Riprendiamo oggi, 02/02/2023 dalla STAMPA, a pag. 15, con il titolo "Putin è stato aiutato dall'Occidente, vogliono regalargli un pezzo di Ucraina", il commento di Nona Mikhelidze.
Nona Mikhelidze
Il 27 giugno 2022, qualche mese dopo l'inizio della invasione russa in Ucraina, intervistai il famoso politologo e sociologo russo Greg Yudin che alla mia domanda: «Lei pensa che l'Occidente abbia tradito la società russa aiutando il presidente Putin?», mi rispose: «Sapete, un'idea che vorrei davvero respingere è quella di Putin come un orso russo che esce dalla Taiga e, all'improvviso, di punto in bianco, scatena questa guerra contro l'Ucraina. Ecco, questo non è vero. Lui sa come funzionano le cose nel capitalismo contemporaneo. Non è un caso che sia riuscito a corrompere le élite finanziarie e politiche in tutta Europa, Italia inclusa. Queste élite occidentali corrotte stanno ancora facendo pressioni sui propri governi, stanno facendo lobbying per promuovere fondamentalmente l'idea del "bene, lasciamogli un pezzo di Ucraina e così otteniamo la pace perché vogliamo tornare a fare affari come prima". E gli uomini d'affari italiani sono ancora qua in Russia a fare business, anche se ci sono delle sanzioni perché a loro non interessa nulla dell'Ucraina, vogliono fare soldi e basta. Per loro Putin va bene finché possono fare soldi in Russia. Perché dovrebbero occuparsi dell'Ucraina? Questo è il problema. Non darei la colpa all'Occidente, ma se siamo arrivati fino a questa guerra è colpa anche dell'élite politica ed economica corrotta di alcuni Paesi occidentali, e l'Italia è certamente tra questi». Oggi in quest'Italia c'è un dibattito animato su quanto sia giusta o sbagliata la partecipazione del Presidente Ucraino Volodymyr Zelensky al festival di Sanremo 2023. Alcuni, sebbene siano in buona fede, sono contrari, sostenendo che può essere un boomerang. Dimenticando, però, che questo non è successo dopo le apparizioni di Zelensky al Golden Globe, ai Grammy, al Festival di Venezia o al Festival di Cannes, dove Presidente ha ricevuto standing ovation due volte, all'inizio e alla fine del suo discorso. Altri addirittura scrivono che «la TV pubblica non può schierarsi con uno dei due belligeranti. E se lo chiedesse anche Putin?», senza spiegare il concetto elementare che non ci sono due belligeranti, ma c'è un aggressore (che commette crimini di guerra) e c'è chi si difende, vorrei ricordare, e parlare d'altro. Nel 2013 il festival di Sanremo invitò il coro dell'Armata Rossa per esibirsi sul palcoscenico Ariston. Che Russia era quella di Putin nel 2013 e cosa rappresentava il coro nelle mani del regime? Scrivo "rappresentava" al passato perché il coro, con quella composizione, non esiste più. Il 25 dicembre 2016, il suo direttore artistico, Valery Khalilov, e altri 63 membri dell'Ensemble, sono rimasti uccisi nell'incidente aereo del Ministero della Difesa russo di un Tupolev Tu-154 nel Mar Nero subito dopo il decollo dalla città turistica meridionale di Sochi, Russia. I cantanti e i ballerini del coro dell'Armata Rossa erano in viaggio verso la Siria per intrattenere le truppe russe. Le stesse truppe russe che poco prima avevano rasato al suolo Aleppo causando la morte 440 civili, fra i quali 90 bambini (così scriveva all'epoca The Violations Documentation Center, un'organizzazione di monitoraggio civile siriana). Il coro, creato nell'era di Stalin con l'obbiettivo di sviluppare la cultura militarista, divenne un'arma diplomatica anche per Krusciov e Breznev. I testi delle canzoni rappresentavano una propaganda leggera per chi era curioso su quello che succedeva dall'altra parte della cortina di ferro. Dopo il declino artistico negli anni 90, sotto Vladimir Putin l'Ensembe ha riacquistato il suo scopo patriottico e divenne un strumento di "soft power" del Cremlino. Ma che Russia era quella di Putin nel 2013 quando la Rai decise di invitare il coro dell'Armata Rossa al Festival di Sanremo? In sintesi, nel 2013 la Russia di Putin aveva già sterminato 27 mila ceceni (alcune stime dicono 50 mila), aveva condotto la guerra in Georgia (ammazzando 228 civili e 170 soldati solo in cinque giorni, nel agosto del 2008); per non dire nulla su teatro Dubrovka con 129 morti, dove, per prendere i terroristi ceceni che tenevano in ostaggio 850 persone, Putin autorizzo l'uso del gas proibito. Tanti morirono per soffocamento; la giornalista Anna Politkovskaya ammazzata nell'ascensore a casa sua; Il giornalista Pavel Klebnikov, assassinato all'uscita della redazione di Forbes Mosca, solo perché aveva pubblicato un articolo sui oligarchi russi; nel 2003 fu ucciso il deputato liberale Sergei Yushenkov; nel 2006 l'ex-agente del KGB Alexander Litvinenko morì avvelenato con il polonio a Londra; nel 2009 furono uccisi a distanza di pochi mesi gli attivisti Stanislav Markelov e Natalia Estemirova; sempre nel 2009 morì in carcere l'avvocato Sergei Magnitsky, arrestato per aver investigato sui i casi di corruzione. E tutto questo era già successo prima del 2013, prima di quel Sanremo… Seguirono i crimini commessi in Ucraina dal 2014 (e soprattutto dopo il 24 Febbraio 2022), l'assassinio del politico russo Boris Nemtsov davanti al Cremlino nel 2015; l'avvelenamento del giornalista russo Kara Murza (oggi in carcere) due volte, nel 2015 e nel 2017 con il Novichok (agente nervino della famiglia delle armi chimiche); il caso Skripal del 2018; l'avvelenamento con Novichok del oppositore russo Alexey Navalny e la sua successiva incarcerazione. In tutto, più di trenta giornalisti sono stati assassinati nella Russia di Putin, migliaia di persone fra i attivisti, politici, professori universitari, analisti, insomma rappresentanti della società civile russa, sono stati dichiarati come agenti di uno Stato straniero, centinaia di organizzazioni per la difesa dei diritti umani sono stati chiusi o dichiarati come "indesiderabili", fra i quali l'Associazione Memorial, la più importante organizzazione di denuncia dei crimini del regime sovietico; la Fondazione di Andrei Sakharov, colui che una volta disse: «Un Paese che non rispetta i diritti dei propri cittadini, non rispetterà i diritti dei suoi vicini» l'Helsinki Group di Mosca, la più antica organizzazione per la difesa dei diritti umani, fondato dai dissidenti russi nel 1976 e tanti altri. Oggi si dibatte del Festival di Sanremo e si dibatte della guerra. Alcuni dicono: «O inviare le truppe Nato e morire per gli Ucraini oppure convivere con Putin». Mentre il primo non ce l'ha chiesto nessuno, cosa significherebbe il secondo è descritto sopra. Sempre Greg Yudin mi disse quella volta: «Putin è stato aiutato in modo significativo dagli europei. Perché ogni volta che i russi cercavano di trovare una soggettività politica, di condurre qualche azione politica, qualche movimento di resistenza, di impedire che accadessero le cose peggiori, Putin riceveva un enorme sostegno dall'Europa. Detto questo, noi russi non stiamo chiedendo il vostro sostegno per risolvere i nostri problemi con il regime, ma potreste per favore almeno non aiutare il Cremlino?».
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