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Il gioco di Putin con l’Iran e gli Usa
in Medio Oriente le cose sono sempre più complicate di quel che sembrano. A quanto pare è successo uno sconquasso fra Russia e Iran. I giornali Israeliani riportano che Putin avrebbe deciso di sospendere la vendita agli ayatollah dei sistemi antiaerei avanzati S-300, che preoccupavano molto le forze di difesa israeliane e contro cui si era mosso personalmente Netanyahu. La ragione sarebbe stata nella dimostrazione dettagliata fornita dai servizi segreti israeliani del fatto che l’Iran, contro i patti stabiliti, ha passato a Hezbollah alcuni dei materiali bellici avanzati di provenienza russa, in particolare un altro sistema antiaereo avanzato di prossimità chiamato SA-22 (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/208948 ). La partita che la Russia conduce in Medio Oriente è molto complessa. Fornisce i sistemi atomici e altre armi all’Iran (il che è un grande affare per la disastrata industria russa); ma ha accettato di rifornire anche gli egiziani e i sauditi che sono nemici dell’Iran e con Israele i rapporti sono migliori di quanto sia mai accaduto da metà del secolo scorso. L’aviazione russa e quella israeliana ostentano buoni rapporti nel difficile teatro siriano, dove agiscono entrambe e non cercano di interferire l’una nei piani dell’altra, anche se Israele colpisce Hezbollah, alleato dell’Iran che è alleato di Mosca e la Russia colpisce gruppi ribelli con cui Israele ha un tacito accordo di non aggressione. Difficile dire che segnale sia questa sospensione di una fornitura così decisiva sul piano strategico (dato che gli S-300 renderebbero particolarmente difficile un bombardamento delle basi militari e di quelle atomiche iraniane). Potrebbe essere una tirata di briglia all’Iran, che per la Russia è un cliente prezioso, ma certamente anche pericoloso e troppo autonomo. Fargli capire che non tutto è garantito e che il potere vero è altrove, proprio mentre Assad ha molto bisogno dell’appoggio russo perché quello iraniano e di Hezbollah non basta può essere una buona tattica. Ma può essere anche un segnale a Israele, in cui la Russia conferma un rapporto non proprio di alleanza ma di dialogo. Non c’è Nato o Onu che tenga, la sorte della Siria e dintorni si decide al Cremlino. Non è detto che la Russia abbia la forza per sostenere davvero questa posizione (e insieme procedere in Ucraina, accordarsi con la Germania e con la Cina, sfidare la Nato sul quadrante strategico dell’Atlantico settentrionale ecc. ecc.). Ma una cosa è certa: questo messaggio va in primo luogo alla Casa Bianca, per dire che gli Usa sono stati sostituiti nell’egemonia regionale non da un Iran amico come speravano Obama e Kerry, con straordinaria ingenuità perché l’amicizia degli ayatollah non è mai stata all’orizzonte, ma dalla Russia che dell’Iran è il burattinaio. Ugo Volli |
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