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Antonio Donno
Israele/USA
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Il tracollo del Libano è un pericolo per Israele 26/09/2021
Il tracollo del Libano è un pericolo per Israele
Analisi di Antonio Donno

the Dry Bones Blog: the Beirut Blast
La vignetta di Dry Bones: il Libano ha lasciato a Hezbollah la gestione della sicurezza al porto di Beirut: ecco i risultati

Il terribile aggravamento della situazione del Libano, ormai in pieno collasso economico e politico, non scalfisce il potere di Hezbollah, ma lo rinforza grazie al radicamento del gruppo terroristico nel sistema politico del Libano e al sostegno militare dell’Iran. Benché impegnato nelle trattative con gli Stati Uniti, dopo una lunga pausa, il regime degli ayatollah continua a foraggiare gli Hezbollah; né Washington intende interferire su questo argomento, perché il suo fine è di chiudere la partita con l’Iran e ritirarsi dal Medio Oriente, come nei programmi dell’Amministrazione Biden. Dal canto suo, la Francia, che ha controllato il Paese dei Cedri negli anni tra le due guerre mondiali, grazie al mandato affidatole dalla Società delle Nazioni, non è per nulla interessata a immischiarsi nelle faccende libanesi. Il suo ritiro dalle posizioni tenute nel Sahel sta a dimostrare che Parigi intende sottrarsi ad ogni impegno in situazioni di sempre più difficile controllo.

Il collasso libanese potrà avere conseguenze per Israele? La prospettiva di un dominio completo del Paese da parte degli Hezbollah, cioè dell’Iran, porterà ad un aggravamento della pressione terroristica sui confini settentrionali di Israele? Il ritiro definitivo degli Stati Uniti dalle questioni mediorientali, dopo la firma dell’accordo con Teheran, non lascerà mano libera agli Hezbollah filo-iraniani di incrementare la propria pressione militare su Israele? Sono interrogativi non privi di fondamento. In realtà, questa pressione è già in atto, anche se a livello modesto, tale da non essere presente nella stampa e nei dibattiti negli organismi internazionali. Gli Hezbollah non intendono sospendere la loro attività contro Israele, perché in tal caso dimostrerebbero un atteggiamento contrario alla loro politica di continua pressione contro lo Stato ebraico. Da parte di Teheran l’azione dei terroristi al suo servizio ha lo scopo di dimostrare agli Stati Uniti che i negoziati in corso non escludono il prosieguo di prove di forza contro Israele e che l’eventuale firma degli accordi con Washington non significano che l’Iran intenda ritirarsi dalla sua politica di forte presenza nello scenario mediorientale.

Il probabile, definitivo controllo del sistema politico e sociale del Libano da parte di Hezbollah rientra pienamente nei progetti di Teheran. Il Libano potrà essere una base fondamentale per l’ulteriore presenza del regime degli ayatollah nella confinante Siria, oggi ancora in preda a una situazione di sfascio istituzionale. Se l’Iran, per mezzo degli Hezbollah, dovesse raggiungere il pieno controllo politico del Libano, il Paese costituirebbe la base per un’ulteriore avanzata nel cuore della Siria, nonostante la presenza militare di Russia e Turchia. Questo scenario, tuttavia, potrebbe portare ad uno scontro con Mosca e Ankara, con conseguenze drammatiche nel cuore del Medio Oriente. Di questa eventualità Israele deve tener conto.

Quando gli Stati Uniti si ritireranno dal Medio Oriente, Israele sarà isolato in un quadro politico mediorientale che sarà reso instabile dalla ripresa della politica espansiva iraniana. Benché gli Accordi di Abramo abbiano rappresentato una tappa fondamentale per una possibile stabilizzazione della regione, l’Iran continuerà ad essere l’elemento destabilizzante. Una prospettiva assai pericolosa per Gerusalemme. Inoltre, la ripresa dell’attività espansiva di Teheran – una volta usciti gli Stati Uniti dal Medio Oriente – costituirà un incentivo per Hamas e per la stessa Autorità Nazionale Palestinese, all’interno della quale i sostenitori di Hamas tendono a impossessarsi del potere, in probabile combutta con la Jihad Islamica. Di fatto, si comincia ad assistere oggi ad una convergenza operativa tra gruppi terroristici sciiti e sunniti, che mettono da parte le loro secolari opposizioni religiose nel comune obiettivo di distruggere Israele.

In definitiva, lo scopo di Teheran è di giungere ad una conclusione delle trattative con gli Stati Uniti, senza per questo accelerare i tempi e concedere nulla di sostanziale ai negoziatori americani. L’Iran, con il nuovo governo di Raisi, continua la sua penetrazione politica nel Medio Oriente e preme militarmente su Israele con una bassa, ma costante, intensità.

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Antonio Donno

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