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Giorgio Israel
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Accadeva dopo le elezioni politiche anticipate... 24-08-04
Al summit dell’Ulivo il líder máximo era stato chiaro e brutale: «Quel posto è mio e non c’è barba di principio di parità che possa togliermelo!». Il Professore aveva bofonchiato alcune parole incomprensibili che erano state subito messe ai voti e il risultato era stato inequivocabile: nuovo Ministro degli Esteri sarebbe stato Massimo D’Alema e la rinuncia di Lilli Gruber al seggio parlamentare europeo non le sarebbe valsa niente di più che la Presidenza della Commissione Esteri della Camera.

Primo atto del nuovo Ministro degli Esteri fu la convocazione dell’ambasciatore d’Israele, cui comunicò con amichevole franchezza che il governo italiano avanzava due richieste inderogabili: la fine della segregazione del Presidente Arafat nella Muqata e la distruzione completa del Muro. Ove tali richieste non fossero state soddisfatte il governo italiano avrebbe richiesto le necessarie sanzioni nei confronti di Israele da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di cui, a breve, sarebbe divenuto membro permanente con diritto di veto – come da assicurazioni date dai fratelli Presidenti Gheddafi e Assad (per tacere di numerosi altri).

All’ambasciatore il Ministro presentò un piano per la ricostruzione della Muqata elaborato da uno staff di architetti italiani e che poteva essere realizzato rapidamente da ditte italiane sotto la supervisione del Ministero dei Lavori Pubblici. Il nuovo titolare di questo dicastero, onorevole Diliberto, si era nel frattempo attivato per fare del governo italiano il massimo portavoce mondiale della parola d’ordine «per la comprensione fra i popoli abbattere i muri e costruire ponti». In coerenza con questa parola d’ordine, era stato messo in cantiere per l’Italia un piano di eliminazione di ogni sorta di muri accompagnato da un imponente piano di costruzione di ponti. La definizione di questi piani aveva comportato la risoluzione di delicati problemi concettuali. Se n’era occupata una commissione ministeriale, presieduta dal Professor Gianni Vattimo, la quale aveva ricavato le sue conclusioni da una definizione logica e rigorosa di “muro” e di “ponte”. Tale definizione mirava a escludere pericolose confusioni, come quella che si potesse credere che fra i ponti ammissibili rientrasse quello progettato sullo stretto di Messina. Analoghe difficoltà si presentavano circa la definizione di “muro”. La commissione aveva introdotto una raffinata definizione di Muro – troppo complessa per essere riportata qui – che permetteva di escludere che le Mura Vaticane fossero definibili come “muri”. Per massima prudenza era stato tuttavia suggerito alle autorità vaticane, attraverso gli usuali canali diplomatici, di costruire qualche passerella, sia pure mobile, per mettere a tacere le polemiche dei soliti malintenzionati cavillosi.

Anche in relazione alla seconda delle richieste – la distruzione del Muro improvvidamente costruito da Israele – era stato elaborato un piano, frutto del lavoro congiunto di due Ministeri (Esteri e Lavori Pubblici) che prevedeva una dettagliatissima sequenza di interventi – naturalmente tutti a spese del governo israeliano – che avrebbe portato nel corso di pochi mesi a un ripristino totale della situazione precedente. Si proponeva, inoltre – per imprimere un indirizzo ambientalista all’opera – che gli scavi risultanti dall’eradicazione del Muro – fermo restando che il cemento sarebbe stato restituito all’Autorità Palestinese che lo aveva fornito – venissero riempiti con le ecoballe di rifiuti accumulate in Campania.

Tutti questi dettagli, assieme ai risultati (deludenti) del colloquio e alla prospettazione di energiche iniziative da parte del governo italiano, furono oggetto dell’Informazione diplomatica n. 1.

Naturalmente una delle prime iniziative del governo era stata quella di ordinare il ritiro immediato delle truppe italiane dall’Irak. La realizzazione della decisione fu curata in tutti i dettagli dal Ministro della Difesa Pecoraro Scanio, che affrontò in particolare la problematica di battere il record di velocità di ritiro delle truppe spagnole conseguito dal governo Zapatero. Il nostro ministro non dimenticò l’infortunio in cui era occorso il Ministro della Difesa spagnolo che, dopo essersi attribuito la medaglia al valore per l’efficienza con cui aveva realizzato la ritirata, era stato costretto a togliersela a furor di popolo non essendosi mai visto il conferimento di un’onorificenza al valore militare per una ritirata. Ebbene, il nostro Ministro superò brillantemente la difficoltà attribuendosi una medaglia al valor civile assortita del titolo di Cavalier di Gran Croce.

Frattanto, la Presidente della Commissione Esteri non stava con le mani in mano. Non potendosi occupare del presente si occupò del passato. D’accordo con la Commissione Difesa della Camera, istituì una commissione d’inchiesta per esaminare le responsabilità relative alla scelta di inviare un contingente militare in Iraq e alle modalità della sua attuazione. La Commissione d’inchiesta operò in modo equilibrato e imparziale, accantonando le richieste moralmente e giuridicamente corrette ma politicamente inopportune di taluni suoi membri di porre in stato d’accusa per alto tradimento alla Costituzione il Presidente della Repubblica e il precedente Ministro della Difesa.

Le indiscrezioni raccontano anche di un incontro fra Giuliano Amato e Piero Fassino, nel corso del quale i due esponenti politici scoprirono di nutrire preoccupazioni simili. Al turbamento di Amato, per avere scoperto un anno prima, nel corso di un dibattito estivo a Cortina d’Ampezzo, una certa inattesa diffusione di antiamericanismo nella sinistra, fece da contrappunto la preoccupazione di Fassino per una altrettanto inattesa diffusione di antisionismo e di ostilità contro Israele. Forse di qui nacque l’idea di un convegno sull’argomento mirante a prevenire la diffusione di pericolosi veleni. Quest’idea fu oggetto di accanite discussioni e approdò, come frutto di un difficile compromesso, alla promozione di un convegno sul tema: «Attualità della visione di Togliatti sulla questione mediorientale». Il programma prevedeva, dopo un messaggio di saluto del Ministro del Esteri D’Alema, una relazione magistrale del Professor Alberto Asor Rosa sul tema «Togliatti e il sionismo». Una tavola rotonda sul tema «Un trentennio di teoria e prassi multilateralista dell’ONU sulla questione sionista: cosa ne penserebbe Togliatti oggi» fu conclusa da un appassionato intervento di un rappresentante dell’Autorità Nazionale Palestinese e dalla proiezione di un film sul Muro a cura della parlamentare europea Luisa Morgantini

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