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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Gli interessi dietro il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Qatar 16/01/2021
Gli interessi dietro il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Qatar
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Yehudit Weisz)


L'anno 2021 è iniziato con una ventata di novità: dopo tre anni di boicottaggio diplomatico ed economico del Qatar, accompagnato da un embargo logistico, Arabia Saudita e Qatar firmeranno un accordo che porrà fine alla controversia. Tale accordo è stato raggiunto con l'aiuto del team negoziale americano composto da Jared Kushner, Avi Berkowitz, Adam Buehler e Brian Hook. La disputa tra Arabia Saudita e Qatar era derivata da diversi fattori: il sostegno del Qatar all'Iran, con cui condivide il più vasto giacimento di gas naturale al mondo; il suo sostegno ai Fratelli Musulmani, nemesi dei sauditi; e il suo sostegno ad Al Jazeera, fonte di propaganda anti-saudita. Questi fattori sono andati di pari passo con un elemento storico: il rifiuto da parte della famiglia Thani, che governa il Qatar, di unirsi al Regno Saudita nonostante che in Qatar, come in Arabia Saudita, predomini la scuola di diritto religioso Hanbali e il suo ramo wahhabita. I contrasti tra Riyadh e il Qatar non erano iniziati tre anni fa ma molti anni prima. Tuttavia, i sauditi non erano stati in grado di contenere l'opposizione del Qatar fino all'avvento del principe ereditario Muhammad bin Salman che, avendo scoperto che il Qatar stava aiutando i ribelli Houthi nello Yemen, decise di dare un giro di vite. La fine della controversia punta alla riunificazione del Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC), un'organizzazione che comprende gli Stati della Penisola Arabica (escluso lo Yemen).

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Negli ultimi tre anni, ci sono stati passaggi di messaggi tra le leadership saudita e qatariota (principalmente attraverso i governi di Kuwait e Oman) nel tentativo di calmare le tensioni tra i due Stati, entrambi consapevoli che la disputa li stava indebolendo di fronte all'espansionismo iraniano. Gli sforzi dei funzionari dell'amministrazione Trump hanno portato a compimento questi contatti. L'ex Primo Ministro ed ex Ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Hamad bin Jassim Thani, ha elogiato l'accordo con i sauditi per aver aperto il confine terrestre tra i due Paesi, e ha scritto: “La crisi scoppiò e durò a lungo, ma ora è giunta alla fine. In questo momento non voglio entrare nelle ragioni e nei dettagli della crisi, la più lunga e difficile nella storia del Consiglio di cooperazione del Golfo. Accogliamo con favore la fine di questa crisi dal profondo del nostro cuore e chiediamo a tutti di imparare la lezione, di modo che tali crisi vengano evitate in futuro. Se vogliamo evitare crisi in futuro, dobbiamo esaminare attentamente e risolutamente le ragioni di questa crisi; le ferite psicologiche che sono state inferte alla società del Golfo, che hanno minato la fiducia futura; e soprattutto le frizioni politiche e il grande danno economico che ha provocato”. Questo accordo, come la crisi che lo ha preceduto, si trova sotto la pesante ombra di Teheran ed è stato influenzato da alcuni importanti sviluppi. In primo luogo, si prevede che l'imminente ingresso di Joe Biden alla Casa Bianca cambierà sostanzialmente la politica statunitense nei confronti dell'Iran. In secondo luogo, l'Iran ha iniziato ad arricchire l'uranio al 20%, un passo significativo nella direzione della bomba nucleare. Terzo, l'Arabia Saudita non è riuscita a respingere in Yemen e in Iraq le milizie filo-iraniane e ad evitare la minaccia che esse rappresentano per il Regno e per la sua difficile situazione economica. E infine, durante i tre anni di blocco, l'Iran aveva fornito aiuti al Qatar. I media iraniani hanno riportato l'accordo tra Arabia Saudita e Qatar senza commenti o citazioni da parte di alti funzionari iraniani. Quei funzionari non hanno fretta di rispondere, anche perchè, data la profonda penetrazione dell'intelligence iraniana negli Stati del Golfo e gli stretti legami con la leadership del Qatar, senza dubbio sapevano dei contatti tra sauditi e qatarioti.

Chiaramente, quindi, l'accordo è stato raggiunto con il consenso iraniano. Una delle ragioni per cui Teheran accetta l'allentamento delle tensioni tra sauditi e qatarioti potrebbe essere il timore di un'azione statunitense contro l'Iran durante le ultime due settimane di presidenza Trump. Nel frattempo, l'Iran ha sequestrato una nave cisterna sudcoreana per motivazioni discutibili al solo scopo di mostrare al mondo che nessun protagonista internazionale può piegare Teheran alla sua volontà. Questa dimostrazione di forza è un'indicazione del tipo di accoglienza che l'Iran sta preparando per Biden mentre cerca di prevenire, anche in questa fase, qualsiasi intenzione che lui o il suo team negoziale potrebbero avere per fare pressione su Teheran affinché modifichi i termini dell'accordo nucleare del 2015. La questione di interesse per Israele è se il disgelo tra sauditi e qatarioti e la possibile riduzione delle tensioni tra Riyadh e Teheran, consentirebbe all'Arabia Saudita di continuare a progredire verso il riconoscimento reciproco con Israele senza suscitare troppa rabbia tra la leadership iraniana e nelle sue milizie per procura in Yemen ed in Iraq. È troppo presto per rispondere a questa domanda perché la posizione iraniana deriva da diversi fattori che non possono ancora essere valutati: lo stato dei negoziati con l'amministrazione Biden sulle condizioni per un ritorno degli Stati Uniti all'accordo nucleare; il futuro delle sanzioni statunitensi all'Iran;  l’attività saudita nello Yemen; la situazione economica dell'Iran e la stabilità del regime, e così via. Il popolo e la leadership in Israele dovranno capire, tuttavia, che i nuovi legami di Gerusalemme con gli Stati della Penisola Arabica, inclusi gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, non sono scolpiti nella pietra ma sono soggetti ai cambiamenti causati dalle vicissitudini nelle relazioni di quegli Stati con l’Iran. Va tenuto presente che il Medio Oriente - e ciò include la politica stessa di Israele - è costruito su dune di sabbia che cambiano forma a seconda dei venti prevalenti.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Studi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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