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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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La cultura della menzogna e della negazione: ecco l’arma dei palestinesi 15/09/2021
La cultura della menzogna e della negazione: ecco l’arma dei palestinesi
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Gilboa: la tour surplombant le tunnel de l'évasion n'était pas surveillée |  The Times of Israël

L'arresto di quattro dei sei palestinesi evasi dal carcere di massima sicurezza dove erano detenuti per crimini sanguinosi ha spento l'euforia degli attivisti della Jihad islamica e delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, i movimenti terroristici a cui appartengono i fuggiaschi. Il video della cattura dei latitanti, alcuni rintanati tra i cassonetti della spazzatura, altri in un deposito di veicoli commerciali, era ben lontano dall'aura eroica con cui i quattro uomini erano aureolati. La realtà era ben diversa: affamati, assetati, i fuggiaschi avevano vagato per quattro giorni chiedendo invano un piccolo aiuto agli arabi israeliani incontrati per strada. Una realtà insostenibile e quindi inaccettabile. Tanto che nei social palestinesi mediante Photoshop qualcuno aveva affibbiato alle foto di questi uomini un sorrisetto fittizio, un modo per far credere che loro stavano mantenendo un morale altissimo. Innanzitutto salvare la faccia nonostante che le immagini girassero a ripetizione sui canali televisivi israeliani e poi su quelli del resto del mondo.

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Hazem al-Julani

Venerdì scorso 10 settembre, un altro video  https://www.timesofisrael.com/police-assailant-shot-after-attempting-to-stab-cops-in-jerusalems-old-city/ è andato in onda sulle televisioni israeliane. È stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza della polizia installate in uno dei vicoli della Città Vecchia di Gerusalemme vicino alla Porta dei Leoni. Vediamo prima una scena ordinaria, qualche passante e due o tre bancarelle ancora aperte per cercare di approfittare dei rari turisti che frequentano il souk. All'improvviso appare un palestinese di corporatura media, che si mette a correre verso un poliziotto cercando di accoltellarlo. Il poliziotto riesce a liberarsi, estrae la pistola e spara. L'aggressore cade a terra. Portato all'ospedale Hadassah, è poi deceduto per le ferite riportate. Una notizia di cronaca purtroppo quasi banale, in Israele in generale e a Gerusalemme in particolare. Tuttavia, questa volta, il profilo dell'aggressore è sorprendente. Non è un "giovane" entrato clandestinamente nel Paese, ma un notabile. Il dottor Hazem al-Julani. Questo cinquantenne residente a Gerusalemme Est è il direttore di un centro di insegnamento della medicina alternativa. Sebbene il video non lasci spazio a dubbi e ci sia la presenza di testimoni, i membri della sua famiglia urlano che lui non sarebbe mai stato capace di fare una cosa simile e che la polizia ha ucciso un uomo innocente. Inoltre, secondo il comunicato pubblicato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa: “Un medico palestinese è stato dichiarato morto venerdì sera poco dopo essere stato gravemente ferito con un colpo di pistola dalle forze di occupazione israeliane nella Città Vecchia di Gerusalemme… La polizia israeliana ha anche negato l'accesso ai civili palestinesi che cercavano di fornirgli i primi soccorsi.” Un'accusa ripresa da decine di siti arabi. Curiosamente, questi siti non menzionano la testimonianza di un parente stretto secondo cui il giorno prima il medico, pieno di debiti, aveva tentato il suicidio. Questa volta, aggredendo un poliziotto, non solo poteva essere sicuro di perdere la vita, ma sapeva anche che sarebbe stato trattato come un eroe e che la sua famiglia avrebbe ricevuto una pensione a vita dall'Autorità Palestinese.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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