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Usa e Onu adottino la definizione IHRA se sono seriamente intenzionati a combattere l’antisemitismo
Editoriale del Jerusalem Post, da Israele.net
Gli Stati Uniti e le Nazioni Unite stanno per rivelare attesissimi piani per combattere l’antisemitismo. Nutriamo decisamente più fiducia nell’impegno dell’America nella lotta all’antisemitismo che in quello dell’Onu, sapendo quanto l’organismo internazionale è chiaramente infettato dall’odio verso gli ebrei che permea le sue varie agenzie e si manifesta in innumerevoli aree del lavoro dell’organizzazione. Tuttavia, in linea di principio plaudiamo a entrambi sforzi. Combattere l’odio pregiudiziale verso gli ebrei, come verso qualsiasi gruppo umano, è sempre impresa meritoria. È probabile che i due piani saranno diversi sotto molti aspetti, ma hanno già in comune un elemento notevole: sono entrambi al centro di accesi dibattiti sull’applicabilità della definizione operativa di antisemitismo approntata dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). La definizione IHRA è il massimo standard di riferimento quando si tratta di definire l’odio contemporaneo verso gli ebrei.
Redatta da esperti di antisemitismo di concerto con le comunità ebraiche, è stata adottata da più di 40 governi e organizzazioni multilaterali, tra cui l’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati americani. Viene utilizzata in tutto il mondo da governi locali, università, imprese e comunità nel loro sforzo di individuare e contrastare l’antisemitismo. Non esiste un’altra definizione che anche solo si avvicini alle dimensioni dell’adozione della definizione IHRA da parte di coloro che sono impegnati in questa battaglia. Ma c’è chi si oppone. Coloro che si oppongono alla definizione IHRA la accusano di voler soffocare le critiche a Israele utilizzando il pretesto dell’antisemitismo per proteggere le politiche dello stato ebraico da ogni critica e riprovazione. E’ falso. Quelli che vengono messi in discussione sono gli undici esempi concreti di antisemitismo contemporaneo che accompagnano la definizione e che ne fanno parte integrante. Molti di questi esempi riguardano Israele, tra cui “negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione” e “paragonare la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”. Questi esempi vengono branditi dagli oppositori per sostenere che l’intera definizione esiste al solo scopo di accomunare la critica alle politiche di Israele e l’odio verso ebrei, motivo per cui la definizione IHRA dovrebbe essere scartata. La verità è che la definizione stessa affronta di petto questo problema là dove afferma esplicitamente: “Critiche verso Israele simili a quelle rivolte a qualsiasi altro paese non possono essere considerate antisemite”. Dunque, la definizione di antisemitismo si può applicare solo a critiche a Israele diverse da quelle rivolte a qualsiasi altro paese, e gli esempi portati mirano appunto a delineare quali potrebbero essere. Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione – negazione che sta alla base dell’anti-sionismo – è manifestamente antisemita. Sostenere che solo il popolo ebraico non gode di un diritto riconosciuto a tutte le altre nazioni significa discriminarlo: siamo all’abbiccì della più classica definizione da manuale dell’antisemitismo. Infatti, recenti sondaggi negli Stati Uniti indicano che la schiacciante maggioranza di ebrei e non ebrei ritiene che rifiutare il diritto di Israele ad esistere – e di conseguenza, negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione – sia una forma di antisemitismo. Coloro che si oppongono alla definizione IHRA vorrebbero limitare ciò che è considerato antisemita al fine di escludere manifestazioni che sono chiaramente considerate antisemite dalla stragrande maggioranza degli ebrei e dei non ebrei. Il che dice tutto ciò che c’è da sapere sulle motivazioni degli avversari della definizione IHRA, e dovrebbe bastare ai responsabili politici chiamati ad adottarla. L’antisemitismo contemporaneo si presenta in svariate forme. Il tradizionale antisemitismo di estrema destra – del tipo rappresentato dai suprematisti bianchi che attaccano sinagoghe suburbane e urlano nei campus universitari “gli ebrei non ci rimpiazzeranno” alimentando paranoie alla Protocolli dei Savi di Sion – rimane motivo di grave preoccupazione. Ma allo stesso tempo, non si può ignorare l’antisemitismo dell’estrema sinistra. L’esclusione degli ebrei dagli spazi progressisti a causa del loro attaccamento alla patria ebraica, istituzioni ebraiche imbrattate da graffiti del tipo “Palestina libera dal fiume al mare”, lo slogan “globalizzare l’intifada” gridato nelle città del mondo sono tutte espressioni di una forma di antisemitismo che prende di mira Israele in quanto stato ebraico e minaccia gli ebrei che vi si identificano. Qualsiasi lotta all’antisemitismo che non tenga conto di questa moderna manifestazione dell’odio verso ebrei non può essere presa sul serio. Sia l’amministrazione americana che il Segretariato delle Nazioni Unite stanno subendo fortissime pressioni affinché respingano o sminuiscano la definizione dell’IHRA nei loro prossimi piani d’azione. Tuttavia, se sono seriamente intenzionati a combattere l’antisemitismo, sia l’una che l’altro devono resistere fermamente a quelle pressioni che mirano solo a intorbidare le acque, fuorviare il discorso su come si manifesta oggi concretamente l’odio verso gli ebrei e ostacolare gli sforzi per combatterlo.
(Da: Jerusalem Post, 23.5.23) http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm |
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