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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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In fondo che bravo, questo Hamas! 10/08/2022
In fondo che bravo, questo Hamas!
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Hamas mensubu silahlı yüzlerce kişi, Gazze'de 'Zafer yürüyüşü' düzenledi |  Euronews

Sappiamo o dovremmo sapere che Hamas è un'organizzazione terroristica che è il ramo dei Fratelli Musulmani nella Striscia di Gaza; il suo nome è l'acronimo di “movimento di resistenza islamica.” Sappiamo o dovremmo sapere che nel 2005 Israele ha completamente evacuato la suddetta Striscia di Gaza, ritirandosi dietro il suo confine internazionalmente riconosciuto. L'Autorità Palestinese ne ha quindi preso il controllo, ma due anni dopo Hamas l'ha cacciata via con un sanguinoso colpo di Stato che ha mietuto quasi 600 vittime. Perché dunque questi cenni storici? Perché Paris Match ha appena dedicato un reportage ad Hamas descrivendolo con lodi inaspettate. Alcuni stralci: “Da qualche parte nel nord della Striscia di Gaza, nascosto tra i campi di grano, un cancello sfondato si apre su un innocuo giardino. È lì, tra filari di mandarini e una cucciolata di languidi gattini, che le brigate Al-Nasser Salah al-Din hanno allestito il loro campo di addestramento, un bucolico trompe l'oeil alla sorveglianza degli onnipresenti droni israeliani nell'enclave palestinese.” Suggestivo, vero? Si deve all'inviata speciale di Paris Match, Manon Quérouil-Bruneel, questo pezzo d’antologia dal titolo “Reportage a Gaza dove Hamas prepara i suoi nuovi martiri” in cui lei precisa: “Per il movimento militare palestinese, la prossima guerra è solo una questione di tempo.” E aggiunge: “In teoria, i 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza dovrebbero essere già morti. Questo almeno è quanto prevedeva un rapporto delle Nazioni Unite del 2012, secondo il quale questo territorio, di cui l'85% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari, sarebbe diventato “invivibile” entro il 2020, a meno che non fosse stato revocato il blocco. Ma la vita continua nonostante le statistiche, ostinata, ogni giorno più improbabile.” C'è anche l'evocazione della venerabile nonna che ha appena soffiato sulle sue 108 candeline: “Ancora oggi, i suoi occhi increspati dalle rughe si appannano alla menzione della “nakba”, la “catastrofe” in arabo. Quel terribile giorno in cui dei coloni ebrei presero possesso della sua casa di famiglia, vicino ad Ashkelon, e lei venne gettata bruscamente sulle strade dell'esilio.”

Australia to designate Hamas as terrorist group | | AW

Ah, quei coloni ebrei che si davano già da fare nel 1947, e che poi furono costretti a rispondere, armi alla mano, all'invasione di cinque Paesi arabi determinati a distruggere Israele! Quello che non si sforza di spiegare è il motivo di questa guerra e di questi martiri. E in particolare il fatto che Hamas non nasconda il suo obiettivo, ribadito appena un anno fa nella conferenza del 30 settembre del 2021, di “liberare tutta la Palestina” per stabilirvi un califfato islamico. Tutta la Palestina? In pratica, Israele ma anche i territori dell'Autorità Palestinese. A tal fine, dedica la maggior parte delle sue risorse allo sviluppo delle sue capacità militari e i suoi ripetuti attacchi contro Israele sfociano regolarmente in conflitti armati. Una verità che l'inviata speciale non vuole vedere; per lei, “Classificata terrorista da molti Paesi, l'organizzazione si è normalizzata in occasione dell'ultima guerra.” Lei vi vede perfino l'incarnazione di una certa ideologia rivoluzionaria. Questo stupefacente ritratto si conclude con l'immagine di una giovane madre che “guarda il suo bambino seduto su un tavolo davanti a lei, aggrappato al suo biberon e già promesso ad un destino funesto: martire, di padre in figlio.”

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