Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/09/2015, a pag. 14, con il titolo "Perché è giusto che Nirenstein rappresenti Israele in Italia", l'intervento di Riccardo Pacifici.
A destra: Riccardo Pacifici con Fiamma Nirenstein
Caro direttore,
il dibattito che si è aperto nelle comunità ebraiche in merito alla designazione di Fiamma Nirenstein ad ambasciatore in Italia da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ci offre lo spunto per comprendere e chiarire, una volta per tutte, il tema e, aggiungo io, l’infame pregiudizio che coinvolge ogni ebreo della Diaspora, sulla «doppia lealtà».
Mentre negli Stati Uniti, dove l’ostentazione in ogni Sinagoga delle bandiere americane e israeliane non hai mai sollevato alcun dubbio sul senso di appartenenza e fedeltà agli Stati Uniti d’America, in Italia ancora oggi dobbiamo giustificarci o chiarire quale è il nostro legame con Israele.
Naor Gilon
Spesso nell’esercizio delle mie attività istituzionali mi è capitato, e non ero il solo, di sentirmi dire (nella più totale buona fede da parte dell’interlocutore) che aveva incontrato il «vostro primo ministro» alludendo a un premier israeliano. La mia e nostra replica è stata sempre il «nostro primo ministro è lei», riferendoci a quello italiano di turno.
Capisco quindi le perplessità e in alcuni casi le paure che la designazione di Fiamma Nirenstein possa creare nell’attuale dirigenza ebraica in Italia, a cominciare da quella del nostro rabbino capo, Riccardo Di Segni. Sono certo che nessuno possa aver posto «veti», anche perché sarebbe grave se dall’Italia un leader comunitario fosse in grado di determinare l’annullamento - o l’approvazione - di una decisone del governo israeliano. Sarebbe un fatto senza precedenti.
Fiamma Nirenstein ama il nostro Paese e l’ha servito con tutto il cuore fino a divenire parlamentare di prestigio. Oggi da cittadina israeliana ha diritto come ogni nuovo immigrato di contribuire alla vita dello Stato e di fare ciò in cui può esprimersi al meglio, al pari di un medico e di un ricercatore. Oppure, come avviene con i giovani immigrati per i quali non vi è esonero, di fare il servizio militare.
Sono certo che Nirenstein saprà rafforzare le relazioni di amicizia fra i nostri Paesi, proprio perché meglio di chiunque altro in Israele lo conosce. In bocca al lupo Fiamma. Fino al tuo arrivo lavoreremo insieme all’attuale ambasciatore Naor Gilon per unire e rafforzare l’amicizia fra Italia e Israele.
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