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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Le signore di Shanghai. Le tre sorelle che cambiarono la Cina 02/07/2020
Le signore di Shanghai. Le tre sorelle che cambiarono la Cina
Commento di Diego Gabutti

Le signore di Shanghai. Le tre sorelle che cambiarono la Cina ...
Jung Chang, Le signore di Shanghai. Le tre sorelle che cambiarono la Cina, Longanesi 2020, pp. 448, 22,00 euro, eBook 9,99 euro.


Qualche sera fa, intervistato da una tv italiana, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani (repubblicano e neoconservatore, l’uomo della «tolleranza zero», oggi consigliere per la sicurezza di Donald Trump) ha spiegato che il partito comunista cinese non è un normale partito politico, né il suo regime un qualunque regime politico. Niente di così tranquillo: il PCC è una «banda di gangster» che governa la Cina come Bugsy Siegel imponeva la sua legge a Las Vegas e Al Capone, con l’aiuto di contrabbandieri d’alcolici e altri «bravi ragazzi», era il re-imperatore di Cicero, il quartiere dei bordelli e degli «speakeasy» nella periferia di Chicago. Sembra un’esagerazione, e in parte lo è. Ma che il partito comunista cinese, come pure il partito nazionalista di Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek che nel 1948 fu rovesciato dai maoisti, sia stato all’origine una delle «triadi» malavitose lanciate alla conquista della nazione, e che con gli anni, tra «balzi in avanti» e rivoluzioni culturali, il suo «controllo del territorio», come si dice nel gergo delle ghenghe criminali, non abbia cambiato natura, ma si sia semplicemente evoluto a regime su scala kolossal, è più d’un sospetto: è una certezza. Per capirlo – e capire in che specie di mari stiamo nuotando, e quale piega (scongiuri pronunciando) potrebbero prendere gli eventi – si leggano i libri di Jung Chang, memorialista e storica della Cina moderna, a partire dall’ultimo, fresco di stampa: Le signore di Shangai. Le tre sorelle che cambiarono la Cina. Ei-ling, May-ling e Ching-ling, rispettivamente «Sorella Maggiore», «Sorella Minore» e «Sorella Rossa», le tre ragazze Soong occuparono per quasi un secolo, dagli anni dieci del XX secolo all’alba del nuovo millennio, il centro della scena asiatica. Sorella Maggiore impalmò H.H. Kung, «l’uomo più ricco» (e il più corrotto) dell’«intera Cina», Sorella Minore sposò il Generalissimo Chiang Kai-shek e Sorella Rossa (la ragazza di mezzo, che negli anni trenta, dopo la morte del marito, si sarebbe convertita al comunismo stalinista) sposò Sun Yat-sen, il padre della repubblica cinese. Niente piedi fasciati per le giovani Soong. Intelligenti e volitive, beniamine d’una famiglia progressista, femministe naturali, alta società purissima, le tre sorelle studiarono negli Stati Uniti, prime giovani donne cinesi a lasciare il Regno di Mezzo e a conquistare un’educazione liberale. Assistenti e consigliere politiche dei loro mariti, ambasciatrici all’estero dei regimi cinesi post e neo imperiali, regine dei cocktail parties di Park Avenue e Washington DC, si fecero strada nella Cina feroce delle triadi e dei racket rivoluzionari, altrettante «famiglie» politiche di stampo malavitoso in guerra tra loro per la conquista e il controllo della Cina. Sposo della futura Sorella Rossa, un santo sia per la Cina nazionalista sia per quella comunista, Sun Yat-sen era uno stretto socio d’affari (e compare politico) di Qi-mei, «il “padrino” della Banda Verde, la più importante società segreta di Shanghai». Quando un altro nazionalista, che tentava di soffiare a Sun la leadership del partito nazionalista, alzò troppo la testa, fu liquidato da un killer, all’epoca tra i collaboratori stretti del padrino di Shangai. Nome e cognome del killer: Chiang Kai-shek, futuro sposo di Sorella Minore e boss nazionalista di Taiwan. Con la rivoluzione bolscevica, dopo il 1917, il numero dei killer e degli avventurieri, tra stalinisti e trotskisti, aumentò vertiginosamente. Sempre più avventure politiche, sempre più attentati, sempre più omicidi. È un mondo, quello della politica radicale cinese, che sembra uscito da un noir hollywoodiano o da un romanzo hard boiled: teppisti in smoking, appostamenti notturni, la luce delle insegne, dive del cinema fasciate di lamé, ricevimenti nelle ambasciate, appostamenti nel buio col Borsalino calato sugli occhi, attentati dinamitardi, Malraux che prende appunti per la sua Condition Humaine (il romanzo sull’insurrezione di Canton) e Richard Sorge che recluta agenti per la sua rete di spie sovietiche in Giappone, giornalisti americani di sinistra esteticamente in debito con Ida Lupino, Alan Ladd, Veronica Lake e Humphrey Bogart (tra loro almeno due conclamate agenti del Comintern, Agnes Smedley e Anne Louise Strong, entrambe gazzettiere di rango e comuniste irriducibili, e un ingenuo damerino, Edgar Snow, autore di Stella rossa sulla Cina e della prima intervista a Mao Zedong). All’ombra delle vecchie pagode, nella Cina che tenta faticosamente d’allinearsi all’Occidente, convertendosi per via gangsteristica al capitalismo e alla democrazia politica, le sorelle Soong si separano e si ritrovano, Sorella Maggiore e Sorella Minore anticomuniste e Sorella Rossa antinazionalista, quelle affascinate dal jet set americano e questa fedele a Stalin. Anzi, fedelissima a Stalin. Al punto che, quando il padrone e padrino di tutte le Russie tratterrà in ostaggio il figlio di primo letto di Chiang Kai-shek, quindicenne, suo nipote acquisito, Ching-ling si schiererà con la banda dei sequestratori e contro la propria sorella (intanto il giovane Chiang Ching-kuo passa dalla scuola alla fabbrica, dalla fabbrica al gulag siberiano, quindi di nuovo in fabbrica o a scuola, trattato da ospite quando papà è in buoni rapporti con i capi della Banda Rossa, e giù in miniera a quaranta gradi sotto zero quando ci sono problemi, e ce ne sono sempre, riguardo alla spartizione del territorio tra rossi e neri). Chiang Kai-Shek permette ai mammasantissima rossi (che potrebbe eliminare in qualsiasi momento) di sopravvivere alla Lunga Marcia del 1934 dallo Jiangxi allo Shaanxi nella speranza che Stalin gli restituisca il figlio. Ed effettivamente glielo restituisce, alla fine, ma in cambio si prende la Cina intera. O così s’illude (come con Tito in Jugoslavia). A impadronirsi la Cina intera è il Presidente Mao, uno di quei padrini che non fanno mai socio con nessuno. E le ragazze Soong? Vicepresidente della Repubblica popolare cinese, Sorella Rossa muore quasi novantenne a Pechino nel 1981, mentre Sorella Minore muore ultracentenaria a Manhattan nel 2003 e Sorella Maggiore, ottantaduenne, scompare a New York nel 1973. Passano i decenni, presto anche i secoli, siamo passati persino dal secondo al terzo millennio, e ancora non è stato trovato il modo di sottrarre la Cina al controllo della Banda Rossa.

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Diego Gabutti

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