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Antonio Donno
Israele/USA
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Gli Accordi di Abramo sono fondamentali per il futuro di Israele e del Medio Oriente 16/12/2021
Gli Accordi di Abramo sono fondamentali per il futuro di Israele e del Medio Oriente
Analisi di Antonio Donno

A destra: La firma degli Accordi Abramo

Dopo aver incontrato Biden a Washington, il primo ministro israeliano Naftali Bennett si è recato ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, dove è stato ricevuto dal principe reggente, Mohammed bin Zayed al Nahyan. È stato un incontro che, oltre a consolidare sul piano diplomatico gli Accordi di Abramo, voluti da Trump e da Netanyahu, è servito a mettere a punto una serie di questioni di carattere economico utili per incrementare gli scambi commerciali tra i due Paesi. Ambedue i politici hanno dichiarato la loro soddisfazione al termine dell’incontro. Né tale positivo scambio di punti di vista può essere in alcun modo messo in pericolo dagli incontri avvenuti ad Abu Dhabi tra funzionari degli Emirati e rappresentanti del regime iraniano. Dal punto di vista strettamente diplomatico, sarebbe stato assurdo che gli Emirati avessero rifiutato di scambiare le opinioni reciproche, in considerazione del fatto di essere parte importante di una regione strategicamente cruciale del sistema politico internazionale.

Gli Accordi di Abramo non ne escono in alcun modo compromessi. Gli Accordi di Abramo hanno avuto uno straordinario riflesso sugli atteggiamenti della popolazione dei Paesi firmatari. È, questo, un esito che va ben al di là degli accordi diplomatici e degli scambi commerciali. Rafforzandosi nel tempo e coinvolgendo altri Paesi mediorientali, gli Accordi di Abramo non potranno che avere conseguenze estremamente importanti a livello regionale e a quello internazionale. Se il coinvolgimento di altri Stati della regione dovesse avverarsi, in primo luogo quello dell’Arabia Saudita, il futuro del Medio Oriente sarà ben diverso dalla situazione di continua belligeranza che da decenni lo caratterizza e che ha posto Israele nella condizione di difendersi ad oltranza dall’ostilità del mondo arabo. “Stiamo assistendo – ha scritto ieri sul “foglio” Daniele Raineri – a un cambiamento irreversibile nella cultura e nella mentalità di milioni di persone in una delle aree più difficili – e da più tempo – del pianeta”. Che riflessi può avere tale cambiamento irreversibile sugli atteggiamenti e comportamenti delle classi dirigenti dei Paesi arabi firmatari degli Accordi di Abramo? Le popolazioni di quegli Stati sono stanche di vedere le loro esistenze legate agli esiti sempre nefasti delle guerre contro Israele e desiderano migliorare le loro condizioni di vita quotidiana grazie agli scambi commerciali con Israele e alle importanti innovazioni che lo Stato ebraico è in grado di offrire ai suoi vicini arabi. Se tutto questo si consoliderà, sarà impossibile agli autocrati arabi cambiare le carte in tavola e tornare alle vecchie consuetudini di ostilità verso Gerusalemme, pena la rivolta dei loro stessi sudditi. Per non dire che tale terribile evento farebbe il gioco dell’Iran, che avrebbe mano libero in una regione in rivolta. Al contrario, l’estensione degli Accordi di Abramo ad altri Paesi dell’area finirebbe per isolare Teheran ed eliminare, con il tempo, la minaccia del terrorismo di marca iraniana dallo scenario del Medio Oriente.

Ma è opportuno proiettare l’importanza degli Accordi di Abramo a livello internazionale. È noto che alcuni Paesi occidentali, Italia compresa, votano regolarmente contro Israele, o si astengono, in seno alle organizzazioni internazionali, soprattutto alle Nazioni Unite. È un ritornello che si ripete regolarmente, anche se Israele ignora giustamente tali stucchevoli esercizi di anti-israelismo. Gli Accordi di Abramo, nel momento in cui gli scambi di ogni genere si rafforzeranno e diverranno una costante nella scena del Medio Oriente, costituiranno un fatto che non potrà che avere conseguenze positive per Israele in quelle sedi. Sarà il momento in cui le posizioni contrarie a Israele non avranno più senso – per quanto la questione palestinese potrà continuare a rappresentare un pretesto per votare contro Israele – ma la situazione non sarà più quella che finora ha indotto alcuni Paesi a opporsi a Gerusalemme. Occorre, dunque, che il governo israeliano, di concerto con i Paesi arabi firmatari, si impegni in questa direzione, e soprattutto si muovano gli Stati Uniti, che finora si sono limitati ad approvare gli Accordi di Abramo senza fare nulla per implementarli in altre direzioni nella regione. Il fatto è che i negoziati di Vienna con l’Iran rappresentano per Washington un grave inconveniente, superato il quale – se sarà superato – gli Stati Uniti si ritireranno dalla regione, con tutte le conseguenze che ne deriveranno. Con tutto ciò, gli accordi arabo-israeliani hanno un valore ormai irreversibile nella scena politica e sociale del Medio Oriente.

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Antonio Donno

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