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Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/10/2010, a pag. 15, la cronaca di Stefano Montefiori dal titolo " Terrorismo, per Londra e Parigi rischio reale", l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Il comandante e l’informatico: due ombre dietro il complotto ". Dalla STAMPA, a pag. 15, l'articolo di Francesco Grignetti dal titolo " In Italia sotto controllo aerei, treni e monumenti ". Da REPUBBLICA, a pag. 8, l'articolo di Enrico Franceschini dal titolo " La voce tradisce i terroristi ecco come Londra li ha scoperti ", a pag. 1-9, l'articolo di Vittorio Zucconi dal titolo " Il semaforo della paura ", preceduto dal nostro commento. Pubblichiamo il commento di David Braha dal titolo " La Bella Addormentata nel 2010: Europa e terrorismo ". CORRIERE della SERA - Stefano Montefiori : " Terrorismo, per Londra e Parigi rischio reale "
PARIGI — Il presidente americano Obama ha organizzato riunioni di emergenza venerdì sera, sabato e ha chiesto aggiornamenti anche ieri mattina. La Commissione europea sorveglia attentamente la situazione, ha detto ieri la responsabile degli Affari interni Cecilia Malmström. Sulla stampa, i telegiornali e i siti di informazione di tutto il mondo ricompare l’immagine della Tour Eiffel sorvegliata da soldati armati di mitra: l’Europa è sotto la minaccia di attentati terroristici, e dopo il Dipartimento di Stato americano ieri anche il Foreign Office britannico ha deciso di ricordarlo ai connazionali che avessero in mente di viaggiare in particolare verso la Francia e la Germania. L’allarme planetario per un attentato sul suolo europeo, definito ormai «altamente probabile» dal ministro dell’Interno britannico Theresa May, sta raggiungendo la sua massima intensità dopo essere partito quasi in sordina un mese fa con le dichiarazioni del capo dell’antiterrorismo francese: «La minaccia non è mai stata così grande in Francia», disse in un’intervista Bernard Squarcini, il 10 settembre. Da allora il ministro dell’Interno Brice Hortefeux ha parlato di «attacco imminente», la polizia ha dato la caccia a una kamikaze algerina, la Tour Eiffel è stata evacuata (due volte) così come le stazioni Saint-Michel e Saint-Lazare. Lo scenario più temuto dai servizi segreti occidentali è un attacco simultaneo di commando nelle grandi capitali europee, sullo stile di quello che nel 2008 a Mumbai fece 166 morti: jihadisti pronti a sparare sulla folla nei luoghi più affollati e turistici delle città, e a prendere ostaggi negli hotel. Osama Bin Laden in persona avrebbe autorizzato e finanziato l’operazione secondo quanto raccontato da Ahmed Siddiqui, l’islamico con passaporto tedesco arrestato dagli americani in Afghanistan e incontrato in questi giorni nella base di Bagram da un diplomatico tedesco. Due settimane fa è stato arrestato a Napoli un francese di origine araba, reduce della guerra in Afghanistan, sospettato di reclutare terroristi e in possesso di un kit per fabbricare bombe. In Francia, il ministro Hortefeux ha reagito ieri agli avvisi anglosassoni confermando che «la minaccia è reale, e la vigilanza massima. Abbiamo preso nota degli allerta di Washington e Londra». «La minaccia terroristica può colpirci in ogni momento», ripete Hervé Morin, ministro della Difesa. Il rischio però è che si crei un corto circuito di allarmi che si alimentano a vicenda. Non è sicuro, anzi secondo una fonte del Dipartimento di Stato è improbabile, che il «travel alert» americano sia frutto di nuove informazioni : potrebbe t r at t ar s i dell a semplice ricezione dei passati appelli alla cautela del governo francese. La paura cresce ormai tra Europa e America, ma gli stessi servizi francesi ricordano che dall’11 settembre in poi vengono sventati in media due attacchi all’anno. E allora, perché venire allo scoperto proprio stavolta, con il rischio di terrorizzare la popolazione assecondando indirettamente le mire del nemico? L’opposizione francese in questi giorni si è scagliata contro Sarkozy e il suo governo, accusandoli di giocare sulla presunta minaccia terroristica per rinforzare «l’ossessione della sicurezza» dei cittadini. «Cinismo», secondo l’ex premier Dominique de Villepin, che chiede alle autorità informazioni più precise o maggiore riservatezza. La scelta di comunicare il rischio potrebbe rivelarsi un semplice eccesso di cautela, e questo è l’auspicio di tutti. Intanto, il livello di allerta resta «rosso». Come è sempre stato, dal 2005 a oggi. CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Il comandante e l’informatico: due ombre dietro il complotto "
WASHINGTON — Due uomini per un complotto in Europa. Due operativi che parlano poco, ma agiscono in modo coperto. Il primo è Ilyas Kashmiri. In una rara intervista si è presentatocosì: « Non sono il tipico leader jihadista che lancia slogan, io sono un comandante militare. E ogni bersaglio ha i suoi tempi e motivazioni». Poi ha aggiunto riferendosi alla strage di Mumbai (2008) dove è emerso un suo ruolo: «È poca cosa rispetto a quello che è stato pianificato per il futuro». La storia di Ilyas è quella del genio — cattivo — sfuggito al controllo. Legato ai servizi pachistani, ha operato per anni nel Kashmir contro gli indiani e si racconta abbia personalmente eseguito delle decapitazioni. Dopo l’11 settembre ha creato la sua organizzazione, il fantomatico «Esercito delle Ombre», con il quale mette a segno diversi attacchi. Arrestato nel 2003 perché sospettato di voler assassinare il presidente Musharraf, è rimesso in libertà. Kashmiri cerca un rifugio più protetto e si trasferisce nel Nord Waziristan che diventa il suo regno. Apre piccoli campi di addestramento, amplia la rete di reclutamento. I volontari — molti gli europei — sono addestrati a condurre azioni tipo commando, usano sistemi di comunicazione sofisticati, dedicano molto tempo all’indottrinamento religioso. Un training severo durante il quale il mujahed è sottoposto a lunghi periodi di privazione del sonno e del cibo. Per temprarlo quando dovrà barricarsi in un hotel c on deci ne di ostaggi. È quello che è avvenuto a Mumbai. Gli indiani, durante le indagini sul massacro, avrebbero intercettato comunicazioni che coinvolgono Kashmiri. Scoperta che non è una sorpresa. Ilyas, stringendo rapporti con i qaedisti e il temuto network Haqqani, ha messo in piedi una struttura eversiva simile a quella di un servizio segreto. E l’intelligence Usa è diventata un bersaglio: non si esclude che l’uccisione degli agenti Cia nella base di Khost sia stata pianificata da Kashmiri usando un infiltrato giordano. Sì, perché l’Esercito delle Ombre conta sugli uomini dietro le linee. Militanti «in sonno» dispiegati nei Paesi occidentali. In America ne sono stati individuati almeno due. In Gran Bretagna, come abbiamo anticipato ieri, hanno captato conversazioni interessanti di elementi residenti da tempo. Altri ancora sono in Germania, dove Kashmiri dispone di mujahedin tedeschi preparati dagli estremisti uzbeki. Risalendo la filiera tedesca — sostengono fonti investigative — gli americani hanno trovato tracce di un secondo personaggio. Una vecchia conoscenza: Said Bahaji, ricercato per l’attacco dell’11 settembre. Attivo nella famosa moschea di Amburgo, ha aiutato alcuni dei piloti-kamikaze. Fuggito in Pakistan il 4 settembre 2001, sarebbe nascosto nel Waziristan del Sud. È considerato un «facilitatore» di attacchi ed è bravo con il computer, usato sia per propaganda sia per tenere i contatti. Ahmed Siddiqui, cittadino tedesco arrestato in estate e legato alla rete di Kashmiri, ha rivelato di aver incontrato Bahaji ed ha raccontato molto su quello che hanno in mente i suoi referenti. Dettagli investigativi che portano alle «ombre» di Ilyas nascoste in Europa e inquietano l’antiterrorismo. La STAMPA - Francesco Grignetti : " In Italia sotto controllo aerei, treni e monumenti "
L’allerta terrorismo c’è ed è inutile negarlo: al ministero dell’Interno in questi giorni è tutto un fermento di riunioni e incontri. Il network d’intelligence e di polizia dei Paesi occidentali è all’opera. C’è semmai un pizzico d’irritazione perché il «warning» diramato dall’amministrazione americana mette in piazza alcune informazioni che secondo molti, nei governi europei, andavano tenute maggiormente riservate. E’ un fatto comunque che in Francia, Germania, Gran Bretagna, ma anche in Italia e in Belgio, siano sotto controllo speciale sia le stazioni ferroviarie che gli aeroporti, le metropolitane, i luoghi dove ci sono assembramenti di turisti, i cosiddetti «siti sensibili» tra cui ambasciate, centri culturali, luoghi di culto. C’è particolare attenzione per istituti e linee aeree americane e israeliane. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al riguardo è stato assai esplicito: «La minaccia è attendibile». Tende a tranquillizzare tutti, Maroni. Ma non dimentica l’episodio di Milano, dove un egiziano ha cercato di farsi esplodere dentro una caserma dell’esercito. E dunque: «Il quadro è complicato». La REPUBBLICA - Enrico Franceschini : " La voce tradisce i terroristi ecco come Londra li ha scoperti "
LONDRA - Tutti conoscono le impronte digitali. Meno note, ma ugualmente importanti per identificare un sospetto di un crimine, sono le "impronte vocali": ossia il tono, il timbro, l´accento con cui parla una persona. Ed è proprio grazie a questo tipo di tracce che il General Communication Headquarters (Gchq), l´agenzia più segreta dello spionaggio britannico, che si occupa della sorveglianza elettronica, ha scoperto il piano per un attacco "stile Mumbai" contro città europee da parte di una cellula terroristica legata ad Al Qaeda in Pakistan. Dal suo quartier generale di Cheltenham, cittadina più nota per le terme e le corse dei cavalli, nella contea di Gloucester, a nord-ovest di Londra, lo spionaggio elettronico di Sua Maestà ha ascoltato telefonate fra musulmani britannici che si addestravano in un campo di Al Qaeda, vicino al confine tra Afghanistan e Pakistan, e loro amici, familiari o complici nel Regno Unito. Le voci sono state confrontate con le impronte vocali dell´immenso archivio del Gchq. INFORMAZIONE CORRETTA - David Braha : " La Bella Addormentata nel 2010: Europa e terrorismo "
Nei giorni scorsi abbiamo letto sui giornali di tutto il mondo la notizia dei falliti attentati terroristici in Europa per mano di Al Qaeda. O meglio, gli attentati erano apparentemente ancora nella fase di progettazione, ma gli 007 del Vecchio Continente in collaborazione con la CIA sono riusciti a fiutare il pericolo con tempismo e ad evitare così il peggio. L’idea era la seguente: colpire siti simbolici solitamente affollati in diverse città europee – si parlava addirittura della Torre Eiffel a Parigi – al fine di creare scompiglio e di mietere il maggior numero di vittime possibile. Quindi fin qui nessuna novità, ad eccezione del fatto che stavolta gli attacchi sarebbero dovuti essere simultanei. Ma per il resto lo schema del caro vecchio terrorismo islamico non sembrava riservare nulla di nuovo. Eppure qualcosa di nuovo c’era: una novità che a me è apparsa tanto sorprendente quanto agghiacciante. Per la prima volta da anni siamo infatti arrivati molto vicini ad assistere ad attentati di grandissimo impatto politico, psicologico, ed emotivo in paesi occidentali, ma soprattutto in Europa. Stavolta infatti l’obiettivo non sembrava quello del “semplice” attentato finalizzato ad una “semplice” carneficina: attentati di questo tipo li abbiamo visti nei recenti esempi di Fort Hood in Texas, del volo Amsterdam-Detroit, o di Times Square; o andando ulteriormente indietro nel tempo, a Madrid e a Londra rispettivamente nel 2004 e nel 2005. Ma questa volta l’obiettivo era diverso. Questa volta Al Qaeda voleva colpire simboli nazionali, luoghi con un profondo valore ideologico ed affettivo per noi europei: in altre parole, lo stile di questi attacchi sarebbe stato più simile a quello dell’11 Settembre, piuttosto che ad altri. Di solito si dice che la storia, e soprattutto gli errori commessi in passato, insegnano a migliorarsi e a migliorare il futuro. Io non ci ho mai creduto, soprattutto quando si tratta dell’Europa e degli europei. Perché l’autolesionismo condito da una punta di politically correct mostrato dal Vecchio Continente in numerose occasioni e nei campi più disparati – immigrazione, sicurezza interna, relazioni diplomatiche con il mondo islamico, e chi più ne ha, più ne metta – ha proprio dell’incredibile. Come al solito pensiamo secondo quello che gli americani chiamano NIMBY, acronimo per “Not In My Back Yard”: ovvero la politica del respingere i problemi il più lontano possibile facendo finta che non esistano. Peccato che il più delle volte questi problemi si rivelano essere dei veri e propri boomerang, che possiamo respingere una, due, tre volte, ma decisamente non all’infinito. E quindi quando vediamo le Torri Gemelle demolite, gli attentati ai danni di gente innocente in tutto il mondo, sangue, esplosioni, uccisioni, ce ne rammarichiamo e ci piace mostrare solidarietà verso i poveri sventurati. Ministri e politici fanno a gara per definire “inaccettabili”, “inammissibili”, “vergognosi” tutti questi atti di violenza. Ma poi ognuno torna alla propria routine come se la cosa non li riguardasse. Ed è proprio qui che facciamo l’errore più grave: la cosa ci riguarda, eccome. Un tempo si pensava che il terrorismo fosse un problema tutto israeliano, e il resto dell’occidente stava in finestra a guardare, ignorando la reale portata del fenomeno. Poi ci sono state le Torri Gemelle e il Pentagono, e l’America ha finalmente aperto gli occhi. Ma noi, con colpevole ingenuità, dormiamo ancora sonni tranquilli. Troppo tranquilli. Se il terrorismo islamico oggi si scaglia il più delle volte su obiettivi israeliani ed americani non vuol dire che l’Europa è esente da quest’odio: significa piuttosto che siamo i prossimi in lista d’attesa, che domani toccherà a noi. Era questo quindi il vero significato dei falliti attentati dei giorni scorsi. Come si dice, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma viste le non-reazioni di questi giorni l’Europa mi sembra anche cieca, muta, e paralizzata. Ci siamo adagiati sulla pace e sulla serenità che da noi regnano sin dalla caduta di Hitler, nell’illusoria convinzione di essere intoccabili, forse addirittura invincibili. Ma non è così. Il rischio è che prima o poi ce ne accorgeremo nel peggiore dei modi. C’è quindi bisogno di un 11 Settembre europeo per svegliarci dal torpore indotto dal nostro generale benessere? “No” è la risposta che vorremmo sentirci dire, quello che moltissimi tra noi credono. Ma “sì”, purtroppo, è quella reale. La REPUBBLICA - Vittorio Zucconi : " Il semaforo della paura " Zucconi ritiene che l'allarme terrorismo diramato da Obama non sia altro che una strategia elettorale. E' possibile che in parte sia vero. Ma Zucconi scrive anche " Nessun viaggiatore per professione, businessman, commerciante, banchiere rinuncerà al viaggio per timore di Al Qaeda. Il brivido del "terrore in agguato" tocca soltanto i più deboli, forse i più ingenui. Coloro che non si rendono conto che la prima motivazione di queste iniziative dei governi, la cui inutilità è palese (da che cosa esattamente si dovrebbero guardare il signor Smith che fa shopping a Londra o la signora Johnson che visita il Louvre?) è politica.". Non prendere sottogamba la minaccia del fondamentalismo islamico non è da ingenui. Finalmente Obama si è reso conto del pericolo che minaccia l'Occidente. Solo gli zucconi continuano a non coglierlo.
Mister Smith va alla guerra, con la sua valigia da turista di nuovo riempita di paura. Sono trascorsi nove anni dalla dichiarazione di Guerra al Terrore fatta da Bush il 26 settembre del 2001. E ieri l´altro l´amministrazione Obama l´ha avvertito che l´Europa resta un campo di battaglia. Chi sta vincendo dunque, nove anni dopo l´inizio? Certamente non il signore e la signora Smith, non l´american tourist che si riscopre nel mirino. Si devono sentire molto più soddisfatti di loro i burattinai sempre invisibili e sinistri del terrorismo, che possono leggere la notizia che immediatamente, dopo l´allarme della Clinton, le compagnie di volo hanno visto diminuire del 16% le prenotazioni per novembre verso il Vecchio Continente e crescere del 10% le disdette. Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Stampa, Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@corriere.it lettere@lastampa.it http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 rubrica.lettere@repubblica.it |
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