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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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I media in soccorso di Hamas? 26/08/2021
I media in soccorso di Hamas?
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


L'Opinione delle Libertà
Hamas si fa scudo umano dei civili per attaccare Israele; Israele difende i civili


Hamas sta ritornando ai bei momenti in cui appariva sui media, che l'avevano un po' trascurato durante quest'estate che promette di essere una delle più calde del secolo. Ma non è questo il problema che interessa l'organizzazione terroristica al potere a Gaza dal 2007. I suoi leader avevano provato a vantarsi dopo lo scontro con Israele dello scorso maggio, scontro innescato da una raffica di missili contro Gerusalemme, ma si sono accorti un po' tardi di aver fatto male i conti e che gli undici giorni di combattimento non avevano reso loro alcun vantaggio. Tanto che, lungi dal formulare nuove richieste in cambio di un periodo di pacificazione a lungo termine, si accontentano di chiedere un ritorno allo statu quo ante, alla situazione che esisteva prima del suddetto scontro. Un po' come il ragazzino che ha appena perso ed esclama: “Non gioco più, ridammi le mie biglie.” 

Solo che Israele non si presta a questo giochetto e fa un elenco di condizioni, ponendo come prerequisito la restituzione delle spoglie dei due ufficiali uccisi nel 2014 che Hamas cerca di mercanteggiare. Ma a Gaza non si vuole rinunciare a quello che è considerato un asso nella manica. Hamas insiste quindi su trattative separate per quello che definisce uno “scambio di prigionieri”: oltre alle spoglie, anche due cittadini israeliani, di cui uno arabo, che avevano attraversato per errore il confine, contro il rilascio di migliaia di terroristi incarcerati. Conta sulle pressioni esercitate dalle famiglie contro il governo israeliano per costringere quest’ultimo a cedere. Occorre sottolineare che i media stanno ben attenti a non menzionare questo spudorato ricatto o il fatto che la Croce Rossa non sia stata ancora oggi autorizzata a far visita ai due prigionieri. Per il momento Gerusalemme fa orecchie da mercante. Peggio ancora, sta emergendo un consenso internazionale per evitare che i contributi alla ricostruzione di Gaza cadano nelle mani di Hamas.

Allora quest'ultimo, tentando di forzare la mano a Israele, ha utilizzato delle tecniche ben rodate. In primo luogo, alcuni lanci di missili contro le città di confine israeliane, partendo dal presupposto che l'IDF non avrebbe risposto per non peggiorare le cose. Che si è rivelato un errore di calcolo. L'IDF ha risposto. Poi il ricorso ai palloni incendiari, che in passato avevano devastato campi e foreste. Un'altra brutta sorpresa, la coalizione di governo ha risposto con raid aerei contro le infrastrutture del movimento terroristico.  Peggio ancora, la grande stampa, lungi dal rilasciare le solite invettive contro le reazioni israeliane ritenute sproporzionate, non condanna Israele. Allora Hamas fa quel che gli riesce meglio. Una manifestazione “spontanea” ovviamente lancia migliaia di “giovani” armati di ordigni incendiari verso la recinzione che separa Gaza dallo Stato ebraico nei suoi confini internazionalmente riconosciuti, allo scopo di scavalcarla per irrompere dall'altra parte. L'esercito israeliano usa le sue armi. Con una certa moderazione, visto che secondo il Ministero della Salute di Gaza non ci sarebbero stati morti ma quarantuno feriti, tutti civili (i miliziani di Hamas sarebbero rimasti cautamente indietro?), tra cui l'immancabile ragazzino tredicenne che pare versi in condizioni critiche. Non importa. Quarantuno civili feriti, Hamas ottiene i titoloni che sognava. 

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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