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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 24/06/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 24/06/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

Conte, Di Maio e la fine di una bella utopia. Scrive De Masi - Formiche.net
Luigi Di Maio - Giuseppe Conte

Maks Levin era un giornalista che collaborava con la testata ucraina LB.ua e con l’agenzia Reuters. Ha seguito la guerra dai primi giorni dell’invasione e il suo corpo è stato ritrovato il primo aprile assieme a quello del soldato ucraino Oleksiy Chernyshov. […] Reporters sans frontières ha aperto un’inchiesta e [ha scoperto] che Levin e Chernyshov non sono stati semplicemente uccisi ma interrogati e probabilmente torturati. Il corpo di Levin presenta colpi alla testa e al busto e ci sono sospetti che Chernyshov sia stato bruciato mentre era ancora vivo. Il Foglio.

Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. Fëdor Dostoevskij.

Si tornerà a combattere per la città di Immanuel Kant, Kaliningrad o Königsberg, come si chiamava fino al 1945? L’enclave russa è chiusa tra Lituania, Bielorussia e Polonia, e Vilnius ha bloccato i rifornimenti via terra, per treno o per strada. Mosca minaccia […] d’aprire un nuovo fronte sul Baltico. Roberto Giardina, Italia Oggi.

Nessun paese deve intromettersi con la forza nella Costituzione o nel governo di un altro. Immanuel Kant, Per la pace perpetua.

Contrariamente a quanto riportato dai media, Henry Kissinger non ha affatto suggerito al presidente ucraino Zelensky di cedere territori alla Russia per porre fine alla guerra, ma [ha detto] che «la linea di confine dovrebbe essere il ritorno allo status quo ante», cioè alle posizioni precedenti l’invasione. Kissinger non ha nemmeno suggerito di lasciare la Crimea alla Russia. Federico Punzi, Atlantico quotidiano.

Imagine, di John Lennon, è sempre stato una canzone popolare per i motivi sbagliati. «Imagine that the world will live as one» (immaginate che il mondo viva come un’unica entità) è il modo migliore per finire all’inferno. […] A fronte dell’aggressione russa all’Ucraina [non c’è pacifismo che tenga]. L’Europa ha persistito in questo mondo d’«immaginazione» ignorando le brutali realtà lontane dai suoi confini. È arrivato il momento di svegliarsi. Slavoj Zizek, La Stampa.

Con qualche cannone in più potremmo salvare l’Occidente, con qualche cannone in meno possiamo darla vinta ad Annibale: e già smaniamo di arrenderci. Gianni Pardo, Italia Oggi.

Alexander Grushko, viceministro degli Esteri russo, ha protestato formalmente per quella che considera una «gravissima violazione» del protocollo diplomatico da parte del governo italiano che ha «reso pubblico il contenuto del colloquio riservato alla Farnesina». Confondendo lo stile russo con le più basilari regole democratiche, ha intimato al governo di mettere la mordacchia alla stampa italiana perché, dice, «è manovrata dagli Usa». Paolo Brera, la Repubblica.

Draghi usa Di Maio per tornare guerrafondaio: «L’Ucraina deve difendersi». Titolo del Fatto.

È il partito che ha perseguito la gogna per gli avversari, che ha cancellato i diritti degli imputati e indebolito la democrazia rappresentativa, che ha pregiudicato il nostro futuro energetico, che ha fermato la ripresa industriale, che ha devastato le città e professato il diritto di non fare e di non sapere un cazzo ma a carico dello Stato. Ebbene: di questo partito che quattro anni fa prese il 32 per cento […] sono rimaste solo macerie: un tizio della provincia di Foggia che a un certo punto ha creduto di essere Napoleone, un vecchio algoritmo da rottamare, un paio di maschere per le sceneggiate di La7 e del Fatto quotidiano [e] il sedicente statista Di Maio. Christian Rocca, Linkiesta.

Non vale più l’uno vale uno. È una regola che a me non è mai piaciuta, ma oggi va decisamente messa da parte. Perché vale il merito, l’esperienza. E lo studio. Carla Ruocco, 5stelle evoluta.

A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio. Oscar Wilde.

Beppe Grillo rinuncia al blitz capitolino. Troppa è la confusione sotto il cielo del M5s. Avrebbe dovuto incontrare Giuseppe Conte, lo aspettavano tutti per ricevere parole di sollievo. Invece nisba. Conte dovrà cavarsela da solo. Simone Canettieri, ilfoglio.it.

Gigi e i suoi erano ormai una zavorra. Giuseppe Conte.

Conte e #DiMaio si dividono. Ora il tribunale dovrà solo decidere a chi dare l’affidamento di Bettini e Bersani. Anna Rita Leonardi@AnnaLeonardi1.

Renzi, secco: «È l’epilogo, sono finiti». Ed è difficile stavolta dare torto a Gianluigi Paragone: «Di Maio sembra Enzo Scotti e Conte Giovanni Goria disegnato da Forattini». Ricordate? Era senza faccia. Mario Lavia, Linkiesta.

Prima coincidenza: uno dei più grandi autori di sceneggiate napoletane si chiamava Gaetano Di Maio (nessuna parentela). Seconda coincidenza: la commedia più celebre di Di Maio è ‘Nu bambiniello e tre San Giuseppe. Terza coincidenza: fu portata in scena dalla Compagnia stabile di Conte (intesa Luisa). Quarta coincidenza: […] dopo il primo San Beppe (Grillo) e il secondo San Giuseppe (Conte), il ministro degli Esteri Luigino Di Maio [ancora un «bambiniello» secondo i criteri della nostra politica] ha incontrato un terzo San Giuseppe che potrebbe garantirgli la sopravvivenza politica: il sindaco di Milano Beppe Sala. Mauro Suttora, HuffPost.

Colpisce la nonchalance con la quale #DiMaio dà per scontato che nessuno voglia restituirgli dieci anni di vaffanculo. Yoda@PoliticaPerJedi.

Draghi è più forte, Conte e Grillo più deboli. Il premier incassa la nascita del primo nucleo parlamentare dichiaratamente sostenitore dell’Agenda Draghi. Mario Ajello, il Messaggero.

Macron […] è il presidente più odiato della Quinta Repubblica, dalla destra, dall’estrema destra, dalla sinistra e anche dai ceti popolari. È la prima volta che accade. Sarkozy, per esempio, era detestato solo dalla sinistra. Marc Lazar (Cesare Martinetti, La Stampa).

In Italia [ma anche in Francia] tutti sono estremisti per prudenza. Leo Longanesi.

Ho poche idee, ma fisse. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti

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