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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Albert Einstein e la Striscia di Gaza 01/04/2019

Albert Einstein e la Striscia di Gaza
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione dal francese di Yehudit Weisz)

https://benillouche.blogspot.com/2019/03/albert-einstein-et-la-bande-de-gaza-par.html#more

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Le violenze scatenate da Hamas al confine con Israele

Proprio un anno fa Hamas aveva indetto la “grande marcia del ritorno” il cui obiettivo, dichiarato e ripetuto all’infinito, era di far irrompere centinaia di migliaia di gazawi all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti di Israele, per “ritornare” nelle terre “da cui erano fuggiti o da cui erano stati cacciati” quando fu creato lo Stato di Israele. I manifestanti non hanno nascosto la loro intenzione di massacrare tutto quel che si trovava sul loro cammino. Ma Israele ha tenuto testa. Ci sono stati morti e feriti. Eppure, da allora, settimana dopo settimana, Hamas ha lanciato i suoi militanti per assaltare la barriera di confine. Settimana dopo settimana, Israele ha tenuto testa. Da una manifestazione all’altra, l’organizzazione terroristica affinava le sue tecniche: prima innocenti aquiloni, poi la creazione di un’”unità di aquiloni” che trasformava questi piccoli dispositivi innocui in bombe incendiarie; si è passati poi ai palloncini incendiari che trasportano carichi più pesanti con, naturalmente, i risultati di considerevoli danni alla fauna e alla flora in Israele. Per colmare la misura Hamas si è poi messo a sparare razzi sui villaggi e nei kibbutzim limitrofi. Israele ha tenuto testa. Qual è il bilancio dopo un anno di scontri? Secondo il Ministero della Salute di Gaza, sono stati uccisi 266 manifestanti; il quotidiano Le Monde, più cauto, parla di 199 morti. Inoltre ci sono decine di migliaia di feriti. I gazawi potrebbero rivendicare un risultato peggiore? No. La loro situazione oggi si è notevolmente aggravata, in particolare nel contesto del conflitto tra Hamas e l'Autorità Palestinese, poiché quest’ultima ha letteralmente tagliato i finanziamenti a Gaza. Mancando il denaro per pagare il combustibile necessario al funzionamento della centrale elettrica, la fornitura di energia elettrica è limitata a poche ore al giorno. Per tutto questo tempo, i leader israeliani hanno offerto proposte allettanti: aiuti massicci per la ricostruzione, espansione della zona di pesca, una più ampia apertura dei confini per i lavoratori palestinesi desiderosi di lavorare in Israele, la costruzione di un porto ... Hamas ha fatto orecchie da mercante e continua ad aizzare gli abitanti di Gaza ad attaccare la barriera di confine.

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Albert Einstein

La definizione di follia è di fare sempre la stessa cosa e di aspettarsi risultati diversi; questa massima attribuita ad Einstein, qui assume tutto il suo significato. Dovremmo trovare una spiegazione di questo accanimento nel supporto cieco dato da alcuni media a questa impresa? Ci si potrebbe credere, leggendo la stampa francese che ha dedicato particolare attenzione agli eventi che hanno segnato il primo anniversario della"grande marcia del ritorno". Le Figaro ha attivato un inviato speciale al fine di tenere informati i suoi lettori ogni ora. "Gruppi di giovani e bande di ragazzi armati di fionda, scherniscono i loro nemici invisibili in prima linea ... sirene di ambulanze a tutto volume fendono, in modo intermittente, gli assembramenti per evacuare i feriti." Sentiamo Le Monde : "Gli zoppi, i poveri, i curiosi, i bambini che si sentono fieri, gli anziani più saggi e le donne in velo, i carretti di spuntini, i giornalisti avvolti nei loro giubbotti di protezione: sabato 30 marzo, tutti gli attori della "marcia del ritorno" si sono nuovamente ritrovati schierati lungo il confine, di fronte alle truppe israeliane massicciamente mobilitate.”

Il giorno dopo, però, c’era un'altra campana. Titolo del Figaro : "Il bagno di sangue è stato evitato.” Perché? Israele avrebbe mostrato moderazione? No. E’ perché, secondo questo giornale, "le istruzioni di Hamas sono state ampiamente rispettate.”

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”


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