine crisis News  | Al Jazeera
Vladimir Putin

Tentando di confutare la diffusa affermazione secondo cui i soldati russi feriti in Ucraina avrebbero ricevuto solo 100 dollari di risarcimento (la versione ufficiale è che ne ricevono 28.000), giovedì scorso, il presidente russo Vladimir Putin, non ha perso l'occasione di tornare al suo ultimo tema preferito. “Russi e ucraini sono una sola nazione”, ha detto Putin in una riunione del suo Consiglio di Sicurezza. “Non rinuncerò mai a questo”. Almeno su quest'ultimo punto, Putin dice la verità. Non vuole assolutamente cedere. La convinzione che la nazionalità ucraina sia un falso costrutto imposto alla Russia da un occidente espansionista è alla base della devastante campagna di Mosca per schiacciare il suo vicino. A ebrei e israeliani, questo tipo di programma eliminazionista dovrebbe essere molto familiare. Per decenni, nazionalisti arabi e islamisti hanno detto più o meno lo stesso di Israele: che lo Stato ebraico è sia un falso costrutto che una testa di ponte per varie cospirazioni globali e che non ha legittimità sovrana, nonostante sia uno Stato membro delle Nazioni Unite. Secondo l'articolo 20 della Carta Nazionale Palestinese, “Le rivendicazioni di legami storici o religiosi degli ebrei con la Palestina sono incompatibili con i fatti storici e con la vera concezione di ciò che costituisce lo Stato. L’ebraismo, essendo una religione, non è una nazionalità indipendente. Né gli ebrei costituiscono un’unica nazione con una propria identità; sono cittadini degli Stati di appartenenza”. Il meglio che si possa dire di questa formulazione è che evita garbatamente il brutale linguaggio antisemita che ha specificatamente accompagnato questo messaggio ogni qualvolta sia apparso nel discorso arabo. Ma non lasciamoci ingannare: queste parole muovono un carro armato corazzato attraverso la verità storica, e il loro scopo non è solo quello di mettere in discussione la legittimità di Israele, ma il diritto dei suoi cittadini a risiedere come donne e uomini liberi in quella parte del mondo.


Un eroe (Volodymyr Zelensky secondo Dry Bones)

Qualunque sia la “vera concezione di statualità”, non si applica al sionismo. Putin ha adottato più o meno lo stesso approccio nei confronti dell'Ucraina. Mentre le truppe russe tentano di polverizzare città ucraine che sono piene di civili, come Kiev, Kharkiv, Mariupol e Kherson, Putin fornisce la giustificazione ideologica per il massacro insistendo sul fatto che l'Ucraina e il suo popolo appartengono propriamente alla Russia. Sarebbe un errore pensare che queste affermazioni sul fatto che l'Ucraina è una proprietà russa, siano state un ripensamento o una giustificazione affrettata per l'invasione, una volta iniziata. Putin ha riflettuto molto su queste opinioni e le ha espresse in diverse occasioni. Nel luglio del 2021 aveva persino pubblicato un lungo saggio intitolato “Sull'unità storica di russi e ucraini.” Come ha sottolineato Andrew Wilson, studioso del think tank del Royal United Services Institute di Londra, il saggio era emblematico dell'ossessione di Putin per l'Ucraina come‘falsa’ nazione.  “Sembra che gli vengano consegnati dei file storici in modo che possa ‘approfondire’ la questione ucraina, indicando con questo che potrebbero esserci ancora altri saggi in arrivo”, scrisse Wilson all'epoca. “Per lui l'intero argomento è chiaramente un'idea fissa personale: nel luglio del 2013, e prima dell'annessione della Crimea e della guerra nell'Ucraina orientale che seguì durante l'anno successivo, tenne un discorso a Kiev in cui affermava che tutta l'Ucraina era Russia storica.” Secondo Putin, la documentazione storica dimostra indiscutibilmente che l'Ucraina è russa e che il suo popolo ha tradizionalmente guardato a Mosca. Sorprendentemente per tutti i lettori ebrei, nella sua lunga discussione sulla lotta tra cosacchi e la federazione polacco-lituana a metà del 17° secolo, Putin scrisse con calore dell' “Atamano Bohdan Khmelnytsky”, il comandante militare cosacco le cui bande assassine massacrarono migliaia di ebrei nel 1650 nel suo tentativo di sradicare la presenza ebraica dall'Ucraina. Che Khmelnytsky abbia inflitto questo trauma agli ebrei - fino alla Shoah, considerato l'episodio più orribile della persecuzione ebraica - non è stato menzionato nel saggio di Putin. Invece, ha elogiato Khmelnytsky per aver espresso lealtà allo zar dell'epoca, Alessio, che sosteneva dimostrasse che “ i Cosacchi si consideravano e si comportavano come una popolazione Russa Ortodossa.” Il ‘mito’ dell’identità nazionale ucraina rimase comunque in circolazione e presumibilmente ricevette un impulso importante quando l'URSS fu formalmente creata nel 1922. Anche se può sembrare poco plausibile affermare che l'Unione Sovietica abbia acceso la miccia dell'indipendenza ucraina, Putin lo fece comunque, coinvolgendo i leader della rivoluzione bolscevica nel processo. È stato Lenin, il fondatore dell'URSS, a consentire l'indipendenza dell'Ucraina, ha affermato Putin, includendo una clausola nella costituzione sovietica che consente alle repubbliche dell'URSS di separarsi. Putin ha scritto che gli autori della costituzione in questo modo “hanno piantato nelle fondamenta della nostra identità statuale la più pericolosa bomba a orologeria, che è esplosa nel momento in cui è scomparso il meccanismo di sicurezza fornito dal ruolo guida del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, e il partito stesso è collassato dall'interno.” “Seguì una 'sfilata di sovranità'” ha poi aggiunto, disprezzando chiaramente non solo l’indipendenza dell’Ucraina, ma anche quella delle altre più antiche repubbliche sovietiche come la Georgia e la Lituania. Natan Sharansky, l'ex oppositore ebreo sovietico che è poi diventato il capo dell'Agenzia ebraica per Israele, ha notoriamente sostenuto che la critica legittima a Israele potrebbe essere distinta dall'invettiva antisemita mediante l'applicazione del test delle ‘3D’: delegittimazione (non ci sono basi legali o storiche per l'esistenza di Israele), demonizzazione (come il fatto di paragonare la politica israeliana con quella dei nazisti) e l’uso dei doppi standard (aspettandosi che Israele dimostri standard di comportamento richiesti a nessun altro Stato). Nel caso dell'Ucraina, Putin li ha applicati tutti e tre. Ha ridicolizzato l'indipendenza ucraina come un cavallo di Troia per una presa in consegna del Paese da parte della NATO, scrivendo che “gli autori occidentali del progetto anti-russo hanno istituito il sistema politico ucraino in modo tale che i presidenti, i membri del parlamento e i ministri cambino, ma resti l'atteggiamento di separazione e d’inimicizia nei confronti della Russia”. Ha etichettato i leader ucraini, incluso il presidente ebreo del Paese, Volodymyr Zelensky, come “nazisti” e “tossicodipendenti”. E ha brutalmente negato agli ucraini il loro diritto all'autodeterminazione nazionale, dimenticando opportunamente il sostegno russo ai movimenti nazionalisti e separatisti in tutto il mondo, non ultimi i palestinesi. Quando applicate a Israele, queste idee portarono a una serie di battaglie volte ad annientare lo Stato ebraico, producendo infine la campagna BDS quando divenne evidente che Israele non poteva essere sconfitto sul campo di battaglia. In Ucraina, purtroppo, quest'ultimo punto deve ancora essere dimostrato. La repubblica non è solo immersa in una lotta politica, ma ora sta combattendo per la sua stessa sopravvivenza. Proprio come un "mondo senza Israele", nelle parole della propaganda del regime iraniano, è indesiderabile e impensabile, così lo è un mondo senza l'Ucraina.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

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