| Riprendiamo da BET Magazine-Mosaico           di aprile 2023, a pag. 14, il  commento  di Angelo Pezzana con     il       titolo "Perché la stampa italiana non usa la parola giusta “terroristi”, invece del termine neutro “militanti”?". 
 
 Il terrorismo arabo e palestinese contro Israele è sempre stato una  costante ben prima della creazione dello Stato di Israele nel maggio  1948. Un passato che i media si guardano bene dal ricordare, come  dimostra l’alleanza del capo spirituale palestinese Amin al Husseini con  Hitler dal 1934 al 1945. Soltanto la vittoria inglese sulle forze  dell’Asse impedì lo sterminio degli ebrei. C’è qualche media che lo  ricorda? Altra dimenticanza è il riconoscimento di Israele da parte del  Vaticano che avvenne ufficialmente soltanto 49 anni dopo, quando nel  caso della richiesta palestinese la qualifica di Stato venne concessa  immediatamente a Arafat. Mai una citazione! Aggiungiamo i finanziamenti a  sostegno delle famiglie dei terroristi nelle prigioni israeliane  colpevoli di stragi, soprattutto civili, per renderci conto che c’è  qualcosa che non funziona nelle parole che dovrebbero informarci.  Cominciamo dalla parola ‘terrorismo’, che, oltre a tutto, non è più  soltanto un problema israeliano.  Considerando che sette delle 21  organizzazioni figuranti nell'elenco dei soggetti terroristici stabilito  dalla UE sono palestinesi; che Hamas e altre organizzazioni  terroristiche palestinesi inserite nell'elenco della UE utilizzano  tattiche terroristiche ibride, compresi attacchi con coltelli e bombe  contro civili israeliani, nonché il lancio di razzi da Gaza verso  Israele, cercando deliberatamente di colpire zone civili, non viene mai  ricordato? Ma allora perché due importanti testate nazionali hanno  titolato lo scorso marzo “ Battaglia a Jenin, sei palestinesi uccisi” “  Nuovo raid a Jenin, uccisi sei militanti palestinesi”, quando i sei  palestinesi uccisi erano chiaramente terroristi, 1 di Hamas, tale  Abdel-Fattah Kharusha, ricercato per aver ucciso due civili israeliani e  5 appartenevano alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa ? Se la parola  giusta era “terroristi” perché sostituirla con “militanti” Torniamo alla  UE con la definizione di terrorista. “ I reati di terrorismo sono atti  commessi allo scopo di esercitare gravi intimidazioni sulla popolazione e  costringere indebitamente i poteri pubblici”. Non è il caso di Israele?  Nel 2001 la UE ha  definito gli atti terroristici come atti  intenzionali, previsti dalle legislazioni nazionali come reato, che data  la loro natura o il contesto possono seriamente danneggiare uno Stato o  un'organizzazione internazionale. Bene, ma lo mette in pratica?  Riassumendo, il compito del terrorismo è, ovunque, destabilire  gravemente o distruggere le strutture politiche, costituzionali,  economiche o sociali di un Paese. Israele ha sempre combattuto per  difendersi, eppure è sotto tiro dalle accuse di Apartheid, i fanatici  del BDS possono danneggiarne l’economia sicuri che non uscirà contro di  loro nessuna inchiesta. E se ai media cominciassimo a ricordargliero  noi? 
 
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