Il Coronavirus e gli anziani: la verità è venuta a galla 
Commento di Michelle Mazel 
(Traduzione di Yehudit Weisz)
 
 
“Coronavirus:  gli ospedali stanno preparando la ‘definizione di priorità’ riguardo  l'accesso alla terapia intensiva in caso di saturazione dei servizi”:  questo titolo di grande effetto sulla prima pagina di Le Monde del 18  marzo, dice finalmente ad alta voce quel che si sentiva sussurrare da  settimane. Per una volta, il quotidiano non fa che analizzare un testo  dato alla Direzione Generale della Salute il giorno prima. Intitolato in  modo sobrio “Priorità di accesso alla terapia intensiva in un contesto  di pandemia”, delinea sullo sfondo i criteri che dovrebbero guidare gli  operatori e propone "un albero decisionale per aiutare i medici di  terapia non intensiva a formulare una prognosi e stabilire quali sono le  cure necessarie per i pazienti.” Sicuramente il francese è una lingua  meravigliosa.   Questo albero "si basa su un indicatore già ben noto  agli operatori sanitari, il “punteggio di fragilità”. “Non nascondiamoci  dietro un dito. Quando la pressione per ammettere i pazienti che  aspetteranno alla porta si farà enorme , allora il problema sorgerà  spontaneamente ", spiega Bertrand Guidet, Direttore dell'Unità di  terapia intensiva dell'Ospedale Saint-Antoine.  Abbiamo capito:   in  caso di rischio di saturazione dei servizi ospedalieri, non sarà data  priorità agli anziani. Non saranno tuttavia dimenticati; “con  l'introduzione di una forma di selezione dei pazienti, sorgerà  inevitabilmente una domanda: che ne sarà di coloro a cui verrà negata la  rianimazione? Per garantire loro "una fine degna", Bertrand Guidet  chiede la rapida istituzione di “unità di crisi di cure palliative”.  Fantastico! Cosa vuoi, spiegano gli esperti, innanzitutto è necessario  garantire la sopravvivenza delle forze dinamiche della  nazione; d’altronde, gli anziani, che sono più fragili, hanno meno  probabilità di uscirne anche se trattati in tempo.   Chi si azzarda a  criticarlo? Alcune comunità primitive avevano istituito il cosiddetto  test della palma da cocco: in tempi di grande carestia, i nonni o le  nonne venivano fatti salire su una palma da cocco, che veniva poi scossa  violentemente; se l’avo era riuscito a tenersi appeso, poteva  riprendersi il suo posto all’interno della famiglia. Una posizione che la Bibbia rifiuta con forza. Bisogna rispettare gli  anziani, ci impone il Levitico (Lev: 19; 32). Anche nella società del  mondo antico gli anziani venivano onorati. Altri tempi, altre  usanze. Ovviamente, nessuno pensa all'impatto che queste discussioni  accademiche possono avere sul pubblico in causa, su queste  persone “fragili” mentre ascoltano gli esperti che li condannano senza  appello. O anche sui loro nipoti che a volte si fanno prendere dal  panico al pensiero di perderli.  E comunque sia, qual è il messaggio che  la società lancia ai giovani?  Che i vecchi hanno fatto il loro  tempo; che non hanno più nulla da offrire alla società. Non importa se  hanno avuto una vita attiva e produttiva, se hanno contribuito allo  sviluppo della nazione e talvolta continuano tuttora a farlo. Loro  pensavano di avere diritto, se non ad un trattamento preferenziale,  almeno alla parità di accesso alle cure migliori.  Non capiscono che è giunto il momento di lasciare spazio alle nuove  generazioni?

Michelle Mazel scrittrice   israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il   marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del   Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de   Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume   della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".