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L’antisemitismo di ritorno che fa male alle libertà del mondo. L’allarme di Fiamma Nirenstein
La intervista Francesco De Palo
Fiamma Nirenstein La copertina (Giuntina ed.) Come mai l’Onu dedica moltissime risoluzioni contro Israele, paese democratico e moderno, mentre pochissime contro regimi come Iran, Turchia e Cina? Se lo chiede dalle colonne de L’Argomento Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice, già deputata per il Popolo della Libertà e Vicepresidente della Commissione Affari Esteri, che attualmente è Senior researcher presso il noto think thank israeliano Jerusalem Center for Public Affairs (JCPA) e nel 2011 è stata inserita nella lista, che ogni anno compila il quotidiano Jerusalem Post, dei “50 ebrei più influenti del mondo”. Da poco è in libreria il suo nuovo lavoro, “Jewish lives matter – Diritti umani e antisemitismo” per Giuntina editore.
L’antisemitismo sarebbe dovuto sparire e invece non solo serpeggia, ma si è fatto ancora più evidente e pericoloso. Quali le cause? Sono le stesse dell’antisemitismo, ovvero uno dei fenomeni di più lunga durata nella storia dell’umanità, dall’antico Egitto ai giorni nostri, nonostante ci siano stati momenti talmente spaventosi da doverne provocare la conclusione per il messaggio che contenevano. L’Europa ha conosciuto la potenza distruttrice immane dell’antisemitismo, come danno primario e non collaterale, visto che la passione di Hitler non era principalmente tarata sulla conquista dell’Europa o del mondo, se non accompagnta dall’eliminazione del popolo ebraico.
Un’ostinazione anche illogica, ad un certo momento della guerra? Quando stava perdendo su tutti i fronti e avrebbe, nella logica, dovuto usare i treni per il ritiro delle truppe, invece seguitò fino all’ultimo ad usare quei mezzi per deportare gli ebrei. La sua passione primaria era quella omicida verso il popolo ebraico. Se il popolo tedesco e l’Europa intera si fossero resi conto che la potenza dell’antisemitismo era tale da condurre la loro intera civiltà a soccombere, probabilmente non l’avrebbero consentito.
Perché anche oggi ci troviamo nella stessa situazione, come osserva nel suo libro “Jewish lives matter”? Questa ondata di antisemitismo oggi investe le radici stesse della civiltà in cui noi viviamo. Si presenta in ogni dove con la forza distruttiva che mette a rischio l’intera struttura ideologica e sociale del nostro mondo, ovvero fatta di religioni e diritti umani. Se il mondo seguita a praticare l’antisemitismo, così come sta facendo nelle sue istituzioni come Onu e Ue, o nei suoi movimenti come Black Lives Matter e LGBT, di fatto delegittima lo stesso motivo della propria esistenza.
Ovvero? Nel momento in cui l’Onu dedica la stragrande maggioranza delle condanne allo stato di Israele, che ha una passione predominante per le libertà e la democrazia, e pochissime condanne a regimi come quello in Iran, in Cina o in Turchia, produce un effetto destrutturante e tende alla propria debilitazione. Quando l’Unesco dichiara Gerusalemme un retaggio culturale islamico, mentre di fatto secondo tutti i testi a disposizione dell’umanità è la patria di origine dell’eroico popolo ebraico, promuove la distruzione dei principi stessi della libertà e nega il principio dell’autodeterminazione, una delle basi che governano gli stati.
Quanto incidono in questo senso le accuse ideologiche contro Israele? Spesso chi accusa gli ebrei di essere suprematisti bianchi, non vede o fa finta di non vedere che tutti gli omosessuali del mondo arabo cercano riparo e protezione proprio in Israele perché altrove sarebbero condannati a morte. Sono gli stessi che al contempo applicano il Bds, ovvero il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.
E’ la spia di quale fenomeno? Ci vedo una passione distruttiva e destrutturante. Il mio libro vuole fare luce su questa tragedia, che investe prima di tutto le brave persone che pensano di combattere per i diritti umani, e invece aderendo a questo o a quel movimento danno filo alle strutture che purtroppo promuovono la distruzione del mondo democratico.
Come giudica questi primi sei mesi di governo israeliano targato Bennet? E’un tentativo molto raffazzonato di portare Israele in una sfera americana che a sua volta si presenta molto confusa, non essendo riuscita a stabilire una strategia di cui Israele ha bisogno in ogni momento al fine di garantire la propria sopravvivenza. Questo nuovo governo appare spezzettato e non riesce a dare al paese quel vigore anche morale e intellettuale che, invece, gli dava la scelta sionista e molto determinata del governo Netanyahu. Questo paese nel corso degli anni, pur essendo piccolo, è riuscito a sopravvivere ai tentativi di distruzione grazie al senso di se stesso. Tale particolarità oggi, con il governo Bennet, appare molto difficile da conservare. Tuttavia prova a realizzare ciò su cui trova un accordo, anche se non è molto dal momento che i punti di vista vanno da quello di Bennet a quello del partito islamico.
Le recenti minacce iraniane sull’uranio arricchito si intrecciano all’enorme difficoltà dei democratici alla Casa Bianca: quali potenziali rischi ci sono nei dossier più scottanti? Il mondo, in questo momento, è pervaso dalla confusione indotta dal volontario abbandono del ruolo storico degli Usa che è stato picconato dalle amministrazioni targate Obama e che ha raggiunto il suo picco nel luglio scorso, con le scene spaventose della fuga dall’Afghanistan che nessuno mai dimenticherà. Si pone accanto a ciò il tema del nucleare in Iran, con l’incapacità di rispondere con una strategia attiva ai grandi pericoli che investono il pianeta: ovvero Cina e Iran, che hanno una strategia imperialistica ed economica, oltre a Russia e Turchia. Si pensi all’Ucraina, dove Mosca accumula militari preannunciando un’invasione vera e propria senza che nessuno pensi di poterla fermare. O si pensi all’Iran che, nei colloqui di Vienna, tiene gli Usa fuori dalla porta in una condizione di umiliazione, per poi effettuare un incredibile drill con uso di missili balistici, annunciando di voler distruggere Israele. In tutto questo contesto Joe Biden abbandona l’unico paese che è un vero bastione dell’occidente in Medio Oriente. In sostanza gli Usa sono in crisi ideologica e l’ordine nel mondo viene visto come un elemento negativo. La maggiore speranza resta concentrata negli accordi di Abramo, anche se non mancano i rischi. Infatti i rappresentanti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno avuto incontri con i vertici iraniani, pur essendo il loro principale nemico.
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