Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 08/04/2011, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Goldstone, pressato da Human Rights Watch ci ripensa ancora".
Dimitri Buffa Richard Goldstone
Pressato da “Human rights watch”, una delle ong più storicamente ostili allo stato di Israele, Richard Goldstone ci ripensa ancora a proposito del suo famigerato rapporto relativo ai “crimini di guerra” commessi nell’operazione “piombo fuso”. E, lungi dal chiedere scusa o dall’annunciarne la richiesta di ritiro in sede di Nazioni Unite, afferma davanti alle agenzie di stampa e ai giornali israeliani di ritenerlo “sostanzialmente valido”. La puntualizzazione trovava ieri largo spazio sui media online d'Israele. Goldstone ha ribadito una correzione di tiro rispetto alle conclusioni originali del rapporto, assai severe verso Israele, sospettato d'aver compiuto “crimini di guerra”. Goldstone riconosce che “elementi emersi in seguito fanno ora ritenere non deliberati alcuni degli episodi più significativi di uccisione di civili palestinesi da parte delle forze israeliane durante il conflitto”. E ontinua a dare atto alle autorità dello Stato ebraico di aver condotto una serie d'indagini interne sui fatti contestati, al contrario di Hamas. E questo ovviamente, visto che si parla del paragone tra uno stato e un’organizzazione di terroristi che tiene in ostaggio il territorio di Gaza.
Goldstone però conferma anche “il rammarico nei confronti del governo israeliano per il rifiuto opposto a suo tempo a ogni forma di collaborazione diretta con la commissione”. Ergo? Esclude comunque che vi siano motivi per giungere a una revoca formale del documento.
Tutto questo perché? Basta leggere le pesanti e concomitanti dichiarazioni contro Israele da parte di Kenneth Roth, che è il direttore dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani “Human Rights Watch” , per capirlo. Roth infatti accusa Israele di “volere approfittare dell’articolo di Goldstone”, pubblicato fuori tempo massimo sul “Washington Post”, per insabbiare tutto.
Più precisamente, secondo Roth , “Il desiderio del governo israeliano sarebbe quello di insabbiare il rapporto in quanto tale, ma il rapporto continuerà a vivere”.
Verrebbe da dirgli: “sì, e a lottare insieme a voi”. Anche “Human rights watch” però si vede costretta a sottoscrivere la circostanzaa fondamentale emersa dall’articolo di Goldstone: “escludere l'uccisione deliberata di civili palestinesi in diversi fra gli episodi più cruenti del conflitto”, Poi però viene tirata fuori una testimonianza che sarebbe stata raccolta dalla stessa ong e che parla di “uccisione accertata da parte israeliana di 11 persone che sventolavano bandiera bianca”. Secondo Roth casi di quel genere, per quanto sconvolgenti, sono “troppo isolati per inquadrare gli errori dei soldati coinvolti in una presunta politica generale”. Insomma dopo la figuraccia ci si arrampica sugli specchi e si cerca di evitare un precedente che rimarrebbe unico nella storia dell’Onu: il ritiro di un rapporto di condanna di una commissione d’inchiesta ad hoc contro Israele: Totale? Benjamin Nethaniahu e Ehud Barak, sempre ieri, si sono affrettati a smentire il ministro degli interni Eli Yishai, che già aveva dichiarato ai giornali di volere invitare Goldstone a Gerusalemme come in una sorta di improbabile cerimonia di riconciliazione. Goldstone, che è ebreo e che ha una famiglia con tradizioni sioniste, resterà invece a lungo “persona non grata” sul suolo dello stato ebraico.
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