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Israele/elezioni: ecco i candidati Commento di Manfred Gerstenfeld (Traduzione di Angelo Pezzana)
Le liste dei partiti sono pronte. Le primarie laburiste includono molti candidati con esperienze nei settori sociali e economici. Shelley Yachimovich, deputata uscente, è in testa di lista al terzo posto dopo Yitzhak Herzog e Tzipi Livni. Era stata leader laburista prima di Herzog e aveva dato priorità a temi di poilitica interna piuttosto che estera. Seguono Stav Shaffir e Itzik Shmuli, due deputati uscenti che avevano partecipato alle proteste sociali ed economiche del 2011. La lista laburista è caratterizzata dalla presenza di molte donne, 6 tra i primi 20 candidati, contro le 2 del Likud. Un altro candidato con probabilità di essere eletto è Zoher Bahalul, giornalista di una emittente araba, che andrebbe ad aggiungersi al considerevole numero di giornalisti alla Knesset. E’ stato votato dal 58.9% dei 48.904 aventi diritto nelle primarie laburiste. E’ stato poi annunciato che la coalizione Laburista e Hatnuah si presenterà con il nome “Campo Sionista”. Va detto che parecchi candidati sono noti per le loro posizioni anti-sioniste. Saffir, ad esempio, ha dichiarato che l’inno nazionale “Hatikvah”, è razzista. La deputata Merav Michaeli che i ragazzi non devono andare a fare il servizio militare. Bahalul che “la nostra identità palestinese è più forte di quella israeliana”. Il prof. Yossi Yonah che il sionismo non lo rappresenta. Il Campo Sionista si presenta come un partito di centro, ma i partiti di centro-destra lo giudicano vicino all’estrema sinistra. Il 15 gennaio Habayt Hayehudì ha tenuto le primarie. Fra i primi 20, 4 seggi sono andati al gruppo Tekuma, come era stato concordato. Le deputata Ayelet Shaked ha ottenuto il terzo posto.
Tre ministri israeliani, Netanyahu, Bennett e Lieberman, leader dei rispettivi partiti, hanno partecipato alla grande dimostrazione di Parigi nel ricordo delle vittime del terrorismo islamico. La strage di Parigi non influenzerà le prossime elezioni, anche se alcuni media l’hanno collegata alla campagna elettorale. In quanto al Likud, la vice Ministro dell’Interno Faina Kirshenbaum ha deciso di lasciare la politica. E’ attualmente sotto inchiesta per corruzione. E’il quarto deputato di Israel Beitenu che lascia la Knesset, insieme al Ministro dell’Agricoltura Yairis, che lascia il partito perché non si identifica più nel nuovo programma. Aryeh Deri, dopo le dimissioni da presidente del Partito ultra-ortodosso Shas, le ha rititare, dicendo che gliel’aveva chiesto il “Consiglio dei Saggi della Torah”. Molti sondaggi indicano che il Partito Ha’am Itanu (Il Nostro Popolo), guidato da Eli Yishai, sembra stia avvicinandosi a superare lo sbarramento. Se ciò avvenisse, la presenza del suo partito nella Knesset porterebbe a 40 i seggi del centro-destra, una buona base per formare il prossimo governo, dove i maggiori partiti saranno Likud e Habyt Hayehudì. Nel Likud continua il riconteggio dei voti. L’ex Ministro Avi Dichter, che all’inizio era al 20° posto, è retrocesso a favore della deputata Tzipi Hotovely. E’ stato Dichter a contestare il risultato e chiedere il riconteggio. Il sondaggio TNS, per conto del portale “Walla”, ha evidenziato come due dei partiti di centro, “Yesh Atid”, di Yair Lapid e il nuovo “Kulanu” di Moshe Kahlon, siano concorrenti, poiché pescano voti nello stesso bacino elettorale. Yesh Atid sceglierà come Primo Ministro Herzog piuttosto che Lapid, che ha collaborato con Netanyahu negli ultimi due anni. In Yesh Atid entrerà il deputato Elazaar Stern, lasciando Hatnuah.
Kahlon si alleerà con Netanyahu o Herzog, non importa chi dei due sarà Primo Ministro. Presenterà la sua lista questa settimana. Alcuni nomi sono già noti, Yoav Galant, generale della riserva,al secondo posto, seguito da Segal Melaku, di origine etiope, dirigente della Israel Broadcast Authority; al quarto posto Michael Oren, già ambasciatore negli Stati Uniti. A fine settimana, un sondaggio del Jerusalem Post/Maariv dava il Campo Sionista in vantaggio sul Likud, 25 contro 22. Il 44% degli interrogati ha detto che del Campo Sionista condivideva il programma socio-economico, ma solo il 28% era d’accordo per quanto riguardava la sicurezza e la politica estera. Sarà la scelta tra queste due opzioni a decretare quale partito vincerà le prossime elezioni.
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