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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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18 aprile 1948 25/01/2022
18 aprile 1948
Da 'Mangia ananas, mastica fagiani', di Diego Gabutti

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Diego Gabutti

Mangia ananas, mastica fagiani. Vol. 2: Dai Processi di Mosca al «disgelo» e  a Pol Pot. - Diego Gabutti - Libro - WriteUp - | IBS
Diego Gabutti, Mangia ananas, mastica fagiani, vol. 2. Dai Processi di Mosca al disgelo e a Pol Pot, WriteUp, Roma 2022

Nina Bocenina [la sua segretaria in URSS] accompagnò Togliatti in una visita a una «scuola centrale dei tiratori» situata nelle vicinanze di Mosca, in cui «un gruppo di uomini scelti con cura fra i comunisti italiani» erano sottoposti a «un addestramento speciale». La Bocenina riferisce alcune frasi del discorso rivolto da Togliatti agli studenti: «A voi, cari compagni, toccherà l’onore di mettervi alla testa dei reparti partigiani... La liberazione dell’Europa... sarà seguita da due o tre anni di “guerre civili e rivoluzionarie” in Europa. Ogni vostra pallottola, ogni vostro sparo, ogni vostro successo quotidiano è il pegno di trionfo della lotta armata contro i latifondisti e gli industriali in patria».
Victor Zaslavsky, Lo stalinismo e la sinistra italiana

Ricordati o cittadino: tu dormi e il Cominform lavora! Non dormire il 18 aprile! Va’ a votare! Il destino dell’Italia è nel tuo voto. No pasaran! Saludos amigos. Il Forbiciastro.
Giovannino Guareschi, Mondo candido (1946-1948)

Il palazzo [di Via delle Botteghe Oscure] è alto sei piani, e al piano nobile ha un balcone che poggia su quattro alte e robuste colonne di travertino bianco. Eccettuato il basamento che è anch’esso di travertino bianco, tutto l’edificio è stato dipinto di rosso. I locali a pianterreno sono in parte affittati per usi commerciali. La stanza più bella è naturalmente quella occupata da Togliatti, al piano nobile. È lunga almeno sei metri e larga quattro. Il mobilio è scuro, stile falso cinquecento, e si compone d’un tavolo, intorno al quale si riunisce la direzione del partito, un tavolinetto dove lavora Togliatti, una libreria, un armadietto e molte sedie con lo schienale alto e diritto, scomode. Alle pareti non ci sono quadri; sull’armadietto, appoggiato al muro c’è la riproduzione fotografica d’una pergamena offerta a Stalin dai comunisti italiani. Fra la libreria e l’armadietto ci sono un centinaio di libri, in prevalenza russi e tedeschi; fra gli italiani c’è la Divina Commedia e la Storia d’Italia di Croce. Sopra la libreria ci sono poi un trenino e un aeroplanino; sembrano giocattoli ma sono modellini offerti al Migliore da maestranze metalmeccaniche. C’è poi un oggettino piatto che sembra un libro ma che è un apparecchio radio di straordinaria potenza che riesce a prendere anche le emissioni americane.
Vittorio Gorresio, I moribondi di Montecitorio

In una lettera del 22 marzo 1948 al Comitato centrale del PCUS, il leader del partito comunista ungherese Mátyás Rakosi informò i sovietici che i partiti comunisti jugoslavo e ungherese erano a conoscenza d’un piano, discusso in quel momento dal vertice del PCI, per una reazione armata in Italia, nel caso gli Stati Uniti fossero intervenuti per impedire le imminenti elezioni politiche dell’aprile. Rakosi assicurava Mosca che in caso di necessità i comunisti ungheresi e jugoslavi erano pronti ad appoggiare la realizzazione del piano del Pci per una presa del potere nell’Italia del nord.
Aga-rossi e Zaslavsky, Togliatti e Stalin

La vigilia del 18 aprile pareva l’alba dell’Anno Mille, quando Satana doveva essere sciolto dalla sua prigione secondo l’Apocalisse di Giovanni. A Roma, in piazza san Giovanni, Togliatti disse che si era fatto risuolare e chiodare le scarpe per prendere De Gasperi a calci nel sedere. La folla, scioltosi il comizio, se ne andò verso casa cantando un ritornello:
E vattene, e vattene, schifoso cancelliere,
se non ti squagli subito son calci nel sedere!
Vittorio Gorresio, I carissimi nemici

De Gasperi che, secondo il suo uomo di fiducia Giulio Andreotti, aveva atteso l’esito «in grande tranquillità, senza tradire emozione e preoccupazione», commentò asciuttamente: «Credevo che piovesse, non che grandinasse».
Montanelli e Cervi, L’Italia della Repubblica

Spiegando all’ambasciatore Kostylev le cause principali dell’esito elettorale, Togliatti sottolineò: «Ci sono state truffe e altre falsificazioni elettorali su larga scala. Si può supporre la DC abbia rubato per sé non meno di mezzo milione di voti». Nella lettera a Molotov, Kostylev fece propria tale spiegazione aggiungendo: «Personalmente credo che la Dc abbia rubato tra uno e mezzo e due milioni di voti».
Victor Zaslavsky, Lo stalinismo e la sinistra italiana

[Una sera del 1948] si trovarono a tavola nella medesima trattoria di Milano giornalisti e intellettuali d’ogni partito, convenuti a seguire i lavori del congresso comunista. La discussione si infittì, molti argomenti furono portati da una parte e dall’altra, poi si deviò come suole accadere verso temi più ampi. Si contrappose a Croce un Gramsci inedito che i comunisti conoscevano già in bozze. La discussione in ogni modo terminò su questa frase di Mario Alicata: «Quello che io deploro è la disonestà culturale di Croce, il quale non ha mai voluto prendere sul serio né Lenin come filoofo né Stalin come filosofo».
Vittorio Gorresio, I carissimi nemici

Piove e la carta straccia dei manifesti elettorali naviga nelle pozzanghere che il «soffio di poesia» del sindaco Greppi ha gelosamente conservato alla grande Milano assieme alla Galleria scoperchiata. Oggi è venerdì e si sa tutto sulle elezioni. Si sa perfino, e l’ha detto l’ex Migliore, che gli americani avevano minacciato di lanciare bombe atomiche sulle regioni italiane che avessero votato per il FRO-DE o FROnte DEmocratico (l’Emilia è salva per miracolo). Si sa tutto sulle elezioni: nelle sedi comuniste gli agit-prop, che per due giorni avevano perso la loro bella faccia cupa, oggi hanno ritrovato il cipiglio d’un tempo. Il maresciallo Longo li ha convocati e ha loro diligentemente documentato lo sviluppo e la solidità del FRO-DE, ha spiegato che l’affermazione della DC è alla fine una vittoria del FRO-DE stesso, ha fissato le direttive per l’azione futura, ha assicurato che a giorni arriveranno le dispense con tutte le risposte da dare ai reazionari sfottenti e ai compagni tentennanti. Così gli agit-prop hanno ritrovata la loro bella faccia cupa e i compagni, avvertiti dagli agit-prop, si son messi tranquilli perché sanno che fra pochi giorni, appena arrivate le dispense, avranno le spiegazioni per tutti i quesiti affiorati nel vuoto del loro cervello.
Giovannino Guareschi, Mondo candido (1946-1948)

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