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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il ciclo infinito delle “rappresaglie” e il sostegno dell’Occidente 13/03/2023
Il ciclo infinito delle “rappresaglie” e il sostegno dell’Occidente
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Palestinian groups branded terrorists by Israel say they are being silenced  - BBC News

Venerdì sera un attacco a Tel Aviv ha ferito tre israeliani, tutti civili; il terrorista è stato ucciso.
Un altro attentato è stato evitato per un soffio, il terrorista è fuggito, abbandonando la sua borsa piena di esplosivi. Per Le Monde, tutto ciò avviene “in un clima di forti tensioni e di una decisa recrudescenza della violenza  legata al conflitto israelo-palestinese dopo l’insediamento, a fine dicembre, di uno dei governi più di destra della storia d’ Israele, guidato da Netanyahu.”

Il che è manifestamente inesatto. Questo grande quotidiano che è stato Le Monde, avrebbe dovuto consultare i propri archivi. Tensioni e violenze non hanno aspettato le ultime elezioni. Occorre ricordare l'ondata di attentati della primavera del 2022 – appena un anno fa – con 18 morti e 97 feriti… Menzioniamone solo due: quello di marzo con cinque morti nelle strade di Bnei Brak e a maggio l’attacco con un'ascia che uccide tre passanti, ferendone gravemente altri tre a Elad. Infine, ad agosto c'è stato un nuovo scontro con il movimento di  Hamas di Gaza. E’ proprio questo che spiega la vittoria della destra, tanto erano esasperati gli israeliani dalle manifestazioni di un terrorismo indiscriminato che colpiva a caso uomini, donne e bambini. Erano pertanto, ahimè, abituati e sapevano di non poter contare sulla comprensione di un Occidente che ha scelto il suo campo. Secondo un rituale ormai consolidato, o i servizi di sicurezza uccidono il terrorista sul posto, oppure lui riesce a fuggire, ma prima o poi viene raggiunto ed eliminato. L'organizzazione terroristica di cui faceva parte proclama l'intenzione di “vendicare il martire.”  La stampa occidentale affermerà quindi di vedere nel successivo attentato le rappresaglie annunciate, legittimandole in un certo senso. Un meccanismo ben collaudato che sfida la logica. Ma, vi diranno, il terrorismo è l'arma dei deboli che non hanno altri mezzi per affrontare l'oppressore. Solo che dopo la Guerra d'Indipendenza, quando i Paesi arabi rifiutarono di riconoscere il giovane Stato e i giordani occuparono illegalmente Giudea e Samaria, che sarebbero tornate allo Stato arabo come previsto dalla Risoluzione di spartizione votata dalle Nazioni Unite, gli attacchi terroristici contro Israele si sono moltiplicati. Bande di guerriglieri armati – i Fedayn, chi se li ricorda più? – effettuavano sanguinose incursioni contro le popolazioni civili. Erano, secondo l'Enciclopedia Britannica, “palestinesi che operavano contro Israele da basi in Siria, Libano e Giordania  con l'obiettivo di ripristinare l'egemonia araba nella Palestina storica.” In pratica, non si trattava di creare uno Stato palestinese “in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza”, dato che la prima era stata annessa alla Giordania e che la seconda era stata occupata dall'Egitto.

Non si parlava di “occupazione” di “colonie” e di “coloni.”  Si trattava puramente e semplicemente di cancellare Israele dalla carta geografica. L'esercito quindi lanciava operazioni di rappresaglia, non esitando a perseguire i responsabili oltre i propri confini. Secondo uno scenario tristemente famoso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha sistematicamente condannato queste rappresaglie.

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Michelle Mazel

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