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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Quando Le Figaro mette a tacere il massacro degli ebrei 08/12/2022
Quando Le Figaro mette a tacere il massacro degli ebrei
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


File:Le Figaro logo.svg - Wikipedia

Nella rubrica “Viaggi” Le Figaro del 30 novembre fa scoprire ai suoi lettori un mondo sconosciuto: quello del regno ebraico di Khaybar, nel nord-ovest dell'Arabia Saudita. “Quello che vediamo è tanto più sorprendente in quanto se ne ignorava l’esistenza. È allora una storia completamente diversa quella che guida i nostri passi: l'occupazione ebraica di Khaybar. Qui riposa in pace il loro regno d'Arabia. Una miriade di fortezze in rovina torreggiano come isolotti di cartapesta su un mare di palme. Gli autori arabi menzionano sette, otto, persino nove fortificazioni, a volte con nomi diversi.”   Perché questo oblio e questa riscoperta tardiva?  Considerata luogo significativo, l'oasi fu da allora proibita. Quasi inaccessibile fino a poche settimane fa. “È un argomento delicato. Il toponimo è spesso utilizzato a fini ideologici, per via della vittoria del profeta e dei suoi compagni, tra cui Alì, sulle popolazioni ebraiche locali”, spiega uno dei responsabili del progetto.  E continua a raccontare: “Una breve leggenda evocava la famosa battaglia che lì contrappose le tribù ebraiche ai musulmani di Maometto, che ne uscì vittorioso nel settimo anno dell'Egira (628-629).”  Una breve leggenda? Di cosa si tratta esattamente?  Ancora prima della distruzione di Gerusalemme e della deportazione in massa degli ebrei dalla Giudea, ben prima della comparsa dell'Islam e della nascita del suo profeta nel VII secolo, nella penisola arabica vivevano delle tribù ebraiche.

Battle of Khaybar - Wikipedia

Dopo questo esilio la loro presenza si rafforzò e furono in tanti ad abitare nei dintorni dell'attuale città di Medina. Mercanti, contadini, poeti, artigiani e guerrieri, vivevano in fortezze, in città o sotto la tenda nel deserto.  Fu tramite viaggiatori e commercianti ebrei che Maometto, che non sapeva leggere, scoprì le storie della Bibbia e le incorporò poi nel Corano, trasformando re e profeti in precursori dell'Islam. Ben presto imporrà agli ebrei di accettare la nuova religione e il loro rifiuto provocherà un sanguinoso conflitto, il cui apice sarà la battaglia di Khaybar. In poco tempo nella penisola resterà solo un piccolo numero di ebrei. Il ricordo di questa impresa è uno degli elementi fondanti della narrativa islamica. Basta consultare questo strumento essenziale che è diventato Wikipedia per scoprirlo: “Nell'ambito delle manifestazioni legate al conflitto israelo-palestinese, viene spesso utilizzato un canto antisemita riferito alla battaglia di Khaybar:  Khaybar Khaybar ya Yahud, jaysh Muhammad sawfa ya'ud  (“Khaybar, Khaybar, o ebrei, l'esercito di Maometto tornerà”).  La versione usata in Libano è  Khaybar, Khaybar ya Sahyun, Hezbollah qadimun  (“Khaybar, Khaybar, O sionisti, Hezbollah sta arrivando).”    
                                                                                                                                                            A proposito, il movimento terroristico Hezbollah ha dato a uno dei suoi missili a lungo raggio il nome di Khaybar-1. Per quanto riguarda l'Iran, il suo nuovo fucile d'assalto si chiama Khaybar KH-2002.  Poco importa. Sembra che si stiano facendo gli sforzi necessari affinché Khaybar sia protetto e classificato dall'Unesco come Patrimonio mondiale dell'Umanità.

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Michelle Mazel

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