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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Come Israele dovrebbe reagire alla continua arroganza della Francia 05/01/2019

Come Israele dovrebbe reagire alla continua arroganza della Francia 
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Manifestazione a Parigi contro l'antisemitismo islamico

 La decisione di Israele di approvare più di 2000 abitazioni nei villaggi di Giudea e Samaria ha attirato le condanne abituali da parte dell'Unione europea (UE) e della Francia. L'UE ha affermato che gli israeliani minano la fattibilità di una soluzione a due stati e le prospettive di una pace duratura e  continua a ignorare che l'autorità palestinese ricompensa sistematicamente finanziandola la violenza. Non esiste quindi alcuna relazione logica tra l'istituzione di uno stato palestinese e una pace duratura.
Il testo del portavoce del ministero degli esteri francese merita maggiore attenzione. Ha condannato la decisione di Israele di espandere gli insediamenti abitativi. Ha aggiunto che tale attività non corrisponde alla risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che vieta la costruzione di case. Malgrado la definizione dell’ International Shoah Remembrance Alliance (IHRA), le Nazioni Unite sono, tuttavia, un'organizzazione frequentemente antisemita.
Il portavoce francese ha anche ribadito che l'Unione Europea ha affermato che gli insediamenti mettono in pericolo la soluzione dei due stati, l'unica soluzione che consentirebbe la pace tra israeliani e palestinesi. 
Di solito Israele non risponde a simili condanne che a quanto pare considera una specie di rito europeo ostile. Un simile atteggiamento poteva aver senso in un momento in cui Israele era un paese che contava poco a livello internazionale. Ma la sua posizione politica è  notevolmente migliorata negli ultimi tempi, mentre
la Francia, invece, sta vivendo un periodo particolarmente negativo,  visto 
che Il  governo non è in grado di controllare le violenze delle proteste dei cittadini. Ciò rende la condanna di Israele un atto di estrema arroganza. Chi è seduto in una serra non deve lanciare pietre.
Una volta alla settimana, negli ultimi due mesi, si sono svolte in Francia importanti manifestazioni dei cosiddetti "giubbotti gialli" contro la situazione economica. Alcuni manifestanti hanno saccheggiato e distrutto proprietà pubbliche e private, persino uno dei simboli della nazione, l'Arco di Trionfo di Parigi, è stato danneggiato. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Emmanuel Macron, la cui popolarità è scesa al 23% all'inizio di dicembre. 
Come avvenne al suo predecessore,il socialista François Hollande, alla fine del 2013. Quest'ultimo è considerato il presidente francese con l’indice di popolarità più basso della storia francese. 
C'è poi un'altra ragione, persino più importante, per non lasciare passare la condanna francese senza una risposta da parte di Israele. 
L'organizzazione europea “Agenzia per i diritti fondamentali” (FRA), ha pubblicato una relazione nel dicembre 2018 intitolata “Esperienze e valutazioni sull’ antisemitismo”, lo studio più approfondito sull'antisemitismo europeo mai intrapreso. 
Sono stati intervistati ebrei in dodici Stati membri della UE - che insieme ospitano oltre il 96% della popolazione ebraica europea- di raccontare le loro esperienze sui reati di odio, discriminazione e antisemitismo. Le opinioni degli ebrei francesi sulla situazione  nel loro paese sono state le più negative. In Francia, quasi tutti gli intervistati hanno visto l'antisemitismo come un problema "reale, molto grande, importante". Una percentuale leggermente minore ha giudicato il razzismo allo stesso modo. Quasi tutti gli intervistati francesi hanno affermato che l'antisemitismo è aumentato negli ultimi cinque anni. 
Il sondaggio si è occupato specificatamente di profanazione di cimiteri ebraici, atti vandalici di edifici o istituzioni ebraiche, espressioni di ostilità nei confronti degli ebrei così come nei media e nella vita politica e su Internet (compresi i social media). 
.Praticamente tutti gli intervistati francesi considerano con la stessa valutazione le espressioni di ostilità nei confronti degli ebrei per strada e in altri luoghi pubblici. La maggior parte degli intervistati- una percentuale più alta che altrove – prevede che nell’anno nuovo si troverà a dover affrontare insulti verbali e attacchi di varia natura. Ancora una volta questa percentuale è  più alta che in qualsiasi altro paese esaminato. La Francia è anche il paese in cui la percentuale degli intervistati ha affermato di non indossare o mostrare oggetti che potessero identificarli come ebrei, gli esempi più citati la kippà e la stella di Davide. 
I musulmani sono stati giudicati la principale categoria responsabile di azioni antisemite del paese.
La situazione per gli ebrei in Francia è così grave che nel 2018 un manifesto contro l'antisemitismo musulmano ha raccolto 250 firme  di personalità di risonanza nazionale, ebrei e non ebrei. Questo documento elenca i principali elementi di violenza e incitamento contro gli ebrei provenienti da parte della  comunità di immigrati musulmani. 
Quando è iniziata la protesta dei "giubbotti gialli", il viceministro degli esteri israeliano, Michael Oren, ha scherzato sul fatto che Israele avrebbe ospitato una conferenza internazionale di pace riguardante la Francia. 
Ma prendere in giro i francesi  potrebbe non essere la migliore reazione alla condanna  del loro Foreign Office verso Israele. Rispondere a questa condanna può fornire un'occasione unica per attirare l'attenzione internazionale sul diffuso antisemitismo in Francia. Con una maggiore attenzione mediatica verso l'antisemitismo francese - e in genere in Occidente- c’è da sperare che il governo francese si deciderà a combatterlo seriamente. Inoltre, se il governo francese si renderà conto che le condanne di Israele hanno un effetto boomerang, il guadagno netto di Israele sarà ancora maggiore.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.


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