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"La Giordania ha paura della Palestina ", analisi di Mordechai Kedar
Da alcune settimane il re Abdallah di Giordania recita il seguente mantra: se i negoziati tra Israeliani e Palestinesi non progrediranno, se Israele non rinuncerà a Gerusalemme e non evacuerà tutti gli insediamenti in Cisgiordania, allora scoppierà la guerra. Il re che parla un inglese britannico perfetto dà l’impressione di essere un leader equilibrato e responsabile, per il quale la porta della Casa Bianca è sempre aperta. Tuttavia, l’entusiasmo di Sua Maestà per la nascita di uno stato palestinese e la sua improvvisa trasformazione in ‘paladino’ dei Palestinesi nascono dalla sua preoccupazione non tanto per la Palestina, quanto per il suo regno. Va notato, infatti, che il governo giordano in questi giorni sta revocando la cittadinanza a migliaia di Palestinesi che abitano in Giordania da decine d’anni. In assenza di uno stato palestinese, emerge l’eventualità di stabilizzare in modo permanente la situazione attuale, che vede tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano un’entità politica, cioè uno stato binazionale in cui vivranno Arabi ed Ebrei grazie a un accordo politico. In questo scenario il re giordano teme che riemergerà con forza l’idea e lo slogan della ‘patria sostitutiva’, cioè quella che vede in Giordania la vera patria palestinese (dove in effetti i Palestinesi sono in maggioranza, oltre il 70% della popolazione, regina compresa, n.d.t.), nella quale i Palestinesi realizzeranno la loro aspirazione all’indipendenza. Ecco perché re Abdallah non si preoccupa in realtà della Palestina, ma del suo regno: uno stato palestinese e ovest del fiume Giordano (territori considerati occupati da Israele dopo il 1967, n.d.t.) metterebbe fine all’idea della ‘patria sostituiva’ e legittimerebbe il suo regno. A chi importa, se sarà soltanto Israele a pagare il prezzo della costituzione di questo stato? A questo punto sarebbe logico porre a re Abdallah una domanda molto semplice: se la Giordania è così interessata a far nascere uno stato palestinese nella Giudea-Samaria, con capitale Gerusalemme, perché non l’ha creato quando ne aveva la facoltà, cioè durante i settemila giorni tra il 1948 e il 1967, mentre dominava su queste terre? Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |
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