Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 24/02/2011, a pag. 12, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Quelle bestie dei sionisti ".
Dimitri Buffa
Negli scorsi mesi, prima che il vento liberale e i blogger creassero questo po’ po’ di caos nelle dittature del mondo arabo, e sempre sperando che le rivolte non ci portino tanti piccoli e grandi Khomeini alla guida di Tunisia, Egitto, Libia, Yemen e Bahrein, nei giornali arabi erano fiorite una serie di leggende metropolitane cospirazioniste in chiave anti israeliana che per la verità non facevano presagire nulla di buono. Adesso un sito che si autodefinisce di “intelligence araba” (anche se a leggere cosa vi è contenuto qualcuno potrebbe pensare a un ossimoro) le ha raccolte quasi tutte e recentemente se ne è ironizzato (anzi sghignazzato) non poco nei giornali israeliani.
Basta leggere i titoli di ogni singola storiella per capire le ragioni di tanta ilarità: si va dalla storia delle “zanzare di distruzione di massa”, secondo cui “Israele sta ora usando le zanzare come vettore per armi biologiche” e questo sarebbe “molto più pericoloso di qualunque arma nucleare e potrebbe uccidere intere popolazioni in un continente”, ai serpenti sionisti di cui parla il sito www.maannews.net, si tratterebbe di rettili addestrati a distinguere gli arabi dagli israeliani e persino gli islamici dagli ebrei, passando per le “meduse del Mossad” di cui ha parlato proprio la tv egiziana in un indimenticabile siparietto in cui un giornalista intervista un ragazzino che fa il pescatore e che sostiene che queste meduse dal veleno paralizzante, che si trovano a Sharm el Sheik, sarebbero state allevate e poi portate in loco dagli odiati ebrei sionisti israeliani. Insomma se uno legge parte della stampa araba, ne sente i Tg, visita i siti d’informazione, per non parlare di quelli di intelligence come www.newsrealblog.com, non è improbabile che si imbatta in storielle come questa: “i topi sono diventati un'arma israeliana per espellere arabi residenti dai territori occupati della Città Vecchia di Gerusalemme”. La fonte? Addirittura l'agenzia palestinese Wafa Arab News - sotto il diretto controllo del presidente dell'Anp Mahmoud Abbas – che nel 2008 ha riferito che Israele stava usando i ratti per guidare gli arabi fuori dalla Città Vecchia di Gerusalemme. Nel lancio di agenzia si leggeva che “negli ultimi due mesi, decine di coloni passeggiano lungo i vicoli e le strade della Città Vecchia trasportando gabbie di ferro piene di topi; poi liberano i ratti, che trovano riparo nei sistemi di fogne a cielo aperto”.
Hasan Khater, segretario generale del Fronte islamo-cristiano a Gerusalemme, ha detto che l'obiettivo era quello di “aumentare le sofferenze della popolazione araba a Gerusalemme così da trasformare la loro vita in una vera tragedia e costringerli a sgomberare le loro case e lasciare la città”. Insomma i topi alleati “dei maiali e delle scimmie”, così come gli hadith della sunna islamica in certi controversi passi chiamano gli ebrei, per aiutare gli odiati settlers a perseverare negli insediamenti. Ma guai a chi vede in queste leggende metropolitane l’antisemitismo tipico del mondo arabo contemporaneo dopo decenni di indottrinamento nelle scuole dell’odio.
Non sia mai. Altro giro, altra leggenda cospirativa zoomorfa: nel febbraio 2007 un noto sito anti israeliano, www.imemc.org, tirò fuori la storia dei cinghiali sionisti. Ecco come venne data la notizia: “Fonti palestinesi a Salfit, nella parte settentrionale della West Bank, hanno riferito giovedì scorso che i coloni israeliani avrebbero rilasciato dei cinghiali nei terreni palestinesi vicino a Salfit, nella parte Nord della West Bank”. Poi viene citato il teste oculare: “Abdul-Fattah Al Ghazzawi, 43 anni, ha affermato che i coloni hanno liberato almeno una ventina di cinghiali che hanno poi attaccato i suoi terreni agricoli e altre terre circostanti e mangiato le piante”.
Ultimo esempio, che, se non ci fosse da piangere, farebbe sbottare chiunque dalle risate: “le pecore mangia-olive”. Il sito maannews.it riportava qualche mese fa che “i coloni ebrei nel tentativo di ostacolare il raccolto di olive palestinese hanno avviato una nuova tattica di sabotaggio che consiste apparentemente nel lasciare le greggi di pecore libere davanti agli oliveti a nutrirsi di piccoli alberi”.
Naturalmente anche queste “pecore sioniste” sono addestratissime così da riconoscere gli oliveti degli arabo islamici da quelli confinanti dei coloni ebrei. Last but not least, in Arabia Saudita (di questo avevamo già parlato un paio di settimane fa) hanno persino arrestato due avvoltoi accusati di essere spie di Israele (portavano un congegno radio che si usa nelle osservazioni delle specie a rischio) e adesso vogliono decapitarli nonostante le proteste degli animalisti di mezzo mondo.
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