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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 13/07/2023
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 13/07/2023, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Tsjechische schrijver Milan Kundera (94), bekend van 'De ondraaglijke  lichtheid van het bestaan', overleden
Milan Kundera

Nel settembre del 1956, il direttore dell’agenzia di stampa ungherese, pochi minuti prima che il suo ufficio venisse distrutto dall’artiglieria, trasmise al mondo intero per telex un disperato messaggio sull’offensiva che quel mattino i russi avevano scatenato contro Budapest. Il dispaccio finisce con queste parole: «Moriremo per l’Ungheria e per l’Europa». Milan Kundera, scomparso a 94 anni l’11 luglio 2023.

Zelensky è arrivato nella capitale della Lituania [...] con la sensazione che ancora una volta l’Alleanza atlantica l’abbia lasciato sull’uscio. [...] La nazione che ha risvegliato l’Alleanza avrebbe voluto l’impegno a essere accolta in un futuro circoscritto da una formula temporale, seppur vaga come «a guerra finita», o «dopo la vittoria». Invece, nell’esprimere il desiderio d’accogliere Kiev tra i paesi membri, la Nato non ha voluto mettere limiti di tempo. Micol Flammini, il Foglio.

Durante la Seconda guerra mondiale, nell’Unione Sovietica c’era uno slogan che diceva «Per la madrepatria, per Stalin!» I soldati che morivano lo facevano per l’Urss e per Stalin. Era l’epoca in cui l’Unione Sovietica si stava difendendo dal fascismo. Ora i russi stanno morendo «per la madrepatria, per Putin». Gli ucraini muoiono solo per l’Ucraina. Non abbiamo uno zar per cui morire. Nessuno qui combatte per Zelensky. Non abbiamo mai avuto, e si spera non avremo mai, un culto della personalità, né un regime autoritario. L’Ucraina è un Paese di persone libere. Queste persone salveranno l’Ucraina e difenderanno la sua libertà. Andrei Kurkov, Diario di un’invasione.

Gli ucraini sanno da molto tempo di dover bonificare le zone del proprio paese a contatto con le truppe russe da ordigni che stanno causando più vittime dei residui delle bombe a grappolo. [...] Per questo sigillano i territori pericolosi: la linea del fronte dove è in corso la controffensiva (e dove si vorrebbero usare le bombe a grappolo) è una zona interdetta perché minata, e lì è vietato spostarsi. La speranza ucraina è cacciare i russi, pulire tutto e poi tornare a vivere. Cecilia Sala, il Foglio.

Se sarà confermato un tentativo d’attacco alla centrale nucleare di Smolensk con missili Nato, sarà necessario esaminare uno scenario d’attacco simultaneo della Russia alle centrali ucraine di Pivdennoukrainski, Rivne e Khmelnytskyi, nonché a impianti nucleari nell’Europa dell’Est. Non c’è nulla di imbarazzante al riguardo. Dmitrij Medvedev, Telegram.

Vi sono individui sul cui viso è impressa una tale ingenua volgarità e una tale bassezza del modo di pensare, nonché una tale limitatezza bestiale dell’intelletto, che stupisce come mai siffatti individui abbiano il coraggio d’uscire con un simile viso e non preferiscano portare una maschera. Arthur Schopenhauer, L’arte di insultare.

[Israele, torna la protesta]. È passata in prima lettura, in votazione notturna, la soppressione del «criterio di ragionevolezza», o del buon senso in sede legale. Si vuole evitare, in futuro, che si verifichi di nuovo quanto accaduto a gennaio, quando i giudici hanno bocciato come «altamente irragionevole» la nomina a ministro della Salute e dell’Interno di Aryeh Deri, un politico che aveva negoziato precedenti condanne penali con la promessa di abbandonare ogni posizione di governo. Il Foglio.

L’annuncio del concerto di Natale e Capodanno a Nizza della pianista e direttrice d’orchestra italiana Beatrice Venezi ha provocato le proteste di un gruppo di 12 associazioni di sinistra, che chiedono alle autorità d’annullare l’ingaggio. All’artista si rimprovera l’essere figlia di Gabriele Venezi, ex dirigente di Forza Nuova, e la vicinanza con la premier Giorgia Meloni attraverso l’incarico di consigliera per la musica del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Stefano Montefiori, Corriere della sera.

La Venezi attaccata anche in Italia: «Non deve suonare l’Inno a Roma». Titolo della Verità.

«Siamo diventati il Tg4». Il servizio contestato resta online due ore. Poi arriva la telefonata del direttore: «Via il riferimento a Facci. Non è una notizia». Titoli di Repubblica.

«Rivendico l’eleganza contro la vulgata anticomunista secondo cui i comunisti possono essere brutti, sporchi e cattivi», ha dichiarato ad Agorà, su Rai3, Fausto Bertinotti. [...] «Cattivi i comunisti possono esserlo semmai per necessità». Libero.

Percepire che il Pd sia un partito sul quale tutti vogliono salire, percepire che Bologna sia una città ben amministrata, percepire unicorni. Voi che vi lamentate di Milano e vi meravigliate che Beppe Sala (dopo avere organizzato una raccolta della spazzatura degna di questo secolo) abbia un alto tasso d’approvazione: vi farei vivere un po’ a Bologna, vi farei. Guia Soncini, Linkiesta.

Questa è la grande forza italiana. Non abbiamo avuto Shakespeare, Molière, Calderón de la Barca. Ma abbiamo i comici: la nostra tradizione sono Petrolini, Mussolini, Fellini, sappiamo vendere il niente, siamo sempre andati in giro a raccontare Arlecchino e Pulcinella. Siamo come i preti, viviamo sulle chiacchiere. Paolo Poli, Alfabeto Poli.

[A proposito dei fatti separati dalle opinioni]. Sappiamo dallo scandaglio delle chat (com’era quella storia delle intercettazioni già regolate a sufficienza da tutelare la privatezza delle vite?) cosa si è sniffata la ragazza prima d’andare in discoteca, quali e quante medicine si è presa, che effetti producono in accoppiata con sostanze stupefacenti, a che punto della serata si è baciata con l’amico, in quali condizioni era, quand’era vestita e quando non lo era più, chi ha visto l’indomani, che cosa si è scritta con l’amica, e ancora e ancora. E io non so se lo smercio d’una tale moltitudine di fatti sia un’operazione fascista o razzista o sessista, ma so che nessuna opinione può essere altrettanto violenta. Mattia Feltri, La Stampa.

La nostra politica è sempre sporca di bucato. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti


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