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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Gli ipocriti della memoria 21/04/2023
Gli ipocriti della memoria
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Giorno della memoria: 27 gennaio 1945, in ricordo delle vittime della shoah

Quest'anno in Israele, come di consueto, la commemorazione della Shoah è stata osservata nel doveroso raccoglimento. Ma ha anche dato vita a quelle che devono, ahimè, essere definite come le solite banalità da parte dei grandi della Terra, che hanno ripetuto in coro “mai più.” Vogliamo credere che siano sinceri. Tuttavia, va constatato che quasi ovunque nel mondo si stanno moltiplicando le manifestazioni di antisemitismo e che l'anno 2022 ha visto un'impennata degli attacchi contro gli ebrei. Questi attacchi assumono varie forme. In primo luogo c'è “l’inciviltà”, un mirabile eufemismo che copre i graffiti offensivi e/o minacciosi su dei monumenti e dei siti associati all'ebraismo, su delle attività commerciali appartenenti ad ebrei e persino su delle tombe. La stampa ne parla poco o per niente. Ci sono anche gli insulti rivolti a un ebreo che cammina tranquillo per strada, insulti talvolta accompagnati da sputi. Il gruppetto che “si diverte” a terrorizzare lo scolaretto che porta la kippah sbarrandogli la strada. La kippah a volte viene gettata a terra. Soltanto in Francia si conterebbero a centinaia gli “incidenti” di questo tipo; ma ne viene denunciata solo una frazione. Di rado vengono trovati i responsabili e ancor più raramente vengono puniti. E poi ci sono le vecchiette assassinate, l'indulgenza della giustizia verso gli assassini. Infine gli assalti alle sinagoghe, i fedeli indifesi mitragliati nella sinagoga dove erano venuti a pregare. Sullo sfondo, la letteratura antisemita sempre fiorente, i famosi falsi che sono     ‘I Protocolli dei Savi di Sion’ occupano un posto d'onore alle fiere del libro nei Paesi arabi, dove la negazione della Shoah è più presente che mai e l’aggettivo qualificativo “sedicente” è  regolarmente unito alla menzione dell’Olocausto. Il fatto nuovo sta nei social, sempre pronti a spargere le voci più assurde, purché si tratti di puntare il dito contro gli ebrei, di diffondere fantasiose teorie complottiste.  Allora, “mai più”? Ma siamo seri, dirai. Senza dubbio. Solo che, a pensarci bene, l'orrore della Shoah non avrebbe potuto essere concepito e realizzato senza l'atmosfera che regnava allora. Una solida tradizione di antisemitismo su sfondo religioso, rafforzata da un'abbondante letteratura in cui autori rinomati come Pierre Loti si affiancano a teorici della razza e ad altri autori di pamphlet. Ricordiamo l'affare Dreyfus; “Che Dreyfus sia colpevole, l'ho capito dalla sua razza”, dice uno dei protagonisti.   

Ma cosa vediamo oggi? Da un lato un Paese come l'Iran che chiede apertamente la scomparsa dello Stato ebraico e che sostiene attivamente Hezbollah e Hamas mentre stabilisce basi avanzate in Siria; dall'altro, una vasta impresa di delegittimazione e demonizzazione dello Stato ebraico basata sulla promozione di una narrazione parallela che ignora la verità storica. Oggi c'è un'intera generazione che sostiene con forza l'agenda del movimento BDS e il suo slogan “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera.”  E’ facile immaginare cosa questo programma comporti.

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Michelle Mazel

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