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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 02/11/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 02/11/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Russia-Ukraine war: List of key events, day 248 | Russia-Ukraine war News |  Al Jazeera

I russi mirano alla rete elettrica per ottenere quello che non riescono a ottenere dai campi di battaglia: costringere il governo ucraino ad accettare le condizioni di Mosca, a partire dalla perdita definitiva dei territori occupati, oppure creare una crisi umanitaria che spinga milioni di civili verso l'Europa riscaldata. La Stampa.

I moscoviti arrivano alla spicciolata. Sferzati dalla pioggia gelida di fine ottobre e noncuranti della coppia di poliziotti di ronda, accendono lumini e depongono fiori. Tulipani bianchi, rose o garofani rossi. E insieme un bigliettino con nome, cognome, età, professione e data d’esecuzione di una delle migliaia di vittime assassinate sotto il Grande Terrore di Stalin. Poi si raccolgono in silenzio davanti alla Pietra Soloveckij portata sin qui dall’arcipelago delle Solovki, sul mar Bianco, primo Gulag dell’Urss, immortalato da Aleksandr Solženicyn. repubblica.it

Campo K428, circa un centinaio di chilometri a nord-est di Khabarovsk, in piena tajga siberiana. L’ingresso del campo è sovrastato da un grande striscione con la scritta: CON PUGNO DI FERRO, CONDURREMO L’UMANITÀ ALLA FELICITÀ. Marek Halter, Protocollo Cremlino.

Le autorità riabilitano Stalin come il vincitore sul nazismo. A Vladivostok vogliono persino erigergli una statua. Una testimone davanti alla Pietra Solovetskij.

Rari gli uomini politici russi che non hanno fatto il loro apprendistato in un Paese che appartiene alla cultura occidentale: Lenin a Zurigo, Trotsky a Città del Messico. Sergio Romano, CorSera.

Trotsky, in Messico, ci andò da vecchio, tre anni prima d’essere assassinato da un sicario stalinista: un ex generalissimo dell’Armata rossa diventato nemico del popolo dopo una brillante carriera di sterminatore d’eretici e di «parassiti sociali». (Finì a letto con Frida Kahlo, pittrice e moglie del pittore Diego Rivera, di cui era ospite, e Rivera, da trotzkista sfegatato, si riconvertì seduta stante allo stalinismo). Difficile chiamare ciò «apprendistato». Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.

 Non siamo più un partito. Siamo un trituratore industriale di segretari. Marco Miccoli, dem spiccio (il Foglio).

Sorpasso sul Pd: M5s secondo partito. Titolo del Fatto.

L’Ipsos di Pagnoncelli attribuisce al Pd il 18,8 per cento, alle 5stelle il 16. Francesco Damato, graffidamato.com.

Raggiungere la snellezza burocratica e l’efficienza amministrativa […] è possibile soltanto con atti legislativi dirompenti che incontreranno difficoltà di ogni genere. Meloni ha deciso di rompere il  tetto di cristallo che soffoca l’Italia. Bruno Vespa, QN.

[Una priorità]: più contanti, meno Bancomat. Dal web.

[Altre priorità:] anticipare la fine dell'obbligo vaccinale per i sanitari, rinviare […] l'entrata in vigore della riforma Cartabia della giustizia penale e blindare l'ergastolo ostativo. HuffPost.

Covid, fine dell’ apartheid. Titolo della Verità.

È stato imbarazzante seguire la conferenza stampa nella quale il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, s’è riparato dietro poche vaghezze per ingoiarsi il primo allegro atto di solido giustizialismo, mentre la premier lo giustificava con la necessità di combattere la mafia, evidentemente una necessità più forte della Costituzione. Mattia Feltri, La Stampa.

L’ergastolo è come l'inferno: esiste, ma può essere svuotato  dall'Onnipotente. [Non importa: blindare]. Carlo Nordio, ministro della giustizia.

[Che] la pena [debba] tendere alla rieducazione del condannato è un principio sacrosanto di civiltà. […] Ma può funzionare solo per i condannati che danno prove concrete, riconoscibili e sicure di volersi reinserire. […] Non è proprio il ritratto dei mafiosi irriducibili. […] Per cui il massimo del rigore nella predisposizione di robuste cautele nei loro confronti è semplicemente d’obbligo. Il mafioso giura fedeltà perpetua all’organizzazione e il suo status di mafioso è per sempre. [Idem la pena]. Giancarlo Caselli, La Stampa.

[Ma la priorità delle priorità è]: sgominare i rave party. HuffPost.

No Lamorgese, no (rave) party. Pugno duro, finalmente. Titolo di Libero.

Halloween è l’America dei film di zombie e di fantasmi, delle stragi studentesche, del male che incista la società. [È] il sintomo allarmante di una crescente quanto ottusa simpatia sociale per la malvagità [e] nasconde una inquietante presa di confidenza con la morte e il male, quindi con l’oscurità. Mauro Francesco Minervino, corriere.it.

E vietare anche Halloween? E disperdere con gli idranti i giocatori di tressette col morto? Dal web.

Dai rave party ai sussidi. Sistemati gli sballati, ora tocca ai fannulloni. Titolo del Giornale.

Mentre la Meloni se ne resta per lo più in ufficio a studiare, Salvini svolazza dai contanti ai migranti e dai vaccini alle mascherine, facendo ovunque un rumore del diavolo. Spedendolo alle Infrastrutture, la premier sperava di averlo distratto con ponti e cantieri: come regalare la scatola dei Lego a un bambino. Forse ne ha sottovalutato le motivazioni. [Cioè che] Salvini deve assolutamente indurre gli italiani a credere che il vero premier sia lui. Massimo Gramellini, La Stampa.

Famiglia e orientamento sessuale sono materie delicate. Vedremo cosa farà la ministra Roccella, ma ricordo che da parlamentare promise di promuovere un referendum per abrogare le unioni civili. I governi dovrebbero lasciare il Parlamento a occuparsi di questi problemi. Gianfranco Fini, Mezz’ora in più.

L’armata Brancameloni. Titolo del Fatto.

Al giorno delle camicie nere – che si sono date appuntamento a Predappio – non hanno partecipato solo adulti con le camicie nere, ma anche bambini vestiti di nero, con fez in testa. Ansa.

La frase, o bordone, di Mussolini – «Tutto per lo Stato, nulla contro lo Stato» – ha il vantaggio di essere perfettamente chiara. Dice quel che dice. Con essa sappiamo dove siamo, e che non vorremmo esserci. Fernando Pessoa, Sul fascismo, la dittatura militare e Salazar.

Il politico che non crede in nulla otterrà tutto. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti


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