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Un appello a tutti quanti hanno a cuore le sorti della nostra scuola Andrea Atzeni Andrea Atzeni è un docente che da anni si batte contro l’antisemitismo e che ha a cuore l’educazione dei giovani che troppo spesso, nelle scuole, vengono indottrinati da insegnanti politicizzati di sinistra. Abbiamo visto, dopo i massacri del 7 Ottobre in Israele, manifestazioni di giovani e giovanissimi che al grido di “Palestina libera dal Fiume al Mare” (senza Israele, dunque e anche senza conoscere il nome del fiume né del mare), hanno mandato all’ospedale decine di poliziotti e abbiamo assistito indignati alla vergognosa difesa di quella violenza assurda, da parte dei partiti politici dell’opposizione. L’odio antiebraico sta sconvolgendo il nostro mondo, come negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. È quindi estremamente importante l’educazione dei giovani, che domani saranno la classe dirigente, per evitare di sprofondare un’altra volta nel fascismo che oggi ha le sembianze dell’ ideologia woke, di una sinistra fortemente antisemita, del rifiuto dell’altro se le sue idee non coincidono con quelle del gruppo e di un finto pacifismo a senso unico. Andrea Atzeni ha scritto al Ministero della pubblica Istruzione e noi tutti attendiamo una risposta significativa. Di seguito la lettera. Deborah Fait Lettera aperta a tutti quanti hanno a cuore le sorti della nostra scuola 31 Agosto 2025 di Andrea Atzeni
Al Ministero dell’Istruzione e del Merito Spett. Ministero, l’ondata di cieca animosità dilagata al seguito del pogrom del 7 ottobre di due anni fa ha subito lambito anche le nostre scuole, che sono spesso diventate teatro di disinformazione e di pregiudizio a senso unico, benché sul piano formale siano impegnate a combatterli. La situazione sembra essere completamente sfuggita di mano quest’estate. Alle solite manifestazioni di studenti esaltati e di qualche docente sconsiderato si sono infatti aggiunte, a opera di alcuni dirigenti, iniziative tali da incrinare in profondità il prestigio dell’istituzione scolastica. Mi limito a ricordare di seguito tre episodi che hanno trovato spazio sulla stampa. A fine maggio sulla facciata dell’istituto comprensivo Giuliana Saladino di Palermo è stata autorizzata l’esposizione di un lenzuolo “per chiedere la fine del bombardamento israeliano su Gaza”. Il mattino del 29 maggio centinaia di studenti sono stati condotti a formare un “girotondo rumoroso” attorno a tutti i plessi scolastici ubicati nel quartiere Cep “trasformando l’ora di lezione in una manifestazione per la pace”. Il 23 luglio il dirigente Marco Dalbosco del liceo Galileo Ferraris di Taranto ha pubblicato una circolare scolastica (n. 717) con la quale sottoscrive affermazioni ancora più gravi: “La guerra è di per sé nefanda […] Ma, ecco, ci sono situazioni in cui la sproporzione di valore tra ‘noi’ e gli ‘altri’ diviene abnorme: […] questo accade ogni volta che gli ‘altri’ sono rappresentati come non-uomini, e in qualche modo ridotti a Untermenschen (Sottouomini). Quest’ultimo fu un termine caro ai Nazisti, ma purtroppo lo troviamo applicato, come principio fondatore di prassi disumane, in diversi altri contesti storici, che ben presto, inevitabilmente, hanno assunto il carattere di matrice di un genocidio […] I numeri degli uccisi di Gaza, ormai tendenti all’enorme cifra di 100.000 morti su una popolazione di circa 2 milioni (e dietro ad ogni ‘unità’ assassinata sta un povero essere umano come me e come voi); e i numeri della moltitudine immensa dei feriti orrendamente nel corpo e nella psiche, sono il frutto mortale di una cultura intrisa di disuguaglianza estrema, purtroppo profondamente radicata nell’Israele di oggi, in base alla quale, stando anche alle dichiarazioni rilasciate da molte autorità politiche e riportate dalla stampa internazionale, sembrerebbe di poter dire che per molti abitanti di quel Paese ‘l’unico Palestinese buono è il Palestinese morto’. Quella ‘cultura’ intrisa di disuguaglianza estrema è una peste sempre pronta a risorgere tra gli umani: oggi, mentre noi siamo vivi e assistiamo costernati e i nostri Governi dovrebbero intervenire a soccorso ma non lo fanno, quella cultura alligna nella prospera terra dello Stato sorto per ospitare proprio i perseguitati della Shoà – genocidio che ogni anno ricordiamo il 27 gennaio – molti dei quali, però, da discendenti delle vittime si sono trasformati in zelanti carnefici di un nuovo Sterminio: sotto i nostri occhi”. A partire dal 28 luglio Maurizio Primo Carandini, dirigente dell’Istituto Comprensivo Paolo e Rita Borsellino di Valenza (AL), ha dedicato un’ora di ogni giornata lavorativa estiva alla “commemorazione dei bambini morti o affamati nella Striscia di Gaza. L’iniziativa prevede la presenza quotidiana del dirigente, dalle 8.30 alle 9.30, nel cortile dell’istituto scolastico, accanto alla lapide che ricorda la Liberazione della città e alle pietre della Memoria dedicate ai giovani partigiani della Banda Lenti. Carandini vi si recherà con un banco e una sedia, e metterà a disposizione alcune sedute per chiunque desideri confrontarsi o riflettere sulla situazione”. Ha dichiarato: “Sarò lì con loro per testimoniare lo sdegno di uomo dello Stato contro l’indifferenza del mondo intero. Scuola e istituzioni non possono e non devono voltarsi dall’altra parte”. È ormai trascorso più di un mese da queste vicende mentre altre sono forse sfuggite alle cronache, eppure non è circolata alcuna notizia a proposito di auspicabili reazioni da parte degli uffici scolastici. Ora che inizia il nuovo anno scolastico sarebbe della massima urgenza intervenire nei modi più opportuni anche per scongiurare il prevedibile rinnovarsi della campagna d’odio nel mondo della scuola. Il perdurare del silenzio non fa che accrescere una comprensibile apprensione. Una chiara replica da parte di codesto Ministero non potrà mai arrivare troppo presto. Cordiali saluti, |
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