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Antonio Donno
Israele/USA
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Il dittatore Putin vince il primo round 24/02/2022
Il dittatore Putin vince il primo round
Analisi di Antonio Donno

A destra: Vladimir Putin

L’ingresso delle truppe russe nel Donbass e la precedente auto-proclamazione dell’indipendenza delle due regioni occupate, con il relativo, immediato riconoscimento da parte di Mosca, hanno rappresentato una svolta di una gravità tale da suscitare l’impressione nel mondo di essere di fronte a una nuova guerra fredda. Ma un aspetto particolarmente allarmante è la presenza, all’interno del mondo occidentale, di posizioni favorevoli all’impresa imperialistica di Putin. A parte le affermazioni senza senso logico di Trump, secondo il quale, con lui alla Casa Bianca, Putin non avrebbe dato inizio all’impresa militare contro l’Ucraina, quel che più colpisce in Italia è la vergognosa dichiarazione dell’ANPI sull’argomento, una dichiarazione di una doppiezza degna del miglior Togliatti negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Scrive l’ANPI: “Il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass da parte della Russia può portare il mondo ad un passo dalla guerra”; ma è una frase che non si riferisce alle responsabilità di Putin, ma a quella dell’Occidente, perché l’Occidente avrebbe compiuto, secondo l’ANPI, “l’ultimo, drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della NATO ad Est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Di conseguenza, è legittimo che la Russia, di fronte a questa minaccia, si sia difesa invadendo il Donbass; se, poi, l’invasione dovesse essere completata con l’occupazione dell’intera Ucraina, allora sarebbe ancora più legittimo aver schiacciato la minaccia proveniente da un Paese, l’Ucraina, che mira a entrare nella NATO e costituire l’avanposto più avanzato dell’Occidente nei confronti della Russia. Con questa assurda dichiarazione, l’ANPI fa un tuffo indietro nella dialettica tipica della guerra fredda, in cui l’accusa all’Occidente era quella di non volere la pace e di alimentare un clima di scontro con la patria del proletari

ato. In realtà, le cose stanno all’inverso. La risposta della NATO, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti sta a dimostrare che tra i due contendenti lo squilibrio svantaggia l’Occidente, ma non certo per colpa di quest’ultimo. È la drammatica storia del conflitto tra democrazia e totalitarismo che si ripete. All’invasione e alla sostanziale annessione del Donbass con le armi, l’Occidente democratico non può che rispondere con sanzioni nei confronti di Mosca. Putin sapeva bene che tale squilibrio gli avrebbe aperto le porte per l’invasione, come i fatti della Crimea hanno dimostrato. Le sanzioni colpiranno la Russia, ma avranno riflessi economici anche sui sanzionatori, a causa dell’interconnessione odierna dell’economia internazionale, che per paradosso non distingue sanzionati e sanzionatori. A ciò va aggiunto che l’iniziativa militare di Putin è stata certamente accolta con favore dalla Cina di Xi, il quale provvederà a sostenere economicamente Mosca per annullare, o almeno mitigare, le conseguenze delle sanzioni. Come si è detto più volte, l’alleanza di fatto tra Russia e Cina è il grimaldello che consentirà a Putin di respingere l’“assalto” dell’Occidente ai confini del proprio Paese.

Putin ha vinto il primo round di una contesa che occuperà l’intera politica globale negli anni a venire. Il problema ulteriore riguarda le implicazioni degli avvenimenti odierni in altri scenari internazionali, in particolare dove è impegnato Washington. Gli osservatori internazionali affermano che gli accordi di Vienna tra l’Iran e la sua controparte si preannunciano favorevoli a Teheran. Se Washington dovesse uscire da questa contesa con un accordo mediocre o addirittura negativo, i suoi riflessi sul prestigio americano nel mondo saranno pesanti, anche nella questione ucraina e nei rapporti con gli Stati alleati dell’Europa Occidentale, che potrebbero dividersi a proposito delle conseguenze di ritorno delle sanzioni anti-russe. Problema, quest’ultimo, che per ora è stato superato con un’unanimità dettata dall’urgenza dei fatti, ma non certo stabile nel tempo.

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Antonio Donno

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