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L'Opinione Rassegna Stampa
08.04.2009 Amnesty chiede agli Usa di non vendere più armi a Israele
Così per Hamas, Hezbollah e Iran sarà più semplice distruggerlo

Testata: L'Opinione
Data: 08 aprile 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Amnesty chiede agli Usa di non vendere più armi a Israele»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 08/04/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Amnesty chiede agli Usa di non vendere più armi a Israele ":

Ricominciano le campagne di disinformazione di “Amnesty International” contro Israele. Adesso la nuova frontiera è quella di convincere Obama e gli Usa a non consegnare più le tecnologie di difesa con cui Israele può evitare, ad esempio, di essere distrutta dall’atomica iraniana, quando sarà il triste momento, o di monitorare cosa avviene in Siria, oltre le alture del Golan. Sistemi di rilevamento radar e anti missilistici che a uno stato assediato come quello ebraico servono più dell’aviazione o dei carri armati. Ma tant’è: per Amnesty “amnesy”, Israele sarebbe uno di quei Paesi autori di crimini contro l’umanità e di violazioni dei diritti umani, meritevoli quindi dell’embargo Onu in materia di armamenti. Tutto nero su bianco in una lettera mandata dalla centrale Usa di “Amnesty” a New York a tutti i propri iscritti. In essa si invitano le persone a scrivere a “President Obama” e il titolo della circolare è “News on arms shipment to Israel”. Nel testo si fa riferimento a una consegna “massiccia” di armi effettuata lo scorso 22 marzo e si stigmatizza il fatto che “l’amministrazione abbia proceduto in tal senso nonostante ci sia la prova evidente delle avvenute violazioni di diritti umani (durante la guerra di Gaza, ndr) alcune delle quali potrebbero essere considerate come veri e propri crimini di guerra”. Poi si fa cenno alle bombe al fosforo bianco di cui si parlò anche per la guerra contro gli Hezbollah salvo poi venire smentiti dai risultati delle stesse commissioni di inchiesta Onu. Gli agit prop di Amnesty, definiti nella lettera “researchers from Gaza”, sostengono di essere riusciti persino a farsi ricevere da alcuni funzionari senior al Dipartimento di Stato a Washington. Avrebbero così loro consegnato un dossier e dicono di avere apprezzato la loro preoccupazione sulla materia (“deep concern”). Ecco perciò come Amnesty “amnesy”, esattamente come il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, appare “attenta solo su Israele”, come scrivono protestando gli esponenti americani amici di Israele. Solo nel mese di febbraio Amnesty diede il via ad analoga campagna contro la vendita di prodotti militari a Israele da parte dell’Italia e dell’Europa usando analoghi accenti. Per salvare le forme, Amnesty fece richiesta all’Onu per “un embargo immediato e completo sulle armi dirette a Israele, Hamas e agli altri gruppi armati palestinesi”. Così motivando l’equiparazione tra uno stato sovrano e un gruppo di terroristi: "Sia Israele che Hamas hanno utilizzato armi provenienti dall'estero per compiere attacchi contro i civili". Ebbene non c’è chi non veda la malafede di una simile argomentazione: intanto Israele compra armi in maniera regolare e non scambiandole con la droga con i narcos colombiani o messicani, né comprandole dalla mafia o prendendole dall’Iran sottobanco, e poi Israele non ha mai attaccato deliberatamente dei civili palestinesi, limitandosi suo malgrado a colpire per inevitabile errore quelli usati dai guerriglieri di Hamas come scudi umani. Ma chiedere di distinguere tra il bene e il male ad una Ong politicizzata e ostile all’Occidente come si è sempre dimostrata Amnesty “amnesy” è veramente troppo. Anche per gli amici di Israele.

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