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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Le delusioni degli odiatori del BDS 21/02/2018

Le delusioni degli odiatori del BDS
Commento di Manfred Gerstenfeld 

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Il sondaggio Internazionale del 2014 curato dalla Anti-Defamation League ha documentato come nel mondo ci siano più di un miliardo di antisemiti, ovvero 70 antisemiti ogni singolo ebreo. 
Se un israeliano va in giro per il mondo può essere sicuro di incontrare questi fanatici, anche se non lo dicono apertamente. Gli israeliani dovrebbero chiedere al governo di impedire l’ingresso nel paese di questi antisemiti pieni di pregiudizi. 
Già avviene con la nuova legge che riguarda gli iscritti al movimento BDS, 20 sezioni di questo movimento non potranno più mettere piede in Israele. 
Il Washington Post, scrive che in queste organizzazioni, due sono guidate da ebrei: la “ Jewish Voice for Peace” (JVP) e “ Code Pink”. La Anti-Defamation League include JVP nell’elenco del 2013 fra le 10 organizzazioni più anti-Israele degli Stati Uniti.

Qualcuno ritiene che a questi odiatori del BDS interessi poco di non poter entrare in Israele. Alle Nazioni Unite vi sono 193 stati membri. Perchè qualcuno dovrebbe visitare l’unico paese che viene già da sempre criticato? 
La definizione di anti-semitismo del Dipartimento di Stato stabilisce che chiunque applica il doppio standard di giudizio chiedendo a Israele un comportamento che non viene invece richiesto a tutte le altre nazioni democratiche è anti-semitismo. 
La stessa definizione è stata votata dalla “International Shoah Remembrance Alliance”, di cui fanno parte 31 paesi, tutte le democrazie occidentali, compresi gli Usa. 

Alcuni fra gli esclusi cui è proibito l’ingresso in Israele perchè appartenenti agli odiatori del BDS, si sono dichiarati contro la nuova legge. Rebecca Vilkomerson, direttrice della “Jewish Voice of Peace”, ha scritto: “ BDS è un appello dalla società civile palestinese a costruire un movimento globale di pressione per far cessare l’occupazione di Israele” Un chiaro esempio di come si diffonde una menzogna. L’intera striscia di Gaza e la maggioranza dei territori della Cisgiordania sono sotto il controllo palestinese, per cui non sono occupati. 
La cosiddetta “società civile palestinese” difficilmente può essere definita civile. Le uniche elezioni parlamentari,avvenute nel 2006, hanno dato la maggioranza ad Hamas, un partito che si propone il genocidio degli ebrei. Fatah, l’unico altro partito ad avere ottenuto un significativo numero di deputati, controlla l’Autorità Palestinese, che finanzia abbondantemente chi uccide i cittadini israeliani.

Ariella Gold, co-direttrice di Code Pink, ha attaccato ancora una volta Israele in un articolo su Forward, dopo che le è stato proibito l’ingresso, affermando “ spero che questo isolamento avvicinerà alla vittoria la battaglia globale dei palestinesi. Se non altro, rafforzerà nei miei figli, come sarà per me, la volontà di dedicare le nostre vite alla conquista di libertà e giustizia per i palestinesi”.
Non scrive nemmeno una parola della enorme criminalità palestinese promossa e sostenuta dalla leadership palestinese.

Il New Israel Fund non sostiene il BDS, ma secondo NGO Monitor finanzia alcune organizzazioni che lo diffondono. E pesa il giudizio del NIF:  “ vietare l’opposizione politica è la politica delle autocrazie, non delle democrazie”. 
Il BDS è un movimento antisemita nemico di Israele, non una opposizione politica. 
Al tempo della guerra fredda, gli Usa espulsero membri stranieri dei partiti comunisti anche se non si erano espressi pubblicamente conto l’America. 
Secondo il NIF, allora, anche gli Usa dovrebbero essere definiti retroattivamente una autocrazia? 
Olanda e Belgio fanno di tutto per espellere gli imam stranieri, allora non sono più delle democrazie? Chiunque può chiamaresi attivista dei diritti umani, un combattente per la giustizia sociale o un anti-razzista e nello stesso tempo dimostrare solidarietà per degli assassini?
Un esempio illuminante è stato il Forum delle Ong “World Conference Against Racism” di Durban del 2001.

La “Legge del Ritorno” permette agli ebrei di tornare a vivere in Israele, un paese che per tradizione rappresenta la casa/rifugio per tutti gli ebrei, perseguitati e non. Da questo punto di vista è uno degli stati più aperti e generosi che esistono. 
L’idea che però chiunque sia ebreo è il benvenuto è di fatto obsoleta, dato che una pur minuscola percentuale di ebrei sono tra i più fanatici demonizzatori di Israele. Questo non può più essere impunito, per cui la Legge del Ritorno dovrebbe essere aggiornata.
E’ giunto il tempo che l’immigrazione degli odiatori di Israele, debbano, per vivere nel nostro paese, dimostrare un chiaro cambiamento delle loro opinioni e compensare il danno arrecato in passato a Israele con un periodo lavoro socialmente utile.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. 
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