Il monte del cattivo consiglio Amos Oz
Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli Euro 17
Ultimi giorni del Mandato Britannico in Palestina, tra il ’46 e il ’47. Gerusalemme dipinta in ogni suo respiro, luce, cespuglio, pietra: par di toccarla, di sentirne il sole, il tramonto rubino, il cielo. Le tre storie che Amos Oz scrisse nel 1978 si svolgono soprattutto nel neonato quartiere di Tel Azra, popolato quasi solo da profughi dall’Europa in fiamme, borghesi e profeti alle prese con l’invenzione di una vita nuova e assai più miserevole, posseduti dalla nostalgia quanto dalla determinazione a veder nascere Israele. I bambini sono fondamentali, sono loro le voci narranti di due racconti su tre, sono loro a voler affidare a Hans Kipnis invitato al gran ballo dell’Alto Commissario inglese aut-aut definitivi: “Ditegli che se ne vadano di qui”, “rimarremo fino all’ultimo respiro”. Sono loro, i bambini abbronzati, a voler e a dover imparare l’arte della guerra, mentre i grandi ancora si chiedono “che succederà?” dopo la partenza degli inglesi. Anche gli adulti, anche i malati, però iniziano a preparare sacchi di sabbia e molotov, ”perché sui monti tutt’intorno alla città il nemico aveva piantato fortini di cemento, bunker, batterie di cannoni. E aspettava”. Che meraviglia Amos Oz.
Susanna Nirenstein
R2 Cult – La Repubblica