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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Un eroe palestinese 02/11/2022
Un eroe palestinese
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Tra le strade di Hebron, la città divisa che resiste all'occupazione

Una strada tranquilla a Hebron, non lontano dall'imponente monumento eretto da Erode il
 Grande a Hebron più di duemila anni fa per ospitarvi i cenotafi che ricoprono le tombe
attribuite ai patriarchi biblici Abramo, Isacco e Giacobbe e alle loro mogli Sara, Rebecca e 
Lea . E’ sabato sera, 29 ottobre. L'apparizione di tre stelle nel cielo ha segnato la fine dello 
Shabbat. Arrivato con la sua auto da cui è appena sceso, un eroe palestinese sta per entrare in
azione. Ha in mano un Kalashnikov, questo fucile d'assalto che, partito dalla Russia ha conquistato il mondo, e un caricatore di riserva. Dall'altro lato della strada, un piccolo minimarket gestito da un altro Palestinese. Due clienti escono con i loro acquisti. Un padre e suo figlio. Ebrei religiosi disarmati. Salgono in macchina e l'eroe apre il fuoco. Il padre crolla, gravemente ferito. Il figlio è stato colpito  meno gravemente e prende il cellulare per chiedere assistenza. L'eroe palestinese avrebbe potuto fuggire, ripassando come all’andata attraverso il vicino posto di blocco, smantellato di recente dall'esercito israeliano per rendere la vita più facile ai palestinesi della città. Ma ciò non rientra nei suoi piani. Quindi si mette in attesa, con il suo Kalashikov in mano. Il primo ad apparire sulla scena è un soccorritore volontario riconoscibile dal suo giubbotto fluorescente e dalla stella di David. Non farà in tempo a chinarsi sul ferito: l'eroe palestinese spara una lunga raffica e il soccorritore crolla. I video di sorveglianza mostrano l 'eroe, che brandisce la sua arma e sta letteralmente danzando sul posto alla ricerca di nuovi bersagli. I primi soldati che arrivano vengono accolti da un fuoco pesante. Viene colpito un passante palestinese. Poi tutto procede molto velocemente e le forze di sicurezza neutralizzano il tiratore e lo uccidono.                 

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Bilancio: il padre è morto, suo figlio è stato colpito da una pallottola al braccio. Il soccorritore, ricoverato in ospedale in Israele, è ancora in gravi condizioni. Il passante palestinese è ricoverato in ospedale a Hebron. Due soldati sono leggermente feriti. Hamas celebra immediatamente l'azione eroica dell'uomo che gli israeliani chiamano terrorista e invita gli altri palestinesi a seguire il suo esempio. I social network palestinesi elogiano il nuovo martire. Curiosamente, una rapida indagine dei servizi di intelligence israeliani non ha rivelato precedenti segni di radicalizzazione. La famiglia dichiara la sua incapacità a comprendere.  Ma era a conoscenza di qualcosa? Senza dubbio. Il giorno della tragedia, l’“eroe” che era affetto da una malattia incurabile, era stato informato che per lui non cera più niente da fare. E allora non è che si è detto  che, morire per morire, invece di una lenta agonia in ospedale, tanto valeva andare coraggiosamente a uccidere quanti più ebrei possibile e morire da martire? Il suo nome resterebbe per sempre inciso nel pantheon dei combattenti per la libertà, la sua famiglia godrebbe del prestigio di aver dato un figlio alla causa e riceverebbe la rispettabile pensione che il Presidente dell'Autorità Palestinese concede al più coraggioso dei suoi figli.

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Michelle Mazel

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