Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 06/05/2009, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Il padre del soldato israeliano rapito dal Hamas scrive a Barack Obama ":
Se per Enrico IV di Borbone "Parigi valeva bene una messa", per Ismail Haniye, il leader di Hamas, una dichiarazione alla quale nessuno crede ma che bene dispone e fa fare
una bella figura, vale 300 milioni di dollari.
Questa è la cifra che gli Stati Uniti stanno stanziando per la ricostruzione nella striscia di Gaza.
E´ chiaro che, davanti ad uno stanziamento di questa portata si sia disposti a dichiarare qualsiasi cosa.
Poco importa se qualche angolo nei principi e nella c arta che animano l´organizzazione terroristica al potere a Gaza (quella, per intenderci, che vede la fine della guer ra con la totale distruzione di Israele) vengano momentaneamente smussati.
Se vogliono farti un regalo e, al posto dei ringraziamenti, hanno bisogno di una frase distensiva, questa non la si può certo negare.
Obama sa che a Gaza la popolazione ha bisogno degli aiuti e che non si può attendere oltre, e sa che Hamas non può essere messa da parte.
Quello che rimane da fare è turarsi il naso e pagare pegno.
A quel punto, per salvare la faccia, si richiede un gesto di buona volontà e il mare di denaro che dovrebbe alleviare le sofferenze della popolazione civile sarà stanziato anche se gran parte di esso prenderà il volo verso chi si preoccuperà più di fare la guerra contro Israele che non di comprare cibo, medicinali e riavviare la ricostruzione.
Come da copione il gesto di buona volontà è arrivato e ieri mattina Ismail Haniye ha detto esattamente quello che Obama vuole sentirsi dire: Hamas è disponi bile ad una pace con Israele se questa si ritira dai territori occupati durante la guerra del 1967.
A distanza di cinque ore, però, Haniye ha fatto dietrofront ed ha dichiarato, questa volta però davanti ai soli media in lingua araba, ciò che pensa veramente ed ha ribadito quali sono i suoi obiettivi per il futuro e cioè che l´unico nemico di Hamas in Medio Oriente, da combattere e vincere, è e rimane lo Stato di Israele.
Praticamente una nuova replica del "sistema arabo" del passo avanti davanti all´Occidente e dei due passi indietro davanti al mondo islamico.
Speriamo con tutto il cuore di essere smentiti, ma la sensazione che gran parte di questi trecento milioni di dollari andranno a finire nel "fondo armamenti", e che quando gli arsenali nella striscia di Gaza saranno di nuovo pieni si ricomincerà una guerra di attrito che sfocerà in una riedizio ne di "Piombo Fuso".
Il presidente di Israele Shimon Peres, in questi giorni in visita negli Stati Uniti, incontrando il presidente Obama ha nuovamente ribadito la disponibilità israeliana ad una pace che preveda la creazione di uno Stato palestinese che viva accanto ad Israele.
Questa, che è la posizione ufficiale di tutti i governi israeliani degli ultimi venti anni, è stata ribadita dal ministro degli esteri Avigdor Liebermann durante l´incontro con il suo
collega italiano Franco Frattini.
In mezzo a questo mare di chiacchiere e di buone intenzioni, vere o di facciata, ci si dimentica o si fa finta di dimenticare di un problema vero, reale ed estremamente doloroso: Gilad Shalit.
Proprio in questi giorni che il governo statunitense sta per confermare lo stanziamento a favore della striscia di Gaza, Noam Shalit, il padre di Gilad, ha lanciato un appello da
sottoporre al presidente=2 0statunitense Barack Obama.
In quest´appello chiede che lo stanziamento a favore della popolazione palestinese sia concesso solamente dopo il rilascio del figlio che, come tutti sappiamo, è da oltre tre anni in mano ad Hamas senza che si possano avere notizie certe della sua esistenza in vita e sul suo stato di salute.
Questo è l´appello di un padre disperato che sta combattendo una battaglia impossibile.
Noi lo vogliamo aiutare e lo facciamo riportando la traduzione in italiano del suo appello:
Ci hanno abituato a pensare che la liberazione di un grande numero di terroristi potesse dare speranza per la liber azione di Gilad Shalit.
Abbiamo capito che non è così.
Si potrebbe chiedere il suo rilascio con 300 milioni di dollari, un riscatto così alto non è mai stato pagato per un prigioniero.
Gli Stati Uniti si preparano a stanziare questa cifra per la ricostruzione della striscia di Gaza.
C´è pertanto la possibilità reale che 300 milioni di dollari possano convincere qualcuno, lì a Gaza, a liberare Gilad.
Vi prego pertanto di firmare questo mio appello da presentare al presidente degli Stati Uniti al fine di convincerlo a rendere effettivo lo stanziamento dei fondi solo dietro il
rilascio di Gilad Shalit.
E´ la prima volta che presento una richiesta di questo tipo perché credo che possa davvero servire a cambiare qualche cosa.
Non abbiamo altre strade, per cui proviamo questa, firmate ora.
http://dogood.aish.com/giladHebrew/
http://dogood.aish.com/gilad/
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