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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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/Cos’è che rende lo Stato Islamico così attraente? 07/11/2014
 Cos’è che rende lo Stato Islamico così attraente?
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochedl Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

Perché i giovani si precipitano in massa ad arruolarsi nell’ISIS ? Non si può ignorare che lo Stato Islamico (Daesh) sia molto popolare nel mondo islamico. Ogni giorno un gran numero di persone provenienti da tutte le parti del mondo - sia musulmani, che aspiranti tali -  si precipitano in massa presso i centri del Jihad di Siria e Iraq, pronti a dare la vita per lo Stato Islamico.
Diversi movimenti, tra i quali di recente Ansar Bayt al-Maqdis, un gruppo terroristico con base nel Sinai e che costituisce una minaccia per l'Egitto, ha giurato fedeltà al leader dello “Stato”, il Califfo Abu Bakr al Baghdadi.

Inoltre, non si può ignorare che in nessuna parte del mondo islamico c’è stata una protesta o una qualsiasi manifestazione contro lo Stato Islamico, nemmeno contro il suo perseguitare minoranze, donne e bambini.
Questo silenzio assoluto è in netto contrasto con le violente manifestazioni di condanna espresse da quello stesso mondo islamico contro caricature, film e azioni militari nei confronti dell’islam, un mondo che approva le decapitazioni, le uccisioni di massa delle minoranze e la vendita delle donne nel mercato degli schiavi.

C'è un'altra domanda alla quale occorre rispondere, per capire perché, negli anni in cui era attiva, Al Qaeda non era così attraente come lo è oggi lo Stato Islamico. La risposta più efficace a queste domande è che per molti musulmani, lo Stato Islamico rappresenta l’Islam vero, puro, santo, originale e incontaminato. E’ l'Islam che Maometto aveva imposto come guida ai suoi fedeli nel mondo, una guida che era poi continuata dai suoi successori.
I musulmani hanno letto o sentito parlare di libri sulla storia islamica, dove viene descritto, con grande orgoglio e senza un briciolo di vergogna, il modo in cui le forze islamiche hanno conquistato gran parte del mondo del VII secolo, massacrando infedeli, saccheggiando chiese e monasteri, vendendo infedeli al mercato e costringendo i vinti a convertirsi.

 Gli storici islamici non hanno mai sentito il bisogno di scusarsi per il modo in cui hanno conquistato il mondo, tanto che descrivono costantemente l'Islam come una religione di pace. Lo Stato Islamico oggi sta facendo la stessa cosa: conquista territori, decapita, crocifigge, vende uomini e donne al mercato degli schiavi, allo stesso modo in cui i primi musulmani avevano agito nel settimo secolo. Taglia le mani ai ladri, lapida le adultere, frusta i criminali, tutto in conformità con la legge della Shari’a.
Può un credente musulmano protestare contro la Shari’a?
Può protestare contro pratiche musulmane che riportano ai giorni gloriosi del Profeta e dei suoi seguaci?
Può un musulmano criticare il comportamento di Maometto, quando la fede islamica lo dichiara infallibile?
A differenza di Al Qaeda, che non prese mai il controllo sul territorio al fine di istituire uno Stato Islamico, l’ISIS è la moderna espressione territoriale di quello che sembra replicare esattamente ciò che Maometto aveva creato nel VII secolo. La scritta sulla bandiera dell’ISIS risale al VII secolo e i seguaci credono che contenga le parole di Maometto. Molti combattenti vestono di nero, come i primi guerrieri dell'Islam. Oggi il capo dell’ISIS è un Califfo, titolo dato ai capi che sono succeduti a Maometto.

E’ questo un punto cruciale, perché l'istituzione del Califfato era stata sciolta nel 1924 da Mustafa Kamal Ataturk, che ora è stato dichiarato nemico dell'Islam, perchè aveva sospeso la Shari’a, dato fuoco alle moschee, chiuso le madrasse, favorito il passaggio dalle lettere arabe a quelle latine e cercato di sradicare l'Islam dalla Turchia con tutti i mezzi a sua disposizione.
L’ISIS tuttavia, è riuscito a resuscitare il Califfato, facendo vibrare una corda sensibile nel cuore islamico.

 Un altro problema è che l’ISIS non esita a minacciare le potenze occidentali infedeli, e non ha alcun problema a massacrare cittadini americani e britannici, i simboli dell’egemonia occidentale degli infedeli cristiani. Questi omicidi vengono ripresi con arroganza e senza vergogna dalle telecamere, mentre gli assassini leggono uno sprezzante messaggio in inglese destinato ai leader occidentali, considerati i più forti al mondo. L'audacia dell’ISIS rende orgogliosi i musulmani in tutto il mondo, gli fa credere che questo è il solo modo di agire e parlare agli infedeli.

Questo problema è particolarmente importante per i giovani musulmani che vivono in Europa e negli Stati Uniti,  non integrati nella società occidentale, sviluppando invece sentimenti di rabbia contro i Paesi in cui sono cresciuti.
Il loro esodo verso i centri del Jihad in Iraq e Siria nasce dalla loro volontà di punire l’Occidente per aver spinto loro, figli di immigrati, ai margini della società e per averli discriminati, malgrado siano nati, cresciuti e istruiti in Occidente.
Di recente, sono usciti diversi video che mostrano immagini gioiose delle  giovani donne yazidi, rapite e consegnate ai combattenti dell’ISIS per servire come schiave. Le ritraggono mentre parlano con i combattenti prima di venire consegnate ai rapitori. Nelle società tradizionali islamiche, dove gli uomini non sono autorizzati ad avere alcun contatto con donne diverse dalle loro mogli, questa scomparsa dei divieti agisce come un forte polo di attrazione.

 Lo Stato Islamico è arrivato in un mondo in cui i social network - youtube, facebook, twitter - sono alla portata di tutti, soprattutto attraverso l'uso dei telefoni cellulari. L'utilizzo intensivo di questi metodi di comunicazione da parte degli attivisti dell’ISIS, facilita la diffusione delle loro idee, le propaganda per reclutare volontari.
Lo Stato Islamico è un'organizzazione ricca: si è impadronita del controllo sui campi petroliferi, vendendo il greggio ad altri Paesi - probabilmente la Turchia – direttamente o indirettamente. I combattenti dell’ISIS rapinano banche, rapiscono persone per trarne riscatti milionari, ricevono massicci finanziamenti da paesi come il Qatar, impongono tasse sulle popolazioni costrette a vivere sotto il loro controllo, nelle zone che hanno conquistato.
Tutto questo permette allo Stato Islamico l'acquisto di armi, munizioni, mezzi di comunicazione e di trasporto che creano una immagine di successo - e niente conta come il successo per attirare nuovi volontari.

Lo Stato Islamico si è impadronito di arsenali di armi americane che appartenevano all'esercito iracheno e che sono ora nelle mani dei jihadisti. Stessa sorte è toccata alle armi destinate ai curdi che combattono a Kobane, nel nord della Siria, cadute nelle mani dell’ISiS.
Molti musulmani credono che le armi americane che sono usate dai combattenti del Jihad per combattere l'America siano un segno dal cielo per dimostrare che Allah sta aiutando i combattenti del Jihad a vincere contro i nemici con l’uso delle loro stesse armi.

Un confronto: Al Qaeda non controlla alcun territorio, non raccoglie tasse, non impone la shari’a sulle popolazioni locali, non ha come capo un Califfo, e anche il suo jihad contro gli infedeli è diminuito nel corso degli anni. L'immagine di Al Qaeda è quella di una stanca, vecchia, decrepita organizzazione che si è persa per strada, mentre - a questo punto - lo Stato Islamico appare giovane e vitale, le cui azioni sono in perfetto accordo con i precetti islamici e che non dà alcuna importanza ai costumi culturali eretici, materialisti e permissivi che la cultura occidentale – dicono - cerca di inculcare ai musulmani in tutto il mondo.

 Da come stanno le cose, l’ISiS è probabile che cresca ancora di più nei prossimi mesi, diventando sempre più pericoloso e influente in Medio Oriente e forse del mondo. Quest’organizzazione può essere fatta sparire soltanto in uno di questi due modi.
Il primo: con una guerra all'ultimo sangue, dichiarata dal mondo intero, mettendo gli "stivali sul terreno" per eliminare o incarcerare i jihadisti, fino all'ultimo uomo. Il problema con questo scenario è l’elevato prezzo in vite umane e in risorse che il mondo dovrà pagare per realizzarlo.
Il secondo scenario è quello che si è sempre presentato nella storia islamica: una volta che un gruppo inizia a governare,  compaiono poi delle faide interne basate su ideologia, religione,denaro, differenze personali, animosità tribali e organizzative che portano infine alla disgregazione e alla caduta del potere.
Il problema con questo scenario è che ci vuole molto tempo perché si avveri, possono passare decenni durante i quali l'organizzazione continua a spargere sangue trasformando in un inferno la vita di tutti.

In attesa che una delle due opzioni si realizzi, il mondo non fa nulla per bloccare l’ISIS, che avanza, ottiene il controllo su più territori e minaccia le altre nazioni ai suoi confini, mentre organizzazioni e volontari sono in trepidante attesa di entrare a farne parte. Lo Stato Islamico è senza dubbio più attraente di al-Qaeda, questo lo rende più forte e lo trasforma in un chiaro pericolo, per il Medio Oriente e per il mondo intero.

Il vero problema oggi in Occidente è che troppi politici europei dipendono dai voti delle grandi e sempre crescenti popolazioni musulmane, il che significa che ci sono poche probabilità che prendano in futuro posizione contro qualsiasi pericolo collegato all’islam, compreso quindi lo Stato islamico. E che non sappiano di conseguenza come dovrebbe essere affrontato.

  Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi


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