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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Il commissario tedesco interviene contro il maggior quotidiano di sinistra per una vignetta nazista 27/05/2018

Il commissario tedesco interviene contro il maggior quotidiano di sinistra per una vignetta nazista 
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Dopo la pubblicazione di un'altra vignetta antisemita sulla Süddeutsche Zeitung (SZ), la maggior parte dei media ha erroneamente considerato gli sviluppi successivi come un caso isolato. Questo quotidiano tedesco della sinistra è uno dei giornali più letti in Germania. La SZ è considerata, insieme alla Frankfürter Algemeine Zeitung e Die Welt uno dei tre quotidiani di qualità a livello nazionale. 

Il 15 maggio la SZ ha pubblicato una vignetta dell'85enne Dieter Hanitzsch, con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu –dopo la vittoria alla Eurovisione della israeliana Netta Barzilay su Eurovision- mentre teneva in mano un missile con una stella di David, disegnandolo con naso, orecchie e labbra molto pronunciati, un classico stereotipo antisemita, dabdo origine 
a molte reazioni negative. Pochi giorni dopo il caporedattore della SZ, Ernst Krach, ha ammesso che la vignetta aveva provocato discussioni sia all'interno che all'esterno del giornale, affermando però che il caricaturista ha voluto soltanto richiamare l'attenzione sul fatto che il concorso Eurovision 2019 si svolgerà il prossimo anno a Gerusalemme. 
Krach ha poi aggiunto che si potrebbe comunque interpretare il disegno in modo diverso e considerarlo antisemita. La SZ si è scusata dicendo che era stato un errore pubblicarla. 

Dopo queste parole, in genere le polemiche finiscono. Ma il nuovo commissario tedesco per l'antisemitismo, Felix Klein, è intervenuto, affermando che la "caricatura crea similitudini con i disegni intollerabili della propaganda nazionalsocialista. Anche se le caricature sono ironiche non dovrebbero provocare, mentre questa ha superato la linea rossa. " I
l sindacato della stampa tedesca ha allora aperto un'inchiesta, visto che la dichiarazione di Klein significava che un funzionario governativo stava accusando la SZ di pubblicare materiale di stampo nazista.
Il giornale allora ha deciso di licenziare Hanitzsch, che lavorava al giornale da decenni. In passato, aveva ricevuto la Croce federale al merito. Hanitzsch ha reagito con una lunga spiegazione sul perché il suo disegno non fosse da ritenersi antisemita,anche se aveva ricevuto reazioni che affermavano quanto la vignetta era simile a quelle del nazista Julius Streicher, condannato a morte durante i processi di Norimberga e impiccato.

Spetta agli psicologi valutare quanto Hanitzsch sia stato influenzato dal periodo nazista che ha vissuto quando era giovane. Ma l'abituale attitudine anti-Israele della SZ è molto più importante di questo caso singolo. Infatti l'ostilità del quotidiano ha una lunga storia. 
Nel 2013, la SZ pubblicava una caricatura di Ernst Kahl, un mostro con due corna che stava mangiando. La didascalia diceva: "La Germania lo nutre, da decenni Israele viene servito, in parte senza pagamento, con le armi". 
Nel 2014, un’ altra vignetta antisemita è apparsa sulla SZ. 
Burkhard Mohr ha disegnato l'inventore ebreo di Facebook, Mark Zuckerberg, come un polipo che avvolge con i suoi tentacoli i social media per controllarli, disegnandolo con un naso lungo e labbra carnose, ancora una volta tipici stereotipi antisemiti. 
Il Centro Simon Wiesenthal ha reagito affermando che la vignetta ha dimostrato in pieno l’antisemitismo del disegnatore. Mohr ha negato che il suo disegno fosse antisemita, per poi scusarsi.

Il belga Joel Kotek, il più esperto studioso di caricature antisemite, ha osservato che i disegnatori arabi spesso raffigurano gli ebrei come creature malvagie come ragni, vampiri o piovre. Ha aggiunto che il motivo dell’ odio arabo è entrato ormai nella società occidentale. Tutto questo, tuttavia, non è paragonabile con una poesia anti-israeliana pubblicata nel 2012, in cui  il vincitore del premio Nobel per la letteratura tedesca Günther Grass ha affermato che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo iraniano con bombe nucleari. 
Grass, che in gioventù era stato membro dei WaffenSS, doveva sapere - come gli editorialisti della SZ – che sono i leader iraniani ad aver minacciato Israele di genocidio. Eppure ha scritto il contrario. 

La poesia divenne un simbolo della cultura di sinistra europea che odia Israele. Uscì anche su cinque giornali di sinistra europei: l'italiano La Repubblica, il britannico Guardian, lo spagnolo El Pais, il danese Politiken e il norvegese Aftenposten.

L'antisemitismo di destra è stato presente nei media tedeschi per molti anni. Dal dicembre 2017, dopo l'incendio di una bandiera israeliana a Berlino da parte dei musulmani tedeschi, l'antisemitismo musulmano viene regolarmente condannato dai leader politici tedeschi. In questo caso, tuttavia, si è verificata una reazione non comune. Un esempio del diffuso progressivo antisemitismo su uno dei giornali più diffusi in Germania è stato segnalato da un funzionario governativo. 
Questo è tanto più importante perché la SZ è il quotidiano della sinistra più diffuso in Germania. Questo fa sperare che giudizio negativo del commissario sulla vignetta della SZ sia l'inizio di una azione più frequente contro l’ incitamento all'odio anti-israeliano sui giornali della sinistra, anche perché la SZ è in buona compagnia. 
Nel 2012, il Centro Simon Wiesenthal ha definito il giornalista Jakob Augstein,  uno dei dieci maggiori responsabili della diffusione dell’ antisemitismo nel mondo. Ma l'ipotesi che la Germania possa liberarsi dell'antisemitismo 75 anni dopo aver commesso un genocidio di quella dimensione, è pura illusione. Gli effetti continuano a manifestarsi in molti modi e in molti settori della società tedesca, compreso il segmento che fa capo alla sinistra.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. 


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