Gheddafi: laurea honoris causa in giurisprudenza dall'Università di Sassari l'avranno data anche ad Ahmadinejad ?
Testata: L'Opinione Data: 15 maggio 2009 Pagina: 7 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Per l'amico Muhammar Gheddafi pronta anche una laurea honoris causa in legge, l'Italia cade nel ridicolo, i radicali denunciano il tutto»
Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 15/05/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Per l'amico Muhammar Gheddafi pronta anche una laurea honoris causa in legge, l'Italia cade nel ridicolo, i radicali denunciano il tutto "
Va bene che la politica estera italiana la fa l’Eni dai tempi di Enrico Mattei. Va bene che ci servono il gas e il petrolio. Va bene essere stati i primi a firmare un accordo bilaterale di amicizia in cui oltre a pagargli per l’ennesima volta i danni della colonizzazione dell’italietta fascista ci impegniamo anche a non dare il suolo patrio come base di un possibile attacco Nato contro la Libia in flagrante violazione dell’articolo 5 del Trattato Atlantico, per cui noi italiani, se l’America ci ripensasse e ridichiarasse guerra alla Libia, stavolta staremo con il colonnello. Va bene invitarlo al G8 di luglio alla Maddalena e in visita di stato a giugno a Roma. Ma c’era bisogno anche di dargli la laurea “honoris causa” in Giurisprudenza da parte dell’Università di Sassari? Non si rischia di cadere un po’ nel ridicolo con questa retorica del “mio amico Muhammar”, che assomiglia tanto a quella del “mio amico Vladimir”? A chiederselo i soliti Radicali italiani che ieri in una conferenza stampa hanno denunciato questa riabilitazione, con annesso sdoganamento diplomatico, del dittatore libico. A questo punto il lettore si aspetta la “ciccia” pannelliana. Eccola in sintesi: Gheddafi non è stato riabilitato perchè in qualche maniera garante di un nuovo corso politico a proposito di lotta al terrorismo islamico e dintorni, d’intesa e d’accordo con il mondo occidentale, ma semplicemente per avere fatto da agente guastatore nel lontano 1 marzo 2003 durante una riunione straordinaria della Lega Araba a Sharm el Sheik, convocata d’urgenza per esaminare le concrete possibilità di evitare la guerra in Iraq, che poi sarebbe scoppiata di lì a pochissimi giorni. Vale a dire? Ad esempio che la stessa Lega Araba chiedesse formalmente a Saddam di dimettersi e di andare in esilio, come un Bokassa qualsiasi, in un paese dell’universo arabo-islamico che quasi sicuramente si sarebbe prestato all’uopo. Gheddafi infatti, come ha rivelato “El Pais” nel 2007 attingendo ai documenti desecretati dalla Spagna di Zapatero sui colloqui che si tennero al famoso ranch di Bush alla presenza fisica del suo predecessore Aznar (e telefonica sia di Berlusconi sia di Blair) il 22 febbraio di quello stesso anno, era stato indicato proprio da Bush come un mediatore possibile per convincere Saddam a capitolare senza l’uso della forza. E, secondo Bush, Saddam pretendeva però di uscire a testa alta e cioè che a chiedergli di andarsene non fosse “il nemico”, ma gli amici arabi. Poi l’1 marzo seguente, però, che succede di fatto alla riunione della Lega Araba? Che “il grande mediatore”, “l’amico Muhammar”, che adesso a giugno verrà persino ricevuto dal Cav in persona a villa Pamphili in quella che passerà alla storia come la sua prima visita di stato in Italia a 40 anni dal colpo di stato che lo portò al potere al posto del vecchio re Idris, fa un colpo di teatro dei suoi e da fuori di matto insultando il sovrano dell’Arabia Saudita e mandando tutti gli Emiri del Qatar, del Dhubai e di Abu Dhabi letteralmente a farsi bendire, se non peggio. Il tutto mentre sapeva bene che c’era la diretta tv in tutto il Medio Oriente di quella riunione su Al Jazeera e Al Arabyya, aggiungendo lo scorno alla beffa. Risultato? Dopo un’ora la diretta tv salta, ma anche l’incontro della Lega Araba. E quindi via libera alla guerra di Bush figlio per vendicare l’incompiuta di Bush padre. Guarda caso da quel momento Gheddafi riceve un premio dietro l’altro. Il più scandaloso dei quali, come ha ricordato Marco Pannella a esordio di conferenza stampa, fu quello di vedere la Libia messa a capo del Consiglio per i diritti umani, che aveva appena sostituito la analoga Commissione che già non aveva in passato dato grande prova di sè. Poi tutta una serie di sdoganamenti culminati nell’invito per il G8 alla Maddalena, poi spostato in Abruzzo, e in questa visita di stato in Italia. E lui come ringrazierà non molto tempo dopo, cioè quest’anno quando la Corte penale dell’Aja decide di incriminare a di chiedere l’arresto del dittatore del Sudan Omar al Bashir per avere diretto le stragi di civili in Darfur? Dicendo che la Corte penale per i crimini contro l’umanità era “terrorismo”. Fin qui la ricostruzione operata dai radicali italiani sull’”irresistibile ascesa di Gheddafi” nella scena politica internazionale. Il resto è storia recente, come la firma del trattato di amicizia bilaterale che l’Italia, primo paese occidentale, ha stilato con la Libia. Ma siccome noi italiani quando si tratta di “real politik” dimostriamo anche sprezzo del ridicolo ecco anche la ciliegina sulla torta: venerdì scorso il consiglio di facoltà dell’Università di Sassari avanza formalmente la raccomandazione al senato accademico dello stesso ateneo affinchè sia conferita una laurea in giurisprudenza, “honoris causa”, al dittatore libico. I radicali hanno anche fatto una interrogazione parlamentare su ciò al ministro della pubblica istruzione Gelmini e a quello degli esteri Frattini. Il preside della facoltà di Legge Giovanni Lobrano e il rettore Alessandro Maida fanno capire tra le righe che l’ordine è venuto dall’alto. Ora sarebbe bello che Berlusconi, come ha fatto Zapatero, desecretasse tutto ciò di cui si è discusso prima dello scoppio della guerra in Iraq, per capirci qualcosa. Per l’intanto la parabola irresistibile di Gheddafi è giunta veramente al culmine: da rivendicatore dei torti del colonialismo italiano in Libia è diventato lui adesso il nostro nuovo colonizzatore. Salam aleikum ya Muhammar al Khatafy.
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