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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Libano: uffa, alla fine si è trovato il colpevole! 09/08/2020
Libano: uffa, alla fine si è trovato il colpevole!
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Esplosione Beirut, Farnesina: morta una cittadina italiana - la ...

Ammettiamolo: neppure un pessimo poliziesco avrebbe osato prospettare una storia del genere. Una nave mercantile varata nei cantieri giapponesi nel 1986 è passata di mano in mano, cambiando più volte nome prima di essere acquistata da una società moldava di proprietà di un cittadino cipriota che a sua volta, l'ha venduta nel 2012 a un uomo d'affari russo. La MV Rhosus, sempre battente bandiera moldava, nel settembre del 2013 ha lasciato il porto di Batumi in Georgia sul Mar Nero. Destinazione? Il porto di Beira in Mozambico, sulle coste dell’Oceano Indiano. A bordo, un carico che il suo capitano - russo - qualifica pericoloso ma che lui comunque si è fatto forza di portare a buon fine. Si tratta di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, normalmente utilizzato come fertilizzante ma che potrebbe essere impiegato nella composizione di alcuni esplosivi. Il 2013 è proprio il momento in cui Hezbollah ne scopre le virtù. Se ne servirà per preparare attentati in Inghilterra, a Cipro, in Germania e in Danimarca, che però saranno tutti sventati grazie alle segnalazioni del Mossad. Ma torniamo al nitrato di ammonio a bordo del Rhosus. Prodotto negli stabilimenti di Rustavi Azot in Georgia, è destinato alla “Fabrica de Explosivos” - sic - nella città di Matola in Mozambico. Il 21 novembre la nave fa scalo nel porto di Beirut in Libano.

Esplosioni Beirut, ex agente Cia:

Perché ? Secondo alcuni avrebbe subìto danni che richiedevano riparazioni urgenti; secondo altri, a corto di soldi per pagare il transito attraverso il Canale di Suez, il suo capitano avrebbe cercato di caricare attrezzature industriali pesanti. Tali materiali avrebbero danneggiato le porte della stiva dove era immagazzinato il nitrato di ammonio. Quel che è certo, è che l'ispezione in porto ha giudicato la nave inadatta a prendere il mare. L'armatore ha prontamente dichiarato fallimento e gli spedizionieri hanno perso interesse per il carico. Il suo sfortunato equipaggio, privo di risorse e a cui era stato negato il permesso di scendere a terra, non è stato rimpatriato fino al 2014, ossia dopo un anno. Le 2.750 tonnellate del prodotto altamente pericoloso sono state quindi trasportate all'hangar 12 del porto. Poco dopo, la nave è affondata in mare. L'ufficio doganale libanese ora afferma, apparentemente con prove in mano, di aver allertato le autorità almeno sei volte del pericolo. Quali autorità? Il Ministro dei Lavori Pubblici sarebbe stato informato solo a luglio e il Presidente Aoun solo “di recente” . Nel frattempo sono stati arrestati una ventina di funzionari doganali. E’ più facile accusare come capro espiatorio qualche funzionario di grado inferiore che ha comunque suonato sei volte il campanello d’allarme, piuttosto che coinvolgere la classe politica. Ovviamente , resta da vedere cosa possa aver innescato l'esplosione. Un semplice “incidente” ? Il Presidente Michel Aoun non è favorevole a questa ipotesi ed evoca la possibilità di “interferenze esterne”, missile o bomba, e chiede alla Francia di verificare quali aerei stavano volando nel cielo libanese poco prima della tragedia. Tuttavia, si oppone a un'indagine internazionale che, secondo lui, non farebbe altro che “diluire la verità”. Quanto a Nasrallah, consapevole del fatto che molti, più o meno apertamente, ritengono Hezbollah responsabile di una manipolazione che avrebbe portato alla catastrofe, dichiara con la mano sul cuore, che nell'area portuale Hezbollah non aveva né stock di missili né di altri armamenti e ancora meno, delle fabbriche per produrli. Resta da vedere cosa ne pensano i libanesi di questi bei discorsi. Un ultimo dettaglio, senza dubbio irrilevante, è stato solo dopo l'incidente che gli assicuratori della nave hanno dichiarato una “perdita totale” .

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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