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Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 15/08/2017, a pag.15, con il titolo "Dershowitz: 'Non si rinunci alla libertà d’espressione' ", l'intervista di Antonello Guerrera a Alan Dershowitz. Complimenti a Antonello Guerrera, troppo spesso una mosca bianca su un quotidiano ancorato alla linea dei vari Alberto Stabile & Co. che rendono la Repubblica una edizione provinciale dei fratelli maggiori Monde e NY Times.
«QUELLO che è successo a Charlottesville non deve cambiare la legge sulla libertà di espressione in America. I suprematisti e i neonazisti avevano tutto il diritto di manifestare, secondo la Costituzione degli Stati Uniti. Il punto è saper tracciare con nettezza la linea tra il “free speech” del libero pensiero e la violenza, che per esempio è avvenuta sabato scorso in Virginia. E questo purtroppo Trump non lo ha fatto, almeno fino a ieri». Alan Dershowitz, 78 anni, professore emerito ad Harvard (nonché il più giovane della storia dell’università, a 28 anni), già avvocato di O.J. Simpson e storico giurista, è un ostinato custode del diritto americano e del primo emendamento della Costituzione, nonostante la tragedia avvenuta in Virginia sabato. Perché, professor Dershowitz? «Perché il primo emendamento è il pilastro portante della libertà di espressione in America. E non deve essere toccato. Altrimenti tutti ne pagheremmo le responsabilità, anche i pensatori della sinistra radicale che sono sempre di più nei campus universitari americani». Ma a Charlottesville c’erano neonazisti e suprematisti che dissacrano i principi democratici e lo Stato di diritto. Vale anche per loro il primo emendamento? «Sì. Per la legge americana avevano il diritto di protestare contro la rimozione della statua del generale confederale Lee. E i contro-manifestanti, con le loro ragioni opposte, avevano lo stesso diritto. La linea rossa non deve toccare le idee, ma separare nettamente le opinioni dalla violenza. È qui che ha sbagliato Trump». Perché? «Doveva condannare subito la barbarie dei suprematisti e definirla con il suo vero nome: atto di terrorismo. Senza esitazioni, che fanno soltanto aumentare la forza di questi fascisti. Se l’estremista con l’auto fosse stato musulmano, Trump non avrebbe esitato a twittare contro gli islamici “terroristi”. Invece, almeno fino a ieri, è stato ambiguo e sfuggente. Eppure, sempre terrorismo era». Donald Trump ha aspettato oltre due giorni per condannare la barbarie dei neonazisti e leader Kkk. Perché? «Il presidente sinora non ha mostrato la statura morale che invece dovrebbe avere. Trump non ha colpe di quello che è successo a Charlottesville, ma doveva recidere immediatamente il legame con quella folla di nazistoidi che lo acclamano. Alla fine lo ha fatto. Ma è chiaro che sinora è stato in silenzio perché non voleva perdere il sostegno di quella fetta della società americana. Ma l’intolleranza non può essere tollerata, a nessun livello: perché, alla fine, ci rende vittime, tutti». Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/ 49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante rubrica.lettere@repubblica.it |
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