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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 29/11/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 29/11/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Kherson civilians evacuated as Russia intensifies bombings – POLITICO

Sabato l’esercito russo – per vendetta – ha bombardato 54 volte la liberata città di Kherson e i suoi dintorni. Corrado Zunino, la Repubblica.

Ridurre al buio, al freddo e alla fame la popolazione civile per rimediare con una canagliata doppia al fallimento della canagliata semplice dell’invasione e dei bombardamenti. Eccolo il ritratto di Putin, il ritratto di una canaglia, o più tecnicamente di un criminale contro l’umanità. Esattamente come Stalin, il suo predecessore genocida. Mattia Feltri, La Stampa.

Si può demonizzarlo quanto si vuole. Ma Stalin è un prodotto della sua epoca. Vladimir Putin.

«L’uomo è buono», diceva la belva mentre lo divorava. Alfred Polgar, Manuale del critico.

È morto Vladimir Makei, 64 anni, ministro degli Esteri bielorusso. Potrebbe essere stato avvelenato. Era indicato come possibile successore di Lukashenko. Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino.

 [Proprio] il giorno dopo l’ipotesi avanzata da un centro studi americano secondo cui la Russia potrebbe assassinare il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, oppure organizzare un attentato per spaventarlo [e spingerlo] a partecipare attivamente alla guerra, il ministro degli Esteri bielorusso è morto «all’improvviso», come annuncia l’agenzia di stampa ufficiale del suo Paese. Enrico Franceschini, la Repubblica.

Un semplice test. Come sedersi al tavolo delle trattative? Tre passi: 1) Smettere di lanciare missili contro un paese sovrano; 2) Ritirare le truppe dal territorio di un paese sovrano; 3) Ritornare al diritto internazionale, dove sono stabiliti i confini dei paesi. È difficile? Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino.

[Iran]. Estesi blackout di Internet, oltre 8.000 arresti di massa, l’uso massiccio di armi da fuoco, bastoni e percosse, gli assedi ai campus, gli stupri di donne arrestate e almeno 200 vittime non sono riusciti a fermare una rivolta spontanea, fatta di singoli gesti, senza violenza e senza leader riconosciuti, che si nutre solo del coraggio di giovani donne indomite. Maurizio Molinari, la Repubblica.

Migliaia di persone sono scese a manifestare in varie città della Cina prendendo di mira per la prima volta il Partito comunista e il presidente Xi Jinping, di cui sono state chieste le dimissioni. [...] Shanghai e Pechino sono gli epicentri della protesta che ha ramificazioni anche in altre città, tra cui Nanchino, Qingdao, Chengdu e Wuhan, il famigerato capoluogo dell’Hebei all’origine della crisi del coronavirus. [...] A Pechino alcune centinaia di persone si sono radunate lungo il fiume Liangma e nelle aree limitrofe per una veglia in ricordo delle vittime dell’incendio di Urumqi, nello Xinjiang, costato la scorsa settimana la vita a 10 persone in una tragedia imputata alle inflessibili politiche anti-Covid. Tra i canti, L’Internazionale e Imagine di John Lennon. Ansa.

Con faccia contrita davanti alle immagini di Casamicciola, Giuseppe Conte si esibisce in una piroetta verbale davvero acrobatica: «Su Ischia – dice nel corso di Mezz’ora in più – non era un condono ma una procedura di semplificazione».  [...] Peccato che invece la parola «condono» figuri nel titolo del famoso articolo 25 del decreto Genova, fatto per sanare, durante il governo gialloverde, proprio gli abusi edilizi di Ischia (già: i voti al Sud). Alessandro De Angelis, La Stampa.

L’accertamento dei fatti può essere contestato senza alcun riguardo per la logica o al limite sospeso da un «questo lo dice lei». Il dibattito pubblico è inquinato da sofismi e menzogne. Stefano Cappellini, la Repubblica.

Sul decreto c’era anche la firma della Lega, che votò il condono ischitano perché, disse allora il segretario, «c’è una richiesta dei sindaci». Pietro Salvatori, HuffPost.

Ischia, Procida, Capri. [...] Terre in mezzo al mare, mi hanno insegnato a definirle. [Non si fa più in fretta a dire «isole»?] Roberto Saviano, CorSera.

L’importanza di non aver niente da dire: questo fa inviare un’illimitata quantità di messaggi. Guido Ceronetti, Insetti senza frontiere.

PiazzaPulita. Antonio Padellaro chiede a Soumahoro: «Perché nel 2022 vivono in queste condizioni indegne? È possibile che in un paese civile ci siano persone che vivono come bestie? Lei non ha cambiato le cose!» [...] Una scena che ricorda quella di Massimo Troisi che si difende dall’intemerata post terremoto di Pertini su dove fossero finiti i fondi per il Belice: «Papà, ma ce l’ha con noi il presidente? Ma li abbiamo presi noi i soldi del Belice?» Luciano Capone, il Foglio.

La coop Karibu della famiglia Soumahoro ha problemi giudiziari da anni. Nel 2018 subi un decreto ingiuntivo per 139mila euro, Un pagamento mai avvenuto e che ha portato al pignoramento di tutti i crediti. Da quel momento non avrebbe più potuto ricevere fondi pubblici. Eppure [ha continuato a riceverli]. Leonardi e Malpica, il Giornale.

Il reddito di cittadinanza è un modo di concepire la vita: chi può lavorare deve sbattersi per cercare un lavoro o no? Bruno Vespa, il Resto del Carlino.

L’assenza più vistosa [al funerale di Roberto Maroni] è quella d’Umberto Bossi: non c’è il Senatùr, che nei giorni scorsi è stato ricoverato in ospedale, ma non c’è nemmeno un rappresentante della sua famiglia o una corona di fiori con la sua firma. Francesco Moscatelli, La Stampa.

Se non fosse morto il 12 febbraio del 2000 per un attacco cardiaco, Charles Monroe Schulz [padre dei Peanuts, di Charlie Brown, di Lucy, di Snoopy] sabato scorso avrebbe fatto 100 anni. Due giorni dopo la sua morte, il 14 febbraio del 2000, San Valentino, apparve un necrologio sul quotidiano londinese The Times: «Charles Schulz lascia una moglie, due figli, tre figlie e un piccolo bambino dalla testa rotonda con uno straordinario cane». Maurizio Stefanini, Linkiesta.

Con me la morte non perderà tempo. Mi arrenderò subito. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti
 

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