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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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In Germania, si possono ancora insultare impunemente gli ebrei? 18/06/2022
In Germania, si possono ancora insultare impunemente gli ebrei?
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Strana domanda, mi direte. In un'epoca in cui è stata inventata la nozione di “microaggressione” e in cui la letteratura e la filmografia sono state passate al vaglio del “wokismo” per garantire che non siano contaminate dal minimo fetore di razzismo; in un periodo in cui si abbattono le statue di personaggi venerati per secoli, come Cristoforo Colombo “colpevole” di aver aperto il continente americano ai colonizzatori, e dove gli eroi di una volta sono messi alla gogna, avremmo potuto pensare che qualsiasi minoranza avrebbe potuto far sentire la propria voce e ottenere la riparazione di un pregiudizio tanto antico quanto evidente. Ci sbaglieremmo. Ciò che è consentito ad alcuni non è sempre consentito ad altri. Soprattutto quando si tratta di ebrei. Prendiamo qui il caso della chiesa della città di Wittenberg in Germania. Situata sulla sponda del fiume Elba a sud est di Berlino, la città risale al XII secolo; tre secoli dopo, nacque un'università. Nel 1817 questa prese il nome di Martin Lutero, il più illustre dei professori che vi impartirono le loro conoscenze.  Fondatore del movimento riformista che porta il suo nome, Martin Lutero aveva l’abitudine di frequentare la chiesa della città. Si dice che apprezzasse in particolar modo, un bassorilievo su cui sono scolpite parole di una violenza antisemita inaudita. Proviamo a leggere cosa lui diceva al riguardo nel 1543 nella più antisemita delle sue opere, Vom Schem Hamphoras (1),  dove gli ebrei sono paragonati al diavolo e descritti nel modo più abominevole. Le anime sensibili vi rinuncino. “ Qui, nella nostra chiesa di Wittenberg, c’è una scrofa scolpita nella pietra. Sotto di lei stanno distesi maialini ed ebrei. Dietro la scrofa, c’è un rabbino chino su di lei, che le tiene la gamba destra e la coda sollevate, e che ha lo sguardo intensamente fisso sotto quella coda e nel suo Talmud, come se stesse leggendo qualcosa di intelligente o di straordinario, ed è certamente lì che gli ebrei trovano i loro Shemhamphora .” Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la caduta del nazismo, la comunità ebraica tedesca non ha risparmiato sforzi per rimuovere questa ignominia dal frontone della chiesa. Sfortunatamente, la sua lunga battaglia legale non ha avuto successo. La Corte federale di giustizia di Karlsruhe l'ha appena respinta con la motivazione che il bassorilievo non violava la legge.

How anti-Semitism in interwar Germany was influenced by the medieval mass  murder of Jews | VOX, CEPR Policy Portal

Ulteriore spiegazione : la Chiesa di Wittenberg, come prova di buona fede, ha fatto erigere e collocare sotto questo bassorilievo una targa di bronzo in memoria dei sei milioni di ebrei che furono sterminati nella Shoah, oltre a un cartello esplicativo. Perciò, per questa sentenza, che conferma quella dei tribunali di grado inferiore, vi sarebbero allo stesso tempo sia un'assunzione di responsabilità che un tentativo di riparare i torti del passato. Quindi è escluso togliere il bassorilievo, che continuerà ad accogliere i visitatori, a suscitare la curiosità e il disgusto dei bambini e a conservare il vecchio retrogusto dell'antisemitismo tedesco. Chi può credere che delle parole possano attenuare la violenza di questa oscenità scolpita nella pietra da sette secoli?

1 Hashem Hamefourash (Sul Santo Nome) termine usato nella religione ebraica per designare il nome ineffabile della divinità 

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Michelle Mazel
scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".

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