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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 03/12/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 03/12/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Ukraine and the Logic of Civil Resistance: Confronting Russian-Fueled  Insurgency - Atlantic Council

L’uso della sola forza non ha che un effetto temporaneo. Può soggiogare per un po’, ma non toglie la necessità di soggiogare di nuovo: e non si può governare una nazione che deve essere sempre riconquistata. Edmund Burke, Discorso sulla mozione di conciliazione con le colonie americane.

Mentre la guerra continua, voci allarmistiche si sentono nelle Cancellerie come nelle camere e anticamere dei palazzi nazionali. Per non parlare dei putinofili stipendiati, che ci cantano la grande aria della rinuncia: i nostri arsenali si stanno svuotando, il costo del nostro sostegno all’Ucraina è esorbitante, il freddo ci attende, l’elettricità sarà tagliata, ci mancherà il gas russo. Giocano, queste voci, sull’egoismo delle nostre nazioni, sulla stanchezza dell’opinione pubblica, sulla paura del ricatto atomico, sui rischi d’un confronto diretto con i russi. Parlano di un’Ucraina ubriaca delle sue prime vittorie sul secondo esercito del mondo e che ora vorrebbe andare fino alla Crimea! Si riferiscono a un colpevole avventurista (Zelensky) che ci porterebbe in una spirale senza fine, sull’orlo dell’abisso. Gilles Hertzog, La regle du jeu.

Ai due elefanti dai piedi di argilla, Point ha dedicato un editoriale interessante, intitolato «l’anno maledetto di Xi Jinping e Vladimir Putin», ricordando cosa avevano immaginato i due leader a febbraio. Putin immaginava di poter inghiottire l’Ucraina. Xì Jinping sperava, a sua volta, che l’occidente uscisse umiliato dal calvario ucraino e che la strada verso Taiwan fosse spianata. Ma l’occidente ha resistito, l’esercito russo è prostrato, Putin è sotto assedio, la Nato è rinvigorita e la Cina si trova [...] con gli occhi del mondo puntati sulle manifestazioni contro la gestione della pandemia. Claudio Cerasa, il Foglio.

La coraggiosa e imprevista resistenza ucraina all’aggressione russa ha spalancato la possibilità d’una sollevazione, d’un rifiuto corale, d’una sfida che sembrava impensabile. Ne è la prova la rivolta in Iran, dove la guerra per la libertà ha portato in piazza moltitudini, [mentre] in Cina la lotta per uscire dal confinamento in nome dello «zero Covid» ha portato alla ribellione migliaia e migliaia di persone. È un vento che da Kiev arriva a Teheran e a Pechino. Chissà come finirà, ma la svolta è evidente e forse irresistibile. E davvero sarebbe bello se i popoli, come dice lo scacchista Kasparov, dessero scacco matto ai tiranni. Pierluigi Battista, HuffPost.
 
Di tutta la politica capisco una cosa sola: la rivolta! Gustave Flaubert (cit. in Walter Benjamin, Charles Baudelaire).

Nei file pervenuti a Iran International il capo dei pasdaran Hossein Salami si è lamentato del fatto che sono diversi i ranghi della polizia che non obbediscono più ai comandi. Non sono disposti a usare la violenza bruta per reprimere le manifestazioni, ma anche i pasdaran sono sfiniti e anche nelle loro file si starebbero creando défaillance, fughe, diserzioni. Mariano Giustino, HuffPost.

Negli ultimi due anni si sta assistendo a un aumento delle operazioni [«bagnate» dell’Intelligence iraniano]. Nel 2021 sono stati sventati i tentativi di uccidere John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, e il filosofo Bernard-Henry Levy a Parigi. Bolton era «ricercato» per il suo ruolo nel raid che nel gennaio del 2020 ha portato all’uccisione del capo dei Guardiani della Rivoluzione Suleimani; Levy era nel mirino delle forze Al Quds per le ripetute critiche al regime. A uccidere l’intellettuale francese doveva essere un trafficante di droga. Ricompensa: 150mila dollari. Alberto Simoni, La Stampa.

Tam tam tra i migranti in Libia. «Ora c’è la Meloni. Non partiamo più». [Notare il «tam tam»]. Titolo di Libero.

Il ministro ad personam dell’imputato Renzi. «Ispezione sui Pm di Open»: Renzi chiede, Nordio esegue. Titolo del Fatto.

L’Europa sfrutta la sanità per ampliare la censura. Minacce pure a Musk. Titolo della Verità.

Se vi capita di vedere un uomo tapparsi le orecchie e fischiettare un motivetto per non ascoltare la verità, potreste pensare che sia uno stupido, ma se mette le dita nelle vostre orecchie e comincia a fischiettare, allora potete essere certi d’avere a che con un giornalista. Andrew Kavlan, L’assassino devoto.

Se Mattarella e i suoi apprezzano il rapporto «ragionevole» con Giorgia Meloni, non si può dire altrettanto di Matteo Salvini. Il Quirinale non lo può vedere nemmeno dipinto. E ha già fatto capire a Bruxelles che i loro eventuali «niet» alla manovra finanziaria sul no-Pos fino a 60 euro e sul tetto al contante saranno accolti con piacere dal Colle (e da «Io so’ Giorgia»). Dagospia.

Vincenzo De Luca è il populista-caudillo in cravatta salernitana, e Stefano Bonaccini è il populista-tortellino in dolcevita di Campogalliano. Sarebbero i perfetti rivali – plebeismo carismatico e «folclore e territorio» – ben insidiati dalla transnazionale Elly Schlein. Il sangue e arena delle primarie sarebbe assicurato: «Issa, isso e o’ malamente». Francesco Merlo, Posta e risposta (la Repubblica).

La verità, naturalmente, è che i politici non esistono, soprattutto oggi, nell’era di Internet, dei talk show e dei social network. Sono pupazzi eternamente alla ricerca d’un ventriloquo. Sono un’invenzione dei media. Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.

Andiamo, andiamo su per la scala del progresso, della civiltà e della cultura. Ma dove si va? Io mica lo so. Anton Čechov.

La sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che passa per progressista ma al cui confronto Maria Antonietta era una creatura sensibile alle istanze popolari, ha proposto di ricostruire Kiev partendo dalle piste ciclabili. Massimo Gramellini, CorSera.

Checché ne dica Oscar Wilde, il necessario è più necessario del superfluo. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti


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