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Diplomazia/Europa e medioriente
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Incidente al confine con Gaza 26/02/2020
Incidente al confine con Gaza
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


A destra: Khan Younis

Prima i fatti. Domenica mattina presto, un posto di guardia israeliano scopre nel settore di Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, due persone che, raggiunta la barriera di separazione, vi stanno   piazzando un ordigno esplosivo. I soldati aprono il fuoco. Uno dei due viene ucciso; il secondo, ferito, viene portato in ospedale da altri militanti. Il caso è riportato in modo sobrio da Le Figaro: " L'esercito israeliano ha annunciato che domenica 23 febbraio, un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano dopo aver tentato di posizionare un ordigno esplosivo vicino alla barriera di confine che separa la Striscia di Gaza da Israele.”  In fin dei conti, un incidente del genere accade quasi ogni giorno. Di giorno e di notte, i terroristi di Hamas e della Jihad islamica cercano di ingannare l’attenzione delle vedette. A volte, come in questo caso, si tratta di posizionare esplosivi; talvolta invece, sono dei commando armati fino ai denti che cercano di sfondare la barriera per infiltrarsi col favore delle tenebre in territorio israeliano e commettere un massacro nei kibbutzim situati nelle vicinanze. Tentativi finora sventati grazie alle squadre di guardie che si alternano giorno e notte. Un'altra costante è che Hamas grida vendetta e minaccia rappresaglie dopo ogni tentativo come questo, che fallisce. Talvolta si fa fatica a seguire la logica del movimento terroristico.

Risultato immagini per Khan Younis

Ad ogni modo, nella stessa mattina, l'esercito israeliano, temendo che il corpo lasciato a terra possa avere su di sé degli esplosivi, manda un bulldozer a recuperarlo. Si scopre che il morto è un certo Mohammed Ali Al Naim, 27 anni, militante del movimento islamico della Jihad. Il portavoce del movimento, con voce strozzata per l'indignazione, parla di un crimine mostruoso e come avete indovinato, minaccia di sparare missili su Tel Aviv per rappresaglia. Hamas con molta serietà, l’invita ad appellarsi al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che, come sappiamo, ascolta sempre le denunce palestinesi. Ma presentare un reclamo per cosa esattamente? Cos'è questo mostruoso crimine? Ebbene, quel che è scandaloso, disumano, è stato il trattamento inflitto ai resti di quest'ultimo, in ordine di tempo,  martire della resistenza palestinese, che è stato trasportato sulla benna di un bulldozer. E’ davvero incredibile. Hamas non detiene forse, da sei anni ormai, ed chissà in quali condizioni, i resti di Oren Shaul e di Hadar Goldin , i due soldati israeliani morti nel 2014, durante l'operazione Margine di Protezione, un'operazione lanciata in risposta all'intensificazione degli attacchi missilistici contro Israele? E’ da sei anni che l'organizzazione terroristica ricatta spudoratamente, facendo leva sull’emozione dei famigliari e  usando i resti dei loro cari come moneta di scambio. E che osa pure richiedere in cambio il rilascio di migliaia di terroristi? Da sei anni ormai mette in scena sinistre pantomime in cui effigi delle due vittime vengono innalzate durante le sfilate per le strade di Gaza sotto gli insulti della folla. Sono sei anni che la comunità internazionale si accontenta di emettere condanne morbide, troppo morbide, senza mai discutere se non sia possibile una qualche sanzione. Sarà forse diverso quando saranno invece i palestinesi a lamentarsi? Nel frattempo, come previsto, Hamas ha appena innescato un forte incendio su Israele ...

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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