'L'ultima battaglia del capitano Ni'mat', di Mohammed Leftah
Recensione di Susanna Nirenstein
Testata: La Repubblica
Data: 16/10/2021
Pagina: 11
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: Le pulsioni del capitano
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/10/2021 a pag. 11, con il titolo "Le pulsioni del capitano", la recensione di Susanna Nirenstein.

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Susanna Nirenstein

Mohamed Leftah, l'histoire d'une injustice
Mohammed Leftah

Non c'è da stupirsi Nse i libri di Mohammed Leftah, per quanto acclamati dalla critica, non sono stati tradotti in arabo. Nato nel 1946 in Marocco, studi a Casablanca poi proseguiti in direzione scientifica in Francia, primi lavori in informatica e poi in giornalismo culturale una volta tornato nella sua terra, abbandonata nuovamente prima per Parigi (1992) e poi per il Cairo nel 2000 dopo la pubblicazione a Parigi dello scandaloso Demoiselle du Numidie ambientato in un bordello, tutti i suoi scritti trasudano sesso, elogio della trasgressione, alcol. Temi che, come si può immaginare, nel Magreb non potevano certo facilitargli la vita che comunque ebbe termine nel 2008. Vedere quanto Leftah amava sfidare la società islamica e i suoi diktat leggendo L'ultima battaglia del capitano Ni'mat edito ora da e/o è sorprendente. Poste sotto il segno di Baudelaire, citato in epigrafe all'inizio di ogni capitolo (capitolo 2: «Versaci il tuo veleno: esso ci riconforta/ Vogliamo, tanto forte ci brucia dentro un fuoco,/ andar giù nell'abisso: Cielo o Inferno, che importa?/Fino in fondo all'Ignoto, per incontrare il nuovo!»), le tre parti del romanzo si concentrano su tre momenti consecutivi in un anno di vita di un ex pilota di caccia egiziano.

L'ultima battaglia del capitano Ni'mat - Mohamed Leftah
La copertina (e/o ed.)


Siamo al Cairo, e il capitano Ni'mat, un sessantaquattrenne borghese e abitudinario sposato felicemente con Mervet, due figlie che studiano all'estero per evitare l'oppressione religiosa sempre più forte nel paese (all'ex militare dell'epoca nasseriana sono rimasti un certo socialismo panarabista e, soprattutto, una vergogna totale perla sconfitta nella guerra del 1967 con Israele), il capitano Ni'mat, dicevamo, va incontro a una rivoluzione sconvolgente. Accade in pochi giorni: il primo avviso si presenta nella piscina di un club esclusivo dove va sempre con un gruppo di veterani del '67 e della Guerra del Kippur con lo Stato ebraico. Un po' di chiacchiere, un po' di bracciate e nell'acqua arriva una squadra di giovani sportivi: il capitano non può fare a meno di rimanere estasiato dalla bellezza dei loro corpi slanciati e fluttuanti. È un po' stupito di quel lieve turbamento, ma è quando, quella notte, sogna nuovamente i ragazzi e soprattutto il suo servitore nubiano Islam nudo e avvolto dallo splendore che i suoi sensi si aguzzano e si incuriosiscono. Da qui a decidere fermamente di scoprire cosa nascondono i suoi inediti desideri il passo è immediato. Lui non vuol rinunciare a vivere. Islam l'ha massaggiato tante volte, rientra fra i suoi compiti, ma ora il capitano gli chiede di insistere su nuovi punti, e infine gli si apre, chiedendogli di penetrarlo, un rapporto che gli rivela nuovi infiniti piaceri, orgasmi plurimi, commozioni. Tra i due si crea una relazione profonda che, per quanto tenuta segreta, comincia a dar luogo a voci e sospetti, finché anche la moglie scoprirà tutto cadendo in una profonda depressione, anche perché il marito si scopre non solo affascinato dai rapporti con altri uomini, ma un maledetto kawhal, termine profondamente spregiativo usato in arabo per definire un gay passivo. Lentamente, sotto i cieli teologici islamici che martellano una sola via di esistenza, per Ni'mat non potranno che seguire la caduta e il decadimento, con la consapevolezza e l'orgoglio però di aver seguito il proprio istinto di libertà. I personaggi sono dipinti in modo perfetto, la prosa è alta, poetica (perché solo nell'ordine poetico un individuo può prendere possesso dei propri diritti, della propria lingua, del suo corpo, diceva Leftah stesso rifacendosi a Genet), letteraria e conturbante, fin troppo: raramente, noi che non siamo addentro alla letteratura erotica, ci siamo dovuti misurare con tanti amplessi, perinei, verghe, nudi radioattivi, spinte lente o violente, profonde o lievi, eiaculazioni, posizioni, piaceri, ansimi, urla di godimento, spesso, per di più, mentre il muezin chiama alla preghiera dalla moschea vicina. Come Rimbaud Leftah sembra preso dall'idolatria della carne. Ed è questo il punto del romanzo: non è tanto che Leftah voglia difendere l'omosessualità, ma piuttosto squadernare gli ostacoli che devono affrontare cola ro che vogliono vivere la propria individualità fuori dalle restrizioni imposte da una morale oppressiva che tiene in pugno tutta la società. Perché non è questa per Leftah a dover prevalere sul singolo, ma piuttosto l'inverso, mentre l'islam, dichiara più e più volte durante il libro, non conosce altro che una virilità che è solo impulso di dominio.

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