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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Varie
22/3/02 Posizione dell'Associazione Musulmani Italiani circa la
di Shaykh Abdul Hadi Hadi Palazzi, segretario dell'Associazione Musulmani Italiani
As-salamu `alaykum wa rahmat-Ullahi wa barakatuH.



Carissimi Fratelli e Sorelle,



Il 18 marzo Antimo Marandola ha scritto a Shaykh Abdul Hadi Hadi Palazzi, segretario dell'Associazione Musulmani Italiani



Cosa ne pensate voi della fiaccolata del 20 a roma?



Shaykh Palazzi ha risposto scrivendo:



Caro Sig. Marandola,



Ci perdoni la franchezza, ma la partecipazione di esponenti della Comunità Ebraica italiana a quella fiaccolata ci sembra un classico esempio di autolesionismo masochista. Si tratta di una iniziativa organizzata da quello stesso sindaco che appena qualche giorno orsono ha ricevuto con tutti gli onori in Campidoglio il dittatore neonazista Bashir al-Asad.



A pochi giorni da quel fatto, le organizzazioni ebraiche sembrano abbiano già perdonato e dimenticato, al punto da esser pronto a partecipare alle iniziative di Veltroni come se non fosse accaduto nulla. Oltretutto, alla fiaccolata ha aderito persino il capo della setta dei "Fratelli Musulmani" e rappresentante di Hamas in Italia, il Dr. Nour Dachan. Questa sola considerazione è già sufficiente ad escludere una nostra adesione. Le posizioni di principio cui ci atteniamo ci impediscono di manifestare assieme a coloro che chiamano "nostri fratelli martiri" i terroristi suicidi. Ci dispiace dover verificare - e non da oggi - che il Prof. Luzzatto la pensi altrimenti.



Vi è poi il punto di fondo: il sindaco Veltroni ha spiegato a chiare lettere cosa intende per "pace in Medio Oriente". Ha infatti dichiarato pubblicamente che la "pace in Medio Oriente passa per l'attribuzione ad Israele di confini sicuri, e per la CREAZIONE DEL COSIDDETTO STATO PALESTINESE". E' questo il punto rispetto al quale siamo e continuiamo ad essere radicalmente contrari. Quand'anche il principe-terrorista d'Arabia Saudita Abdullah, Bush, i capi di stato e di governo dell'Unione Europea, Arafat e Sharon fossero - come sembra - tutti d'accordo nella creazione di questo supposto "stato", noi continueremo ad essere radicalmente contrari, a dire che si tratta di un crimine contro gli Arabi e contro gli Israeliani, a deprecarlo in basi a considerazioni religiose ed etiche, prima ancora che politiche. Per noi ricompensare Arafat ed i suoi sgherri regalando loro del territorio e creando uno Stato apposta per loro significa condannare gli Arabi a vivere sotto la peggiore delle dittature, una dittatura che continuerà a fungere da centrale per la pratica e esportazione l'ideologia del terrorismo suicida, ed a preparare la distruzione d'Israele.



Di stati palestinesi ne esistono già due: Israele è lo stato ebraico-palestinese, e la Giordania è lo stato arabo-palestinese. A suo tempo questa verità storico-geografica era comunemente accettata, la proclamavano a chiare lettere tanto Sharon che il Re Hussein, ma oggi non è più politicamente corretta, e si preferisce pensare di creare un secondo "stato palestinese" sottraendo ad Israele la Giudea e la Samaria, e pretendendo che esse non appartengono ad Israele, ma che spettino di diritto all'egiziano Yasser Arafat e della sua banda di assassini, molti dei quali anch'essi non-palestinesi.



Creare uno stato per il peggiore terrorista del secondo dopoguerra significa abdicare a qualsiasi senso di moralità nelle relazioni fra i popoli e gli stati. Significa ammettere che il terrorismo stragista ha vinto e che la democrazia ha perso. Questo è in effetti il risultato dell'11 settembre. Dopo aver voluto a tutti i costi una colonia in terra israeliana al fine di esportare il terrorismo wahhabita nel Mediterraneo, dopo aver fatto degli stanziamenti a favore dell'OLP e di Hamas una costante della loro politica estera, i Sauditi hanno pensato di conseguire il loro obbiettivo per via politica, e hanno massicciamente investito nella campagna elettorale di George Bush, l'uomo che consideravano legato a doppio filo ai loro interessi petroliferi, in quanto socio - assieme a suo padre - della famiglia Bin Laden nel Gruppo Carlyle.



Quando però Bush non ha fatto quel che la famiglia reale saudita voleva da lui (cioè non si è affrettato a schierarsi a favore della creazione del secondo "stato palestinese"), quando a Durban gli Stati Uniti hanno rifutato di aderire al progetto antisemita del XXI secolo, gli si è dovuto mostrare che "opporsi all'espansionismo saudita è rischioso", con conseguente attacco contro il World Trade Center. Oggi, dopo aver subito un attacco, Bush manda fumo negli occhi dell'opinione pubblica mondiale, prendedosela con l'Iraq, l'Iran e persino con la Corea del Nord, ma non prende nessuna misura contro i Sauditi, veri finanziatori e manipolatori di al-Qa'idah sin dal principio, ma anzi cede su tutta la linea al loro ricatto. In pratica accetta la sconfitta, e dopo aver incassato il colpo è disposto a fare quel che prima non aveva osato fare: regalare ai Sauditi la loro colonia tanto ambita, nello stesso modo in cui il Libano è stato già regalato ai Siriani. Israele è nella stessa condizione delle Cecoslavacchia nel 1936, e va sacrificata agli appetiti sanguinari dei principi del terrore. Lo "stato palestinese" è una cambiale contro altri possibili attacchi a sorpresa contro il territorio degli Stati Uniti, pagata però col sangue degli Israeliani e di quegli Arabi che condannano il terrorismo wahhabita.



Spiace verificare che tanti ebrei - in Italia e all'estero - siano così ingenui da ungere volontariamente le armi con cui i Sauditi si preparano a sterminarli, e a partecipare a manifestazioni che servono a far credere all'opinione che la crezione di uno "stato" nelle mani dei criminali arafatiani sia "la via verso la pace".



E' già successo con Oslo.

Prima si è raccontato all'opinione pubblica che scendere a patti con un >personaggio come Arafat era "la via verso la pace" (e i risultati sono sotto gli occhi di tutti), oggi si dice che trasformare lui ed i suoi aguzzini in "autorità di uno stato" è "la via verso la pace".



Chamberlain soleva dire: "Diamo a Hitler quel che vuole, e la pace sarà salva...", poi - per fortuna - venne Churchill, che disse: "Più gli concediamo e più pretenderà. Hitler va fermato a tutti i costi". Purtroppo per l'umanità contemporanea, oggi il mondo pullula di politici alla Chamberlain, individui che pretendono che negoziare con i Sauditi e con le loro marionette sia "la via verso la pace". E intanto il fondamentalismo wahhabita si espande e la democrazia arretra...

Un Churchill all'orizzonte non si vede, né in America, né in Europa, e nemmeno in Israele.



Wa-s-salamu `alaykum wa rahmat-Ullahi wa barakatuH.



Associazione Musulmani Italiani


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