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Antonio Donno
Israele/USA
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Il nuovo antisemitismo nei campus universitari americani 18/10/2021
Il nuovo antisemitismo nei campus universitari americani
Analisi di Antonio Donno

Matteo L. Napolitano (@ML_Napolitano) | Twitter
La copertina

“ISRAELE.net” del 15 ottobre scorso riporta un articolo di Jonathan S. Tobin, pubblicato in “Jewish News Syndicate” del 12 ottobre scorso, in cui afferma esplicitamente che “Israele è l’unica nazione al mondo che ha dato origine a un movimento mondiale che mira alla sua distruzione”: il BDS (Boycott, Divestment and Sanctions). Un’affermazione cruda, quella di Tobin, che però riflette bene l’assurda situazione che si è creata nel mondo ai danni di Israele e di nessun’altra nazione dove veramente i diritti umani sono brutalmente calpestati (l’elenco sarebbe molto sostanzioso). Per questo motivo, l’azione di coloro che attuano il BDS è antisemitismo, una nuova forma di antisemitismo che mira al soffocamento economico e alla conseguente distruzione dello Stato ebraico.

Questo nuovo antisemitismo è particolarmente diffuso nelle Università americane. In un mio saggio, Anti-sionismo/Anti-israelismo. Il nuovo antisemitismo nei campus universitari americani, pubblicato in “Nuova Storia Contemporanea” (1, gennaio-aprile 2021), ho analizzato come il tradizionale antisemitismo sia stato rielaborato da gruppi numerosi di studenti – con il sostegno attivo di molti professori e talvolta delle Autorità accademiche – i quali, mediante l’uso del BDS e di altre forme di anti-israelismo, hanno via via riportato l’antisemitismo alla sua matrice più radicale: la distruzione di Israele. Secondo costoro, il BDS, reiterato nel tempo, porterebbe all’esito che gli arabi hanno cercato invano di raggiungere nelle guerre contro Israele: la distruzione dello Stato ebraico.

NY, California universities among 'hotspots' of anti-Israel, anti-Semitic  activity | The Times of Israel
Una manifestazione antisemita contro Israele


“Sionismo”, dunque, sarebbe un’ideologia che ha privato gli arabi della loro terra; ma, nei campus universitari americani, questo termine ha finito per sostituire la parola “ebreo”, inteso in senso peggiorativo. Il movimento anti-Israele, oggi più che mai presente in quei contesti e erede dell’anti-sionismo della New Left degli anni ’60, ha radici nell’ideologia del progressismo liberal americano e oggi è presente nelle fasce oltranziste del Partito Democratico, fatto che nel passato non si era mai verificato. Se, dunque, “sionismo” ha soppiantato la parola “ebreo”, l’esito non può essere che la negazione dell’esistenza di Israele come Stato degli ebrei. La conseguenza di questa sostituzione è evidente nei campus universitari in due modi: l’incremento dei comportamenti degli antisemiti, sicuri della propria impunità, contro gli studenti ebrei, e l’isolamento di questi ultimi in seno alla popolazione studentesca degli Atenei. Oggi più che mai è valida l’affermazione di Martin Luther King, Jr.: “When people criticize Zionists, they mean Jews”.

Così, la delegittimazione di Israele, come esito della condanna del nazionalismo ebraico, il sionismo, è al centro delle contestazioni anti-sioniste in varie Università americane, a favore del nazionalismo palestinese, producendo un doppio e opposto standard di giudizio, per quanto i sostenitori dei palestinesi tentino di evitare quest’accusa affermando che il nazionalismo palestinese fa riferimento a una terra originariamente araba e negando ogni precedente legame del popolo ebraico ad essa. Avendo soppiantato gli arabi nella loro terra natia, il sionista, inoltre, secondo i sostenitori del BDS, è politicamente affine all’ideologia imperialista e contrario a qualsiasi forma di terzomondismo. Ne deriva ciò che è stato denunciato dall’Anti-Defamation League: “Razzisti e demagoghi sono stati abili nell’utilizzare l’impegno delle Università a garantire la libera espressione del pensiero per mascherare la loro propaganda sotto le vesti della libertà accademica”. Studenti e professori antisemiti non hanno più avuto alcuna remora ad attaccare gli studenti ebrei come sionisti; e le autorità accademiche glissano per paura di essere accusate di limitare la libertà di pensiero. Una situazione paradossale.

L’esito del ragionamento dei nemici di Israele nelle Università americane è il seguente: essendo tutti gli ebrei di fatto sionisti, cioè responsabili della nascita di uno Stato illegittimo, perché usurpatore dei diritti storici del popolo palestinese, essi sono complici di tutte le vessazioni e usurpazioni che Israele commette ai danni degli stessi palestinesi. Perciò, gli atteggiamenti di contestazione della politica dello Stato di Israele, l’anti-israelismo, e le conseguenti iniziative di BDS, che negli ultimi anni si sono diffuse nei campus americani, sono l’esito politico più recente delle azioni degli anti-sionisti e degli antisemiti, i quali puntano, per le ragioni esposte, a sviluppare l’azione di BDS al fine di isolare economicamente Israele e portarlo alla scomparsa dal sistema politico internazionale.

In questo quadro, la condizione degli studenti ebrei all’interno delle loro Università è divenuta sempre più difficile. Nathan Sharansky ha definito gli studenti dei campus americani i “nuovi ebrei del silenzio”, un’espressione che rievoca l’esperienza degli ebrei russi nella vecchia Unione Sovietica. Il loro ruolo, secondo i contestatori di Israele, sarebbe quello di assistere passivamente alla scomparsa del loro Paese, perché “gli ebrei e oggi Israele – afferma Manfred Gerstenfeld – sono indicati come responsabili di tutti i disastri che accadono nel mondo”.

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Antonio Donno

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